Viterbo 30 aprile 2005 - ore 0,30 - Senza Filtro - 25 aprile 1945. Giornata della liberazione. A sessantanni di distanza è ancora aperto il dibattito su quelli che furono i tempi in cui lItalia era divisa in due.
Giunti nel XXI secolo ancora persistono divisioni ideologiche su questo tema, divisioni che trovano parte delle loro radici in una mancata analisi storica su ciò che animò giovani dello stesso Paese a fronteggiarsi in nome di un ideale. Siamo convinti che la storia, e i fenomeni che la generano, debbano essere analizzati con una sensibilità diversa rispetto a quella adottata nella nostra Nazione. Troppo spesso fascismo e antifascismo in Italia sono stati argomenti da campagna elettorale, temi su cui rafforzare le sorti di un partito e di conseguenza rinvigorire le passioni che questa fase politica non è più in grado di alimentare.
Azione Universitaria ha più volte espresso la sua totale ed inequivocabile condanna verso tutti i regimi totalitari, verso quegli stati che limitano la libertà, verso la negazione dei diritti umani. Proprio da noi provengono le critiche più aspre verso tutto ciò che è fuori dai binari della democrazia e del rispetto dellUomo, soggetto posto al centro della nostra filosofia politica.
E oggettivo, invece, che a sinistra esiste un deficit di coerenza, in termini di condanna, verso ciò che ancora oggi accade in alcuni Paesi del mondo: Cuba, Cina, Corea del nord sono tuttoggi caratterizzati dalla presenza di regimi totalitari comunisti, ma che stranamente non finiscono mai sotto la critica dei loro colleghi ben pensanti italiani.
Per questo non accettiamo lezioni da nessuno, tanto meno da parte di quella sinistra che continua a strumentalizzare termini come pace, democrazia e diritti umani solo per colpire a senso unico una determinata parte politica.
La sinistra italiana a parole condanna lintolleranza, la violenza, la disuguaglianza , ma poi in realtà è ciò che più si avvicina al pensiero totalitario. Basta guardare nelle università, visto che è di quello che ci occupiamo. Troviamo scandalose le dichiarazioni di Silvio Antonimi quando dice che nel maggio del 98, nella facoltà di Beni Culturali di Viterbo, la presentazione del libro su Via Rasella fu impedito grazie a una mobilitazione democratica. Ci fa piacere apprendere che chiudere con le catene le porte delluniversità e minacciare con caschi e bastoni coloro che vogliono partecipare ad un convegno, rientra nel suo concetto di mobilitazione democratica.
Ma daltronde il buon Antomini non è un uomo isolato. Nella lunga schiera dei democratici compare anche il rettore dellUniversità di Roma Tre prof. Fabiani.
Il terzo ateneo della Capitale è ormai da tempo ostaggio di personaggi che armati della patente di difensori della libertà colpiscono e fanno male. E di dicembre scorso la mobilitazione democratica che ha impedito al Ministro Alemanno di partecipare ad un convegno organizzato nel polo universitario romano.
Sempre lo stesso mese unaltra mobilitazione ha casualmente distrutto la sede di Azione Universitaria della facoltà di Lettere. Il bello è arrivato però sabato scorso quando lennesima mobilitazione democratica ha impedito con calci e pugni la realizzazione di una manifestazione di Azione Universitaria.
Ma la sinistra non si limita a condannare chi è antidemocratico, nella sua lista ci sono anche gli antisemiti.
Come non ricordare, a tal proposito, che Mercoledì 20 aprile la Prof.ssa Santus, docente di geografia culturale presso la facoltà di Lingue dellUniversità degli Studi di Torino, è stata contestata da un gruppo di studenti del Collettivo Universitario Autonomo durante la sua lezione che, in quelloccasione, si sarebbe svolta con la partecipazione del diplomatico israeliano Elzar Cohen. In questo caso la docente avrebbe dichiarato di essere stata minacciata al punto da temere per la propria incolumità e non potendo rischiare la vita in aula avrebbe deciso di sospendere le proprie lezioni anche perché i partecipanti alla contestazione erano armati di razzi.
Di episodi simili ce ne sono tutti i giorni negli atenei italiani, animati da un odio che divide ed impedisce la crescita sociale, il tutto nascosto dietro a slogan ad effetto e retorica da quattro soldi.
Per concludere, riferendoci alla lettera da lui scritta, linvito che facciamo a David Pasquini è di porre quelle domande a lui stesso, noi a abbiamo già risposto.
Cordialmente
Azione Universitaria
Ateneo della Tuscia