Viterbo 25 febbraio 2005 - ore 0,55 -Senza Filtro -Prendiamo atto con soddisfazione che le nostre denuncie sul disastro della sanità viterbese hanno trovato nelle categorie dei medici un punto di grande condivisione.
Vorremmo ricordare che proprio un anno fa, la CGIL Confederale unitamente al Sindacato Pensionati organizzò una manifestazione pubblica con oltre 500 cittadini a Viterbo in via S.Lorenzo sotto la sede della ASL.
In quella manifestazione denunciammo la cattiva gestione del sistema sanitario viterbese che andava dalle lunghissime code delle liste dattesa per le prestazioni specialistiche, allabbandono dei presidi ospedalieri territoriali ( vedi Ronciglione) e soprattutto chiedemmo lapertura di un tavolo permanente di confronto con il Direttore Generale Dott. Cisbani per cercare di risolvere i problemi che quotidianamente i cittadini viterbesi sono costretti a subire.
Come ogni bravo Manager che ricopre il ruolo solo per appartenenze partitiche, il Dott. Cisbani si è guardato bene dopo aver dato il suo assenso di convocare il tavolo di confronto.
Per onestà intellettuale il Dott. Cisbani, ci ricordò ( con un palese sorriso provocatorio) che solo la CGIL aveva questo allarme da denunciare visto che solo pochi giorni prima tutti i sindaci di centro destra e di centro sinistra ( escluso solo uno il sindaco di Ronciglione) avevano votato allunanimità un documento dove promuovevano loperato e lazione del Dott. Cisbani e quindi il funzionamento della sanità viterbese.
Ci piace ricordare anche che la nostra risposta più eloquente fu sia la presenza di centinaia di persone che sotto le finestre gridavano contro la malasanità, ma soprattutto dicemmo che prima o poi la verità purtroppo si sarebbe scoperta.
Oggi con limportante rivendicazione della categoria dei Medici, possiamo dire che lunità dazione tra gli operatori ed i cittadini utenti è essenziale per avere una sanità anche nel viterbese degna di questo nome.
Ci auguriamo che i futuri amministratori pubblici sappiano anteporre gli interessi di tutti alle strategie personalistiche del ceto politico.
Il Seg. Gen.le Cgil Viterbo
G.Battista Martinelli
La Cgil di Viterbo fa un bilancio della situazione economica del paese sulla base dei recenti dati Istat. "Il dato sul Pil 2004 è il peggiore fra i risultati europei".
"Nellanno 2004 il Pil dellItalia è stato dell1.1%; mentre quello della Germania, la grande malata dellEuropa, è stato dell1.6%. Tra maggio e dicembre 2004 (indice destagionalizzato), si è verificata una contrazione del 3% della produzione industriale. Secondo le stime disponibili, unulteriore arretramento dovrebbe essersi registrato a gennaio 2005 (-0.5% rispetto a dicembre, -2.9% rispetto a gennaio 2004). Lindice, ossia il livello della produzione, è tornato al valore del 1999. Facendo base al 2000, la produzione italiana ha perso 6 punti rispetto a Germania e Francia, quasi 7 punti rispetto alla Spagna (valori degli indici: Germania: 102.5; Francia: 102.2; Spagna 103.1; Italia: 96.3).
"La produttività italiana è scesa del 2% in un periodo in cui in Francia e Germania è aumentata del 2%. Il quadro negativo su Pil, fatturato e produzione industriale è aggravato dai dati sul commercio estero. Il saggio di incremento congiunturale è infatti sceso dal 6,1% del secondo trimestre 2004 ad appena il 2% dellultimo trimestre a fronte di una espansione del commercio mondiale pari al 9% . La situazione è ancora più negativa se si tiene conto dei dati relativi alle quantità e ai prezzi (valori medi unitari). Le quantità esportate nel bimestre ottobre-novembre hanno fatto registrare una riduzione dell1,5%".
Sottolineaiamo che "solo laumento dei prezzi allexport che ha superato il 6% ha impedito di avere conseguenze più vistose sul saldo commerciale. Simili incrementi di prezzo sono incompatibili con le dinamiche di altri paesi e denotano un ulteriore perdita di competitività del nostro sistema industriale che fa presagire un ulteriore indebolimento delle esportazioni nel 2005, anno che sarà caratterizzato da un generale indebolimento della domanda mondiale e da una accresciuta competitività dei paesi il cui cambio è ancorato al dollaro. Si aggrava così una tendenza che si è accentuata negli ultimi anni. La relative export performance (crescita reale effettiva delle esportazioni meno la crescita reale delle importazioni) nel triennio 2002-2004, ha registrato una perdita cumulata del 18%".
