Viterbo 14 aprile 2005 - ore 10,30 - Sono stati tutti assolti con formula ampia perché il giudice ha stabilito che non fu violata la "par condicio" dei creditori. Con la sentenza emessa ieri è stato riabilitato un indagato contro cui non si era più proceduto "per morte del reo". L'assoluzione, a due anni dalla morte, fa giustizia e onore alla memoria dell'impiegato della Carivit Franco Dei. Con lui sono stati scagionati anche tre suoi colleghi, Iole Navarra, Sergio Josti e Fausto D'Adda e l'avvocato Massimo Meloni per non aver commesso il fatto. Meloni è stato difeso dall'avvocato Franco Taurchini, Josti e D'Adda da Alessio Lanzi e Navarra da Giorgio Barili.
D'Adda, Navarra perché il fatto non costituisce reato, Josti e Meloni per non aver commesso il fatto. Erano stati imputati, in concorso, di bancarotta preferenziale. Il pubblico ministero Franco Pacifici aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti.
I fatti risalgono al 1998 e si riferiscono alla vicenda dell'Edilmarket, la società che aveva in gestione l'acquedotti di Marina Velka. L'accusa era che una transazione di qualche anno fa portò nelle casse della Carivit 280 milioni di lire in un momento prefallimentare, si sarebbe così violata la "par condicio" dei creditori avvantaggiando la Carivit nei confronti di altri. Ma i difensori hanno sostenuto che l'operazione non poteva essere stata effettuata a danno dei creditori, poiché la Carivit stessa vantava un credito privilegiato, disponendo anche di una garanzia ipotecaria per una elevata somma. Il pignoramento dei beni sarebbe andato a tutto vantaggio della Carivit che aveva un credito du 3 miliardi e 300 milioni di lire.
La transazione con la Società Sogeca, che era subentrata nella gestione dell'acquedotto alla Edilmarket assumendo anche i debiti, la Carivit aveva rinunciato a un miliardo e 200 milioni di lire ed aveva incassato 280 milioni di lire. La transazione doveva consentire all'Edilmarket di evitare il fallimento.