Viterbo 22 aprile 2005 - ore 0,10 -Si chiama chiama Diana, nascerà a fine maggio ma è già una senza tetto. Diana è la bambina che sta per nascere in una casa del Carmine. Una casa che sua madre, Simona Sanetti 26 anni di Ladispoli, ha occupato abusivamente il 28 marzo. Una bambina che ancor prima di venire al mondo si trova in una situazione di povertà e disagio sociale. Una bambina che interpella le coscienze di tutti. Di fronte a tanto disagio, di fronte a questa bambina, Simona ha deciso di darle un tetto. Un tetto a tutti i costi. Un tetto, una casa, per molti versi malridotta. Non una villa. Una casa che viene piantonata di giorno dai vigili urbani, di notte dai vigilantes.
Dentro cè Simona, una ragazza dalla sguardo dolce, e mite, quattro mobili in croce, le pareti in pessime condizioni. Le buste dellimmondizia che fanno da tendine. Un pezzo di terzo mondo a due passi dal centro storico. Un convivente, Maurizio di 33 anni, che lavora partime per una impresa di pulizie e guadagna 300 euro al mese. Fa le pulizie al Buon Respiro. Simona sopravvive grazie alle provviste che periodicamente le porta la madre
Per mia figlia, per Diana ho deciso di occupare questa casa. Se avessi continuato a vivere sulla strada avrei rischiato di che una volta nata, Diana mi fosse tolta. Per questo ho occupato.
Simona non ha molte pretese, vuole solo un tetto, una casa per Diana.
Io non pretendo di avere questa casa per sempre. Se trovano unaltra soluzione per me va bene. La mia preoccupazione è tutta per mia figlia. E poi ho occupato una casa che dal 93 nessuno abita e mentre parla Simona mostra un calendario che ha trovato attaccato al muro, appunto del 93.
Io non voglio togliere la casa a nessuno. Ma credo che Diana, mia figlia, abbia il diritto di avere una casa come ogni bambino di questa terra. Ho chiesto un intervento di Rotelli, ma nessuno si è mosso. Nessuno ha trovato una casa per Diana. I servizi sociali mi hanno detto di tornare a vivere con i miei genitori. Ma io non posso tornare a casa mia. Non vado daccordo con i miei. Ho iniziato a vivere sulla strada proprio per questo. Mi hanno detto, pure, di andare a vivere con mia nonna. Il comune preferisce spendere i soldi per i vigili urbani e la vigilanza e non per risolvere il problema: trovare un tetto per mia figlia. Io chiedo o che mi lascino questa casa o me ne diano un'altra anche più piccola.
Simona non può lasciare la casa neppure per un istante e non può neppure andare a farsi visitare per fare una ecografia.
Mi hanno detto che se esco, mettono i sigilli. Sono come una reclusa, ma io non ho fatto nulla per essere costretta a vivere come una carcerata. Ora dovrò fare lecografia, ma se vado a Belcolle, rischio di non poter rientrare.
Una situazione di disagio complessa e delicata. I servizi sociali del comune hanno prospettato diverse soluzioni, tra le quali una casa famiglia ma Simona vuole una casa.
Quello che non comprendiamo è - affermano i consiglieri comunali Prestininzi e Bellucci, che hanno visitato ieri mattina la casa di Simona - perché il Comune invece di spendere i soldi per risolvere il problema, spende i soldi per la vigilanza e si tratta di migliaia di euro. Qui cè una emergenza sociale e non ci sembra questo il modo di affrontarla. Non si tratta di fare strumentalizzazioni politiche ma solo di risolvere un problema sociale. Quello che chiediamo è che venga subito tolto il controllo da parte dei vigili e della vigilanza. Ci sembra questo uno sperpero di denaro che non serve a nulla.
Noi crediamo - continua Bellucci consigliere di Rc - che in queste situazioni di emergenza sociale ci debbano essere delle procedure di assegnazione di casa straordinarie che vadano al di là della graduatorie. Oltretutto Simona chiede solo un periodo di tranquillità, in vista della nascita della bambina. Quello che vorremmo capire è se il comune in queste situazioni ha una strategia, degli appartamenti da poter usare. Questo al di là del caso specifico. Casi di questo tipo in una città di sessantamila abitanti possono capitare e sono capitati. Noi non giustifichiamo unazione illegale come loccupazione delle case. Ma in situazioni di emergenza o ci pensa il Comune oppure il cittadino può trovare una soluzione anche al limite.
Insomma una situazione, qualunque siano i risvolti legali, di grave disagio sociale, a cui con un po di buon senso e di chiarezza si potrebbe comunque dare una soluzione. Una soluzione nellinteresse, soprattutto, della bambina che deve nascere.