Viterbo 3 aprile 2005 - ore 0,10 - Oltre il portone dingresso del Palazzo papale è il salone detto del Conclave.
Particolare interesse desta il pavimento formato da grandi lastre di peperino che presentano vari fori, ritenuti i punti ove i cardinali, ivi rinchiusi, fissarono le loro tende per ripararsi dalle intemperie, infatti gli fu scoperchiato il tetto, come poi riferirò.
Le finestre sono fornite di comodi sedili in pietra, ottimo punto di vista per osservare comodamente lesterno.
Il cardinale de Gambara innalzò, come già detto, nel 1568 il tetto, sul terzo architrave è infatti scritto: Io. Franc. card. de Gambara MDLXVIII. Sembra sia questo il salone ove si tennero ben cinque conclavi.
Il primo ebbe luogo dopo la morte di papa Alessandro IV, Rainaldo dei conti di Segni, avvenuta a Viterbo il 15 (per altri il 25) Maggio 1261, i cardinali riuniti furono otto ed il 29 Agosto di quellanno elessero Giacomo Pantaleoni che prese il nome di Urbano IV.
Urbano depose Manfredi, come usurpatore del Regno di Sicilia, istituì la Festa del Corpus Domini, derivata dal miracolo di Bolsena, alla quale papa Giovanni XXII, Giacomo Duèse, aggiunse la processione. Morì il 2 Ottobre 1264 a Perugia dove è sepolto nella Cattedrale di san Lorenzo.
Seguì papa Clemente IV, Guy Foulques de s. Gilles, Guido Fulcodi, francese, eletto come ho già riferito il 5 Febbraio 1265 e morto nella nostra città il 29 Novembre 1268. Per eleggere il nuovo pontefice i cardinali, diciotto in tutto, non riuscivano a trovare il comune accordo. Era nata tra loro una divisione tra quelli di tendenza angioina, sostenuta dai francesi, e quella del gruppo filo-imperiale. I porporati si riunivano ogni giorno nella Cattedrale di san Lorenzo e dopo aver assistito alla messa, passavano alla discussione e alla conseguente votazione. Ma ogni volta questa risultava negativa, poiché non si raggiungeva almeno i due terzi dei voti per lo stesso candidato.
Si pensò allora di scegliere una sede diversa e fu individuata nel Palazzo dei papi, appena costruito.
Passavano i mesi ed i Viterbesi, dopo numerose inutili pressioni sui cardinali, sembra consigliati anche da san Bonaventura da Bagnoregio (1217 - 1274), li rinchiusero a chiave nel salone della votazione.
A nulla valsero le inopportune scomuniche emanate dai cardinali contro il podestà, Corrado di Alviano, ed il capitano del popolo, Raniero Gatti.
Nulla però cambiò e quindi verso la Pentecoste del 1269, i Viterbesi, scoperchiarono il tetto del salone e murarono le porte che immettevano ad esso. Cristofori scrive:
«Certo innanzi al Giugno MCCLXX già la clausura era cominciata. Ed ecco un primo punto di discrepanza fra me ed il Pinzi, se a vanvera, come il Pinzi stesso scrive, il povero Bussi e Pietro Coretini stabilirono la data del 1 Giugno MCCLXX, come giorno della reclusione dei cardinali in conclave, è arbitraria anche quella fra il XV maggio ed il VI Giugno, stabilita dal Pinzi e va corretta congetturalmente così: dopo il XIII Marzo MCCLXX».
Elevate furono le ire dei cardinali imprigionati che si videro costretti ad innalzare tende per ripararsi dalle intemperie e dal sole, come starebbero a testimoniare i vari fori, ancora oggi ben visibili sul pavimento della Sala del conclave.
Però sebbene costretti a tale restrizione, i porporati non si decidevano a trovare il degno successore di Pietro. Allora i nostri energici e decisi concittadini razionarono i viveri, ma probabilmente ciò, sommato al disagio, fu la causa che un cardinale, Enrico da Susa, si ammalasse.
