Viterbo 29 aprile 2005 - ore 0,30 - Senza Filtro -Apriamo pure il dibattito sul partito unico del Centrodestra, ma non si può pensare che un obiettivo del genere possa essere raggiunto da qui alle elezioni politiche del 2006. E comunque non mi sembra che il partito unico possa essere la soluzione per far uscire la Cdl dall'impasse. Anzi, mi pare un approdo denso di pericoli". Lo afferma il senatore Michele Bonatesta, della direzione nazionale di AN.
"Innanzitutto -spiega Bonatesta- il breve tempo a disposizione non consentirebbe di coinvolgere adeguatamente la base e il territorio: sembrerebbe l'ennesima scelta calata dall'alto, che gli elettori della Cdl non capirebbero. E poi il "partito del presidente", perché questo sarebbe il partito unico, non risolverebbe il problema della conflittualità tra i partiti che compongono l'alleanza di Centrodestra. Perché nel partito unico -sottolinea il senatore- prolifererebbero correnti, correntoni e correntine, con il risultato che la conflittualità interna aumenterebbe.
Non alla ricerca di voti, come avviene adesso tra i partiti della Cdl in competizione tra loro a causa della quota tuttora esistente di proporzionale, ma alla caccia di visibilità e di potere personale. Il fenomeno delle correnti, dunque, -conclude Bonatesta- degenererebbe ulteriormente rispetto alla situazione attuale, perdendo ancor di più ogni aspetto contenutistico e propositivo e assumendo ancor di più caratteristiche meramente personalistiche".