Viterbo 27 aprile 2005 - ore 17,30 -
Egregio professor Galeotti,
pur essendo distante da Viterbo leggo e scrivo piuttosto spesso alla redazione del suo giornale. Ho saputo delle contestazioni fatte da "facinorosi" al sindaco di Viterbo.
Ho letto varie testimonianze dei fatti, nelle quali si insiste peraltro troppo spesso sul fatto che in fondo An non ha nulla a che vedere con i "fascisti" etc., etc.
Le propongo una inchiesta giornalistica, simile a quelle che Gad Lerner faceva travestendosi da immigrato alla ricerca di casa in una Torino già inquinata dall'intolleranza leghista; visiti le sezioni dei giovani di An, parli con i rappresentanti di Azione Universitaria, i colti del partito, chieda loro cosa pensano di questioni sulle quali si pensa, troppo ingenuamente, ci sia condanna unanime: olocausto e deportazioni per esempio; faccia una rassegna delle icone fasciste (questa volta senza virgolette) che troverà presso i giovani "di un partito che ha fatto i conti con il passato".
Lei insegna all'università, conosce bene i giovani, è stato molto attento alla questione della violenza politica, con la sensibilità di un padre e di un intellettuale. Si muova nella direzione che mi sono permesso di indicarle, forse non otterrà piena comprensione delle contestazioni al sindaco, e naturalmente sarà libero di farlo, ma sono certo che riuscirà a concepire il dolore ed il risentimento di chi vede Gabbianelli, proprio lui, fingere di fronte al valore della Resistenza e della Liberazione.
Ringraziandola per l'attenzione che vorrà accordarmi, colgo l'occasione per augurarle buon lavoro.
La saluto cordialmente.
David X. Pasquini
La ringrazio, signor Pasquini, per la sua lettera che mi dà il modo tornare sulla questione che in queste ore ha suscitato molti interventi. Credo lei sappia che non ho particolare simpatia per la figura politica di Gabbianelli. Credo che lei sappia che ho criticato aspramente Gabbianelli in questi mesi. E forse proprio per questo, ho la pretesa di parlare con grande libertà della questione che lei pone. Di parlare con grande libertà perché credo che questo faccia bene alla sinistra.
Le posso assicurare che il 25 aprile l'intervento di Mazzoli è stato di una precisione millimetrica. Nel senso che aveva ribadito tutti i valori della Resistenza non mancando di riconoscere una dignità individuale alla sofferenza di chi in quegli anni scelse la parte sbagliata. Nessuna confusione di piani quindi. Da un lato ci sono le scelte politiche giuste dall'altro quelle sbagliate. Sul piano personale c'è chi ha fatto le scelte giuste con assoluta onestà e chi per opportunismo. E così è accaduto per chi scelse a venti anni di andare a combattere per una causa sbagliata. Non c'era quindi nessuna esigenza di rimarcare in qualche modo valori e questioni che non erano state poste, come è accaduto in altri anni.
Non basta. Come forse lei non sa da sempre mi occupo di politica, con particolare attenzione per tutte quelle che sono le tendenze ideologiche totalitarie. Ho avuto la "fortuna" di vivere qualche anno a Varese, la vera capitale della Lega, e ho potuto vedere con quale raffinatezza, sì raffinatezza, il movimento di Bossi propagandasse una concezione totalitaria della politica. Le posso assicurare che anche per questo credo di saper riconoscere un visione totalitaria della politica quando la incontro.
Ma proprio per essere credibili bisogna anche dire con chiarezza che pezzi di ideologia totalitaria, non proprio secondari, hanno avuto vita facile nella sinistra italiana. E questo ad iniziare dalla Resistenza. Che ha visto certamente al suo interno chi combatteva ogni forma di totalitarismo e chi combatteva il fascismo nel nome di un altro totalitarismo: quello comunista.
Qui non si tratta di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ma di porsi con chiarezza dalla sola parte in cui può collocarsi una sinistra non ottocentesca. Dalla parte della libertà e dello stato di diritto. Senza tentennamenti. Diceva un grande intellettuale, come Carlo Rosselli, dimenticato per anni, "libertà come fine e come mezzo". Non c'è altra via. E questo vuol dire buttare a mare definitivamente anche le ideologie totalitarie che hanno segnato la nostra vita politica collettiva e individuale.
Sono d'accordo con lei che in una parte di An c'è una continuità antropologica e culturale con l'ideologia fascista. Anche se al suo interno ci sono personalità, basti ricordare Fisichella, che certamente non fanno parte di quella tradizione. Questo per dirle che conosco abbastanza il mondo della destra italiana. Una destra che per molti versi ha fatto i conti con la propria storia più attraverso un mea culpa solitario di Fini che attraverso un travaglio collettivo.
Una destra che poco o nulla a da spartire con la destra europea: liberale e democratica.
Ma è appunto per questo non possiamo non rimarcare la nostra differenza. La nostra diversità. La parte migliore della Resistenza si è battuta affinché tutti avessero libertà di parola. E chi tenta di togliere la parola, secondo me, rinnega un valore per cui molti hanno combattuto.
Io credo che sarebbe stato meglio far parlare liberamente il sindaco di Viterbo il 25 aprile. Anche perché il rischio è stato quello di farne un "martire". Insomma ho come l'impressione che, certamente senza nessuna volontà, qualcuno possa, con certi tipi di azione, fare in modo che si perpetui il potere della destra in questa città. In politica credo si possa e si debba porre il problema delle conseguenze delle proprie azioni. Credo che azioni di questo tipo rafforzino la coesione del centrodestra. Credo che, se vogliamo evitare altri lunghi anni di dominio di certa destra su questa città, dobbiamo lavorare per distinguere tra destra con tendenze totalitarie e pezzi di mondo moderato che vive male questa insana convivenza.
Mi sembra che ci sia una parte della sinistra che ha una vocazione più per la testimonianza, che per la politica. Un pezzo di sinistra che preferisce l'opposizione pur che sia. Che ha una pericolosa visione messianica della politica. Una sinistra che si ispira più a certo pauperismo cristiano che ad una visione laica della politica. Io credo che questo atteggiamento non ci permetterà di recuperare pezzi di mondo moderato, necessario per mandare a casa la destra.
Senza mettere in dubbio la buonafede di tutti, c'è un pezzo di sinistra che lavora per la destra. E questa non è solo un'impressione. Ho sentito con le mie orecchie esponenti della sinistra "radicale" dire che preferiscono non avere nulla a che fare con pezzi di mondo moderato e lasciare che Gabbianelli continui a governare. Una visione che a mio parere non ha nulla a che fare con la politica. Ma solo con una visione religiosa e manichea del mondo.
Questa volta abbiamo vinto per una serie fortunata di coincidenze. Il clima politico nazionale, la vittoria di Marrazzo alla Regione, la destra che ha preso gusto nel dare calci sulle gengive al proprio elettorato, un pezzo di centro moderato che ha abbandonato la destra, e, non ultima, l'individuazione, non senza contraddizioni, di un giovane e nuovo leader, Mazzoli, che in questo mese e mezzo di campagna elettorale è cresciuto e si è fatto valere. Se vogliamo veramente mandare a casa la destra di Gabbianelli & c. da Palazzo dei Priori, dobbiamo iniziare a lavorare da subito affinché certe "fortunate coincidenze" si ripetano. Compreso lo spostamento di pezzi di centro moderato da questa parte.
Solo da questo deriva la mia critica a certi comportamenti. Come vede non credo di aver bisogno di fare un'inchiesta per sapere cosa è certa destra viterbese.
Cordialmente
Carlo Galeotti