Viterbo 26 aprile 2005 - ore 20,30 - Col Filtro - Quando ci si esibisce in pubblico bisogna essere coscienti di poter prendere fischi e voci di disapprovazione. Fa parte della democrazia: il pubblico attraverso questo metodo civile e tuttaltro che violento esprime il proprio dissenso verso quello che loratore, salito sul piedistallo, esprime o rappresenta con la sua immagine.
Che cosa è successo: alla conclusione delle celebrazioni mattutine del 25 Aprile, in piazza del Sacrario, subito dopo lintervento ecumenico del neopresidente della Provincia Alessandro Mazzoli, ha preso la parola lattuale sindaco di Viterbo Giancarlo Gabbianelli.
Spontaneo, da un gruppetto di ragazzi dei collettivi delle scuole superiori, si è levato subito il canto di Bella Ciao al quale io ed altri antifascisti ci siamo aggiunti. Quei ragazzi chiaramente sono sinceri, non conoscono ancora gli intrallazzi, gli inciuci e le ipocrisie delle anguille da amministrazione locale.
Da qualche mese a questa parte sono oggetto di aggressioni da parte di fascistelli vale la legge del 10 contro 1- che al grido di sporchi comunisti li mandano al pronto soccorso. Si sono sentiti così in dovere di dimostrare la loro disapprovazione, incuranti di turbare gli equilibri che qualche carrierista invece a quanto pare- tiene molto in considerazione. Non si sono sparati colpi di rivoltella in aria, non si e è picchiato nessuno, si è solo semplicemente intonata una canzone. Eppure
Si dirà che il sindaco non ha nulla a che vedere con le aggressioni di cui sopra. Condivido in pieno. Ma a che titolo egli parla di Resistenza e se ne appropria? Giancarlo Gabbianelli ha trascorsi nellestrema destra (Impegno Sociale, Fiamma Tricolore
). Nel Maggio del 98 era alla facoltà di Beni Culturali per partecipare alla presentazione del libro Via Rasella 50 anni di menzogne (in cui si ripeteva la vecchia menzogna questa sì- della responsabilità dei partigiani nella strage delle Fosse Ardeatine) del giornalista (...) Pierangelo Maurizio, alla presenza di (...) Mario Merlino. Grazie a una mobilitazione democratica quella presentazione cadde, salvando in extremis quel po di faccia rimasta a questa città. In quelloccasione Gabbianelli ebbe modo di congratularsi con gli organizzatori ed elogiarli per il loro senso di responsabilità!
Venendo a Gabbianelli sindaco: è solo dallo scorso anno che partecipa alle celebrazioni del 25 Aprile e solo questanno ha parlato. La sua amministrazione non è stata e non è certo allinsegna dei valori della Resistenza, caratterizzata comè dal più bieco revisionismo. Basta pensare alle iniziative apologetiche sulle guerre coloniali dellItalia, in cui si è ovviamente taciuto sugli eccidi e sulle altre indicibili atrocità commesse dalle truppe italiane in Africa e nei Balcani.
Ma ci sono due particolari sotto gli occhi di tutti: la lapide agli ebrei viterbesi deportati e uccisi nei campi di sterminio che è stata posta a via della Verità a diversi metri da terra, invisibile ad occhio nudo (vera e propria provocazione della giunta comunale) e la lapide che era posta al fianco della tabaccheria di Piazzale Gramsci, su quelle mura abbattute lo scorso anno con quellopera di sventramento che fa venire i brividi. Una lapide che ricordava tre cittadini innocenti, trucidati senza motivo dai tedeschi in ritirata, l8 Giugno 44. Ebbene, senza tanti complimenti, quella lapide è stata tolta e mai più ripristinata. I consiglieri di minoranza, coinvolti da quanti ci eravamo accorti del fatto, hanno chiesto spiegazioni allamministrazione comunale che ha promesso limmediato ripristino della targa. Era Settembre, sono passati 7 mesi e di questo ripristino non vè traccia.
Questi sono alcuni dei motivi che mi hanno spinto ad unirmi al canto di Bella Ciao. Visto che nellintervento il sindaco ha detto di ricordare il 25 Aprile come momento di riflessionequalcuno ha visto bene di riflettere su quello che lui fa e su chi è lui veramente e, non è essendo ipocrita e opportunista, quel qualcuno avrà concluso: Ci ragiono e canto
Silvio Antonini
segretario e portabandiera Comitato Provinciale ANPI Viterbo