Viterbo 2 agosto 2005 ore 0,10 Senza Filtro - Aver deciso di consentire ai cittadini migranti di poter partecipare al voto nelle elezioni primarie del prossimo 16 ottobre per lindicazione del candidato dellUnione alla Presidenza del Consiglio, è un fatto importante. Simbolicamente sta a significare che i diritti delle persone non possono essere sempre sacrificati ai tatticismi e alla demagogia, pena lulteriore avvilimento della democrazia.
Adesso che un passo è stato compiuto, adesso che da più parti si esprime soddisfazione per la storica decisione, si può forse capire meglio il senso del provvedimento assunto dal Consiglio comunale di Bassano Romano qualche settimana quando nel nuovo Statuto è stato previsto il diritto di voto amministrativo per i cittadini migranti.
Noi siamo convinti che solo il riconoscimento e lestensione dei diritti possa evitare di ridurre la questione della presenza migrante ad un problema di ordine pubblico. Sostenere laltro a partire dalla sua libertà, anziché dalle sue paure, è la strada maestra per costruire una società locale più solidale, più giusta e più sicura. Determinare le condizioni di questa libertà è compito insostituibile della politica.
Quella di Bassano Romano( ma anche di Torino, di Venezia, di Genova, di Ancona tanto per citare le città più importanti ), è una decisione che dovrebbe apparire del tutto naturale, se vogliamo misurarci con la complessità che la società globale ci pone di fronte. Una decisione in linea con il Rapporto annuale su migrazione ed integrazione della Commissione europea che, tra le altre cose, sottolinea la necessità di migliorare in tutti gli Stati membri la possibilità di partecipazione civica, culturale e politica degli stranieri, segnalando limportanza di riconoscere agli immigrati il diritto di voto alle elezioni locali.
Ma su questo versante lItalia finora è apparsa decisamente lontana dallEuropa e da quella cultura liberale che pure a parole viene spesso richiamata. Del resto, ancora in questi giorni con il voto salva Previti abbiamo visto riaffermarsi la logica del doppio binario: tolleranza zero per i poveracci, impunità per i potenti.
Limmigrato continua ad essere voluto e visto semplicemente come forza lavoro, da impiegare in edilizia per un salario di 2/3 euro lora o cui far badare i nostri anziani 24 ore al giorno, ma mai come cittadino con pienezza di diritti. Riconoscere il diritto di voto amministrativo non è un regalo o una concessione.
E una tappa basilare di un percorso di civiltà che non si può eludere o ulteriormente rinviare, perché i fenomeni migratori devono essere governati, non esorcizzati da una politica che spesso sfrutta le nostre paure ed incertezze e le trasforma in ossessioni securitarie. La politica deve tornare ad avere alla base delle proprie decisioni anche il coraggio e il dovere della memoria. Anche ricordando quando gli albanesi, i rumeni o gli africani eravamo noi. Anche ricordando come venivano trattati gli emigranti italiani in Francia o in Belgio, accusati di rubare lavoro ai residenti perché accettavano salari più bassi, o negli Stati Uniti, quando venivano marchiati come delinquenti per vocazione.
Sempre più spesso la società civile e le comunità locali stanno dimostrando di essere capaci di una politica inclusiva attenta alla dignità delle persone e non solo ai sondaggi di opinione.
Di fronte allimportante scelta compiuta in occasione delle primarie, sarebbe opportuno che in tutti gli enti locali, a partire da quelli amministrati dalle forze dellUnione e da quelli che andranno al voto nella prossima primavera, si aprisse un percorso per il riconoscimento del diritto di voto ai cittadini migranti.
E questa la nuova politica che, tra mille difficoltà, cerchiamo di affermare. Una politica che vuole dare concretezza a termini come partecipazione e diritti di cittadinanza per tutti.
Giancarlo Torricelli