L8 Giugno 1270 i cardinali stesero un documento avallato con i loro sigilli, diretto al podestà e al capitano del popolo di Viterbo, con cui si chiedeva il permesso di far uscire il cardinale malato dalla forzata prigionia.
Questi avrebbe accettato qualsiasi pontefice fosse stato eletto, purché fosse lasciato libero di uscire dal palatio discooperto, per potersi curare. In seguito morì un altro cardinale, Giacomo Pirunto, e un altro si ritirò nella sua tenda senza volerne più sapere.
Questa la traduzione di Laura Dentini, già direttrice della Biblioteca degli Ardenti, della famosa inconsueta pergamena:
Noi, per commiserazione divina, Vescovi, Presbiteri e Diaconi Cardinali della Sacrosanta Romana Chiesa, avendo compassione con fraterno affetto per linfermità del Venerabile fratello nostro Enrico [«Bartolommei» di Susa] Vescovo di Ostia e Velletri, commandiamo a Voi Alberto di Montebuono [per Pietro Savignoni è «Montebono»], Podestà del Comune di Viterbo, e Raniero Gatti, capitano del popolo Viterbese, di concedere, per quel debito di fedeltà che vi lega a noi ed alla Chiesa Romana, libertà di uscita immediata allo stesso Vescovo da questo palazzo in cui siamo chiusi e di non trattenerlo più a lungo contro la sua volontà, avendo egli per la sola attuale vacazione della Santa Sede rinunciato, davanti a noi elettori del Romano Pontefice, al suo diritto e voto e dichiarato che, nonostante la sua assenza, terrà per valida e gradita quella elezione del Romano Pontefice che verrà da noi compiuta senza di lui e del suo assenso.
Dato a Viterbo dal Palazzo Episcopale discoperto questo dì 8 Giugno 1270 vacando la Sede Apostolica.
Riferisce Ludovico Gatto in una relazione del 1970, che i cardinali chiesero, ovviamente, la ricopertura del tetto, minacciando scomuniche e confisca dei beni al nuovo podestà Alberto di Montebuono di Arezzo e al capitano del popolo Raniero di Raniero Gatti, al fratello di lui Visconte, ai consiglieri del Comune, ai balivi e ai capi delle corporazioni, ritenuti in qualche modo responsabili della possibile morte dei cardinali rinchiusi.
Non fu risparmiato di minacce neppure il vescovo di Viterbo Filippo II (... Novembre 1263 - fine 1285, inizi 1286) a cui fu fatto intendere chiaramente, con un decreto letto il 6 Giugno 1270 nella Chiesa di san Lorenzo, che gli sarebbero state sottratte dalla sua diocesi le ricche città di Tarquinia, allora Corneto, e di Tuscania. Intanto il 9 Luglio muore il cardinale Stefano Vancsa e la tensione cresce sempre di più, ma i Viterbesi continuarono a lasciare rinchiusi i cardinali.
Fu allora tentato di trovare un personaggio esterno, per poter mettere daccordo i cardinali e fu sentito il generale dellOrdine dei Servi di Maria, Filippo Benizi che era a Viterbo e quindi veniva ritenuto luomo giusto al momento giusto. Ma questi non accettò e per tenersi fuori da tutto, se ne andò a Radicofani. Non mancarono a questo punto le pressioni esterne da parte di Carlo I dAngiò e di Filippo III lArdito. Ma è in questo momento, precisamente il 13 Marzo 1271, che viene ucciso nella Chiesa di san Silvestro, Enrico di Cornovaglia per mano di Guido di Montfort, vicario in Toscana di Carlo dAngiò.
E ovvio che lassassinio perpetrato a poche decine di metri dal conclave, scosse anche la corte cardinalizia tanto che il porporato Giovanni da Toledo, espresse il suo rifiuto a partecipare alla elezione del pontefice. Sembra addirittura che egli stesso abbia in precedenza suggerito di scoperchiare il tetto, per far scendere lo Spirito Santo sui cardinali. Una affermazione provocatoria che fece tanto discutere, anche se non si ha la certezza che il porporato labbia veramente detta.
Finalmente, dopo trentatré mesi e un giorno di sede vacante, la più lunga ancora sino ad oggi, il 1° Settembre 1271 fu eletto papa Teobaldo Visconti, piacentino, arcidiacono di Liegi, che si trovava in Terra Santa e che assunse il nome di Gregorio X. Questi era ben visto sia dai regnanti francesi che da quelli inglesi.
Gregorio X nel 1274 tenne il II Concilio di Lione ove stabilì, visto i precedenti, le norme per la elezione dei papi al fine di ovviare a quella attesa estenuante, alla quale i fedeli dovevano sottostare ad ogni elezione di pontefice.
La parola conclave sta per cum clave, ossia i cardinali preposti alla scelta del vicario di Cristo che vengono chiusi a chiave nella sala delle elezioni. Prima di Viterbo ad usare la forzatura della chiusura dei cardinali fu Perugia, allorquando fu eletto Onorio III il 18 Luglio 1216, infatti i Perugini per accelerare lelezione rinserrarono i cardinali.
Papa Gregorio X morì ad Arezzo il 10 Gennaio 1276 ove fu sepolto nel duomo, gli successero altri due pontefici Innocenzo V di Champagny e Adriano V Fieschi di Genova. Questi fu eletto il 10 Luglio 1276 e morì il 17 (per altri il 18) Agosto dello stesso anno e fu sepolto nella Basilica di san Francesco, come già ho scritto.
I cardinali riuniti in conclave si dice eleggessero Vicedomino de Vicedomini, nepote di papa Gregorio X, questi però chiese un giorno di riflessione per essere certo di accettare sì alto compito. Il caso volle che la morte lo portasse con sé proprio in quello stesso dì, tanto da chiamarlo il papa di un giorno. Fu sepolto anche lui nella Basilica di san Francesco.
I cardinali, riuniti di nuovo in conclave, il 17 Settembre 1276, elessero Pietro Giuliano da Lisbona, che prese il nome di Giovanni XXI, sbagliando nella numerazione, infatti papa Giovanni XX non esiste.
Giovanni XXI, vescovo di Tuscolo, fu molto dotto in filosofia, in medicina ed in fisica; morì il 16, (Giuseppe Signorelli dice 14 o 15) Maggio 1277 per lo sprofondamento della stanza, ove si trovava, posta nel nostro Palazzo papale.
Secondo alcuni la stanza sprofondò a causa di alcuni esperimenti da lui condotti.
Fu sepolto in san Lorenzo come già ho scritto. Giuseppe Ferdinando Egidi nella sua guida di Viterbo del 1889, in merito a questo pontefice, scrive:
«dormendo una notte si sognò di morire, e mentre si riscuoteva impaurito, la volta della stanza crollava di fatto, investendolo e ferendolo gravemente in modo che sei giorni dopo spirò. E la leggenda vuole che un santo dellepoca nella notte della catastrofe si sognasse di vedere un uomo nero [per alcuni è il diavolo] adoperarsi a percuotere di martello infernale le pareti della stanza del pontefice».
Seguì il 25 Novembre 1277 lelezione di Giovanni Gaetano Orsini, romano, che prese il nome di Niccolò III, incoronato a Roma il 26 Dicembre successivo. Dante Alighieri lo colloca nellInferno nella terza bolgia fra i simoniaci (canto XIX v. 69), morì il 22 Agosto 1280 (Pinzi dice il 12).
Ultimo conclave, tenuto a Viterbo, fu quello per la elezione di papa Martino IV, il francese Simone de Brion, eletto il 22 (per altri il 21) Febbraio 1281 ed incoronato ad Orvieto il 23 Marzo successivo. Dante Alighieri lo pone nel Purgatorio fra i golosi (canto XXIV vv. 20 - 24).
Tanto è vero che è passato alla storia anche per essere stato un assiduo mangiatore di anguille del Lago di Bolsena, affogate nella Vernaccia, un vino tipico della zona. Anzi sembra che il papa, quando mangiava questo prelibato piatto, esclamasse, «Oh! Santo Dio, quanto male patiamo per la Chiesa di Dio!».
Una breve nota sui papi morti a Viterbo.
Alessandro IV, eletto nel 1254 fu il primo a trasferirsi in Viterbo ove, salvo pochi intervalli, vi dimorò sino alla morte, sopraggiunta il 25 Maggio del 1261. Fu sepolto nella chiesa Cattedrale di san Lorenzo.
Clemente IV, fu eletto nel 1265 e rimase in Viterbo dal 30 Aprile dellanno successivo sino al 29 Novembre 1268, data della sua morte. Fu sepolto nella Chiesa di santa Maria in Gradi e nel 1885 fu trasferito in quella di san Francesco, come già ho avuto modo di dire.
Adriano V, fu eletto nel 1276 e morì il 17 Agosto 1276 affermando in punto di morte, «Avrei ben più caro che mi vedeste cardinale sano che papa moribondo». Fu sepolto nella Basilica di san Francesco, come già visto.
Vi morirono anche Giovanni XXI e Vicedomino de Vicedomini dei quali ho già scritto, sebbene il secondo non sia stato mai annoverato tra i pontefici.
Il Cristofori riferisce due epigrafi poste nel Salone del Conclave. Le trovo, con alcune modifiche, anche sulle Memorie per la venuta di Pio IX nel 1857.
Ecco questultima lettura, più precisa di quella riportata dal Cristofori.
Quae pluribus pontiff. maxx. / a soec XII ad XV / mansionem praebuit / et ab obitu Clementis IV patres cardd. n(umero) XV / primum coeuntes / ad successorem Grego-rium X virum santissimum / eligendum triennium prope excepit / aedes haec / Pium IX pontificem maximum / ab itinere IV mensium et lustratione / totius fere ditionis / mutina et Tuscia / in urbem regredientem / III et prid non sept. a. r. S. MDCCCLVII / suscipit / eja ergo pie cum Viterbiensibus tuis / Rosae virginis civis nostrae et patronae coelestis / annum festum nobiscum celebra / nobiscum precare / imperturbatam uti pacem a Deo / orbi christiano impetret / Gaspar. Bernardus Pianetti card. epus / episcopatus sui an. XXXII.
Questa epigrafe nella sala non cè più, era scolpita su marmo.
Laltra è sulla parete verso la Valle di Faul, già realizzata in pittura, poi trasferita su lastra di marmo:
Quod felix faustumq(ue) sit / aedes vetusta molitione / et Urbani IV Clementis IV Gregorii X / Ioannis XXI Nicolai III Martini IV / domicilio insignes / curante / G. Bernardo Pianetti card. epo. / III non septembres / patent / Pio IX pont max / ut antiquam populi fidem / optimo indulgentissimo principi / perspectam fieri commendatamq. / contingat.
Subito appresso è murata lepigrafe, riferita anche da Andrea Scriattoli:
[P. Tullio P.f.] / [stel. Varroni] / [xvir militib. iudicand.] / Tr(ibuno) mil(itum) leg(ionis) VIII bis august(ae) / q(uinto) urbano pro(consuli) q(uaestori) provinc(iae) / Cretae et Cyrenarum / aedili pl(ebis), pr(aetori) legato divi / Vespasiani leg(ionis) XIII geminae, / proco(n)s(uli) provinc(iae) Mace-doniae / P(ublius) Tullius Varro / optimo patri.
Può essere così interpretata:
Publio Tullio Varrone al tribuno militare della legione VIII bis augusta Quinto Urbano proquestore della provincia di Creta e Cirene, edile della plebe, prolegato del divo Vespasiano della legione XIII gemella, proconsole della Provincia di Macedonia, ottimo padre.
Unaltra iscrizione, murata di fronte allingresso, riferisce:
VII Centenario del conclave 1268-1271 / Viterbo riafferma / il suo impegno Civico e comunitario / e rinnova / sua fede e devozione / al vicario di Cristo / 9 Ottobre 1970. / A cura dellAzienda aut(onoma) cura sogg(iorno) turismo.
Sullarchitrave della porta in fondo alla parete è lo stemma del vescovo Conti.