Viterbo 26 febbraio 2005 - ore 2,05- Senza Filtro - 450 adolescenti hanno interagito con divertimento, competizione e socializzazione. I ragazzi si sono dimostrati propensi al rischio e razionali, le ragazze istintive ma inclini ad accettar meglio una sconfitta. Questi i risultati di “Olo”, gioco di ruolo pensato per ridare ai giovani il senso alto della coscienza comune e abbandonare la logica della competizione individuale
«Un progetto sociale creativo, d’innovazione e particolarmente attento al mondo dei giovani». Questo l’incipit del presidente dell’associazione di promozione sociale Mo.d.a.v.i. Onlus-Gruppo Viterbo, Fabiana