Viterbo 14 aprile 2005 - ore 20,30 - Senza Filtro - "Dico no all'amnistia, all'indulto e alle misure di cosiddetta clemenza, che mi appaiono vane e foriere di conseguenze socialmente preoccupanti. A mio avviso, non si possono prendere provvedimenti del genere senza prima aver ascoltato il territorio, il quale è fermamente contrario. Invito pertanto AN e la Cdl a riflettere sul monito che ci è arrivato dal risultato delle elezioni regionali, evitando di allargare ulteriormente la distanza che in questo momento esiste tra gli elettori di Centrodestra e il Centrodestra". Lo dichiara il senatore Michele Bonatesta, della direzione nazionale di AN.
"La mia contrarietà ai gesti di cosiddetta clemenza -spiega Bonatesta- è motivata dall'esigenza di essere fedele a quelle che sono sempre state le posizioni della Destra a tutela della legge e dell'ordine, dalla necessità di garantire la certezza della pena e dall'esigenza di assicurare che chi ha contratto un debito con la società lo paghi, ma anche e soprattutto dal bisogno di essere coerente con la mia coscienza e con quelle che, da sempre, sono state le mie scelte di vita a favore della sicurezza dei cittadini e della legalità.
Secondo me -continua l'esponente di AN- tali provvedimenti, avendo un carattere esclusivamente congiunturale e non affrontando il problema alla radice, sarebbero vani dal punto di vista del sovraffollamento delle carceri: tra poco tempo ci ritroveremmo di nuovo con le galere che scoppiano e allora torneremmo ad invocare un'altra amnistia? Servono piuttosto interventi strutturali, come la costruzione di nuovi istituti di pena".
"Ma atti di cosiddetta clemenza, a mio giudizio, -aggiunge il senatore- sarebbero anche nocivi sotto il profilo sociale, perché far uscire così tanti delinquenti tutti insieme metterebbe a repentaglio l'ordine pubblico. Svuotando le carceri aumenterebbe la criminalità, soprattutto quella "micro" che poi tanto "micro" non è perché sono proprio reati come lo scippo o il furto in appartamento, per fare un esempio, a toccare più da vicino i cittadini e a ingenerare forte allarme sociale. E' evidente, infatti, che i detenuti che uscirebbero non avrebbero altro mezzo per sopravvivere che tornare a delinquere.
Dunque diminuirebbe sensibilmente la sicurezza delle persone, le quali perderebbero ulteriormente fiducia nella giustizia e nelle istituzioni. Il mio no a queste misure, pertanto, -sottolinea Bonatesta- è espresso in primo luogo per rispetto delle vittime dei reati, che con provvedimenti svuota-carceri vedrebbero aggiungersi la beffa al danno che hanno subito. Credo che a loro per primi bisogna pensare e all'esigenza di rendere loro giustizia. Ma la mia contrarietà a gesti di cosiddetta clemenza muove anche dal rispetto per le forze dell'ordine, per il loro lavoro, per il rischio che corrono ogni giorno questi servitori dello Stato per assicurare alla giustizia i criminali.
E che davvero non meritano di rivederli circolare liberamente dopo aver fatto tanto per arrestarli. Prima di preoccuparsi delle condizioni dei detenuti, poi, -conclude Bonatesta- ci si preoccupi delle condizioni in cui sono costretti a lavorare gli agenti penitenziari: loro non hanno fatto nulla per meritarsi una pena, ma la devono subire lo stesso".
Sono assolutamente contrario a qualsiasi ipotesi di amnistia, della quale si sta tornando a parlare in questi giorni, come possibile rimedio al sovraffollamento e alle precarie condizioni di vita allinterno delle carceri. Non è in questo modo che si risolvono i problemi dei detenuti, ma soprattutto non è questo il rimedio giusto per rendere meno gravoso e più sicuro il lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria.
E quanto sostiene il Presidente della Federazione provinciale di Alleanza Nazionale, sen. Michele Bonatesta, in una lettera inviata oggi, a nome del partito, al ministro di Grazie e Giustizia, on. Castelli.
Prendendo ad esempio lesperienza del carcere viterbese di Mammagialla, che ospita, tra gli altri, detenuti reclusi secondo le prescrizioni dellex 41 bis, il parlamentare di An nega qualsiasi beneficio che possa derivare da provvedimenti di clemenza motivati esclusivamente da ragioni di ordine pratico.
Abbiamo già avuto una esperienza negativa dal cosiddetto indultino, che non ha avuto alcun beneficio né sulla vivibilità del penitenziario di Viterbo, come del resto in nessun altro carcere italiano, né sulle condizioni di lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria che ci operano ha proseguito il sen. Bonatesta, nella lettera rivolta al Guardasigilli gli italiani, tra laltro, non vogliono amnistie, ma certezza della pena, pene giuste per chi si fa carico di debiti nei confronti della società, e garanzie per la propria sicurezza e incolumità.
Altro discorso è la necessità di migliorare le condizioni di vita allinterno delle carceri, nel rispetto della dignità dei detenuti, ma anche a tutela della qualità del lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria, ai quali vanno date le necessarie garanzie. A questo proposito occorre ricordare che i gravi problemi di organico a suo tempo esistenti a Mammagialla si riproporranno con lentrata in funzione della nuova struttura di Belcolle mette in guardia il parlamentare nella lettera al ministro Castelli servirà dunque un concomitante potenziamento dellorganico della casa di reclusione viterbese. E questa lulteriore conferma che lamnistia non risolve nessuno dei problemi sul tappeto ha concluso il sen. Bonatesta.