Viterbo 11 febbraio 2005 - ore 0,20 - Senza Filtro -La miopia del Comune di Tarquinia e il disinteresse della Regione Lazio rischiano di condurre allo smantellamento definitivo della più grande industria di trasformazione agroalimentare della provincia di Viterbo, la Giaguaro SpA con sede a Tarquinia, che lavora il pomodoro da industria. A parlare con toni molto preoccupati, è Giuseppe Parroncini, consigliere regionale Ds, che invita la Regione ad intervenire per salvare la struttura.
E di queste ore la notizia che, stante linterruzione del funzionamento dellimpianto di depurazione effettuata dal Comune di Tarquinia il 22 ottobre 2004, la Giaguaro non può stipulare i contratti di acquisto del pomodoro da industria per la campagna 2005-2006 entro il 15 febbraio 2005, data, questa, stabilita come termine ultimo dai regolamenti comunitari. Si profila quindi -afferma Parroncini- un danno gravissimo per leconomia agricola della Tuscia. Ricordo che nella campagna 2004 sono stati prodotti, soprattutto nei comuni di Tarquinia, Montalto di Castro, Tuscania e Canino, un milione di quintali di pomodoro, 550.000 dei quali sono stati lavorati nello stabilimento di Tarquinia. Una produzione che, tra prezzo al produttore ed aiuto comunitario, determina -sottolinea il consigliere regionale- un giro daffari di circa 10 milioni di euro, senza contare lindotto, per esempio le imprese di autotrasporto, i circa 400 operai, tra fissi e stagionali, occupati dalla Giaguaro, e le cooperative agricole, che, sotto forma di organizzazioni dei produttori, ricevono una percentuale sul prodotto conferito.
Per Parroncini, insomma, la chiusura del pomodorificio di Tarquinia rischia di essere il colpo del ko per lagricoltura della Tuscia. Tra laltro, il settore del pomodoro non vive un periodo felice, perché nei magazzini delle industrie di trasformazione cè troppo prodotto invenduto, quindi la chiusura dello stabilimento di Tarquinia costringerebbe i coltivatori a non procedere con la semina. Cè dunque il pericolo che si aggravi in maniera irreparabile una situazione che vede altri prodotti simbolo della nostra agricoltura in crisi profonda, come nel caso del grano duro.
La Regione non può assistere inerte allo smantellamento di quel poco che resta dellindustria di trasformazione del Viterbese. Già nel mese di ottobre ho rivolto, sulla vicenda della Giaguaro SpA, una interrogazione allassessore allAgricoltura. Nessuna risposta, come se il problema non riguardasse la Regione. Invito di nuovo lEnte ad intervenire nei confronti del Comune di Tarquinia, per farlo recedere -conclude il consigliere regionale Ds- da una posizione gravissima, che danneggia leconomia agricola del territorio.