"E chiaro che ci troviamo di fronte a difficoltà strutturali dovute al nostro modello di specializzazione, ad un capitale umano non sufficientemente qualificato, al nanismo delle imprese, alla scarsità di investimenti in ricerca e sviluppo. Lapprezzamento delleuro non centra nulla, come dimostra il fatto che esso ha coinciso con la ripresa delle quote di export di Francia e Germania, mentre lItalia continua ad indietreggiare. Il Governo, in questi anni, si è mosso come se si fosse di fronte a difficoltà congiunturali superabili con una maggiore precarizzazione del mercato del lavoro e con la riduzione delle imposte". Secondo noi "pensare di andare avanti sostanzialmente su questa linea, come ha annunciato oggi Siniscalco appare pericoloso. I dati negativi delleconomia reale si ripercuoteranno negativamente sulla finanza pubblica che marcia verso un deficit tendenziale del 5,5%, mentre il finanziamento del piano per la competitività rischia di aggravare la situazione in cui versa leconomia reale".
"Lannunciata eliminazione progressiva degli incentivi a fondo perduto peggiorerà il merito di credito delle imprese e ridurrà gli investimenti in ricerca e sviluppo. Lutilizzazione di ciò che residua del Fondo per gli ammortizzatori sociali per finanziare sia laumento dellindennità di disoccupazione che lavvio dei fondi pensione pone a nostro giudizio seri interrogativi: non si vede come con risorse così limitate possano reperire coperture permanenti per questi due interventi".
Quanto al ventilato ricorso ai Fondi Inail per finanziare le misure sulla competitività, per noi significa che, "oltre a peggiorare il debito pubblico, si configurerebbe come un vero e proprio esproprio: verrebbero infatti intaccate le riserve Inail necessarie per garantire in futuro le prestazioni agli invalidi del lavoro, anche in presenza del peggioramento del rapporto contribuenti-percettori di reddito, derivante dallo sfavorevole quadro demografico".
E' "estremanente grave" quanto ha detto oggi il Ministro Siniscalco. "Da una parte il ministro minimizza in modo irresponsabile la gravità della situazione in cui versano i nostri conti pubblici e dallaltra promette tagli delle imposte per altri 12 miliardi di euro, che finirebbero in larga misura per beneficiare i redditi più alti senza incidere in modo sensibile sulla crescita del Pil".
E inutile sostenere, come ha fatto il superministro dellEconomia, che non ci sarà bisogno di una ulteriore manovra correttiva. Tra crescita economica dimezzata rispetto a quanto previsto dal DPEF e incertezze contenute nella Finanziaria (pedaggi stradali, Anas, studi di settore, ecc.), che comporteranno un minor impatto di circa 10 miliardi di euro, sarà necessaria una manovra correttiva pari a non meno di 22 miliardi di euro".
"La smetta il Governo di promettere inutili quanto iniqui tagli fiscali e reperisca le risorse necessarie per la competitività attuando il menu di proposte presentato unitariamente dalle parti sociali. Soltanto con il ripristino delle imposte di successione sui grandi patrimoni e sullarmonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie potrebbero essere reperiti subito circa 5 miliardi di euro".
Il Seg. Gen.le
G.B. Martinelli
"Il Presidente del Consiglio ha dimostrato anche ai più distratti come delle prospettive di sviluppo delle Poste si interessi ben poco. E dice chiaramente che vende le Poste perchè deve tamponare il deficit, dopo la manovra evidentemente fallimentare della scorsa finanziaria".
Nulla importa se si tratta di un'azienda sana, con alti tassi di redditività, con un patrimonio infrastrutturale invidiabile.
Lunica cosa che conta è far fronte alle scelte dissennate in materia di finanza pubblica attraverso un ulteriore impoverimento della presenza italiana in settori strategici".
La ragioneria prende il posto della politica e della strategia e tutto ciò, rischia di avere effetti pesantissimi per un patrimonio di 150 mila lavoratori.
"Vendere o frammentare le Poste significherebbe renderle marginali, meno competitive e ancora più esposte alla competizione di soggetti stranieri.
Mentre in tutta Europa i governi, di destra e di sinistra, sono impegnati a sostenere e ad aiutare il proprio patrimonio industriale e nei servizi, il governo italiano ancora una volta dimostra di avere una politica sbagliata che già tanti danni ha causato al Paese.
In questo senso, se alle parole seguiranno i fatti il Sindacato non farà mancare una risposta ferma al tentativo di smantellare le Poste Italiane".
Il Seg. Gen.le CGIL VITERBO
G.B. Martinelli