Viterbo 23 febbraio 2005 - ore 0,50 -Senza filtro -"La lettera apostolica del Papa sui mezzi di comunicazione sociale rappresenta per noi uno stimolo, uno sprone, un incoraggiamento a proseguire sulla strada intrapresa, a tutela in particolare dei soggetti più deboli e indifesi davanti ai media, i minori, e a difesa del pluralismo culturale, affinché sui mezzi di comunicazione sociale abbia diritto di cittadinanza e visibilità anche quella visione cristiana del mondo e della vita che troppo spesso dai media è letteralmente espulsa". Lo afferma il senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di AN e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai.
"I danni che certe influenze del video possono provocare sullo spettatore, specialmente il giovane e il bambino, -riflette Bonatesta- sono non solo di natura psico-fisica ma anche e soprattutto di natura morale. La tv può condizionare la concezione di se stesso e l'immagine della realtà che si formano nella mente del minore, predisponendolo ad assimilare idee e valori sbagliati e soprattutto ad imitare comportamenti indotti che contrastano con le sue vere esigenze".
"Indubbiamente, -continua l'esponente di AN- i mass-media costituiscono oggi una delle grandi forze che muovono il mondo e particolarmente orientano la società. Ma questi straordinari strumenti di comunicazione vanno valutati in base al loro fine ultimo, e specialmente in base alla concezione dell'uomo che essi presuppongono e promuovono. La televisione, in particolare, svolge notoriamente tre funzioni determinanti e gravide di conseguenze.
Essa è infatti -sostiene il senatore- una vetrina, perché presenta al pubblico non solo scene e prodotti ma anche e soprattutto modelli di comportamento; in questo modo, la tv può sedurre. E' poi una tribuna, perché giustifica questi modelli di comportamento propagandandone le ideologie che li ispirano; in questo modo, la tv può ingannare. E' infine una scuola, perché promuove un'antieducazione che forma non solo la sensibilità ma anche la volontà e l'intelligenza dei giovani; in questo modo, la tv può diseducare. Ecco quindi riassunte le responsabilità di certa programmazione televisiva: seduce, inganna e diseduca lo spettatore, particolarmente il giovane e il bambino. Questa televisione -conclude Bonatesta- va riformata per il bene delle nostre famiglie e dei nostri figli".