Viterbo 11 febbraio 2005 - ore 0,20 - Senza Filtro -Eaccaduto a Viterbo dove i partiti del centrosinistra più Rifondazione Comunista e i movimenti avevano deciso, dopo tante discussioni, di indire elezioni primarie per scegliere il candidato a presidente dalla provincia di Viterbo.
Il regolamento per le primarie approvato allunanimità da tutti i partiti della GAD e dai movimenti, prevedeva che per essere candidati bisognava raccogliere 600 firme in almeno 10 comuni della provincia.
Avevano diritto al voto tutti gli elettori residenti nella provincia di Viterbo che al momento del voto avessero sottoscritto la condivisione del programma e del progetto politico della GAD.
Le votazioni erano previste per domenica 13 febbraio, gli appositi seggi erano già stati scelti in tutti i 60 comuni della provincia, la macchina organizzativa si era messa in movimento.
Ai nastri di partenza il 27 di gennaio u.s., giorno della presentazione delle candidature, si sono presentati tre candidati: Enrico Panunzi consigliere provinciale DS sostenuto dalla maggioranza DS e dagli altri partiti della Fed, Antonio Filippi iscritto DS, ex segretario della CGIL provinciale, sostenuto dalla minoranza DS, da Rifondazione Comunista, dai Verdi, dalle associazioni e dai movimenti raggruppati nel comitato Unaltra provincia di può!, Antonio Zezza consigliere comunale della Margherita a Civitacastellana sostenuto dallala prodiana della margherita viterbese.
Le firme depositate per le tre candidature sono state circa 10 mila, a conferma della grande volontà di partecipazione popolare.
Tutto lasciava presagire che sarebbe stato un vero confronto democratico, la spinta e lentusiasmo cresceva ogni giorno di più.
Ma,allimprovviso, lunedì 31 gennaio il candidato Enrico Panunzi annunciava pubblicamente la sua rinuncia alle primarie, per motivi strettamente personali.
La Fed è piombata nel caos. Nonostante la disponibilità degli altri due concorrenti e delle altre forze politiche e sociali ad accettare un altro candidato in sostituzione indicato della Fed si è deciso inspiegabilmente di annullare le elezioni primarie.
Le conseguenze: spaccatura nei DS, rottura politica con R.C. e Verdi, allontanamento dei movimenti, migliaia di cittadini i fibrillazione e in protesta contro i partiti della Fed.
Tutto è saltato, non si è voluto dar seguito a quanto deciso e sottoscritto unitariamente per lo svolgimento delle elezioni primarie.
Ora un pezzo del centrosinistra sta trattando con settori del centrodestra per una lista trasversale.
A Viterbo, è finita la speranza del rinnovamento, della partecipazione della democrazia diretta.
Cè chi assicura che la Fed non ha voluto rischiare un altro caso Puglia.
Comitato promotore
Unaltra provincia si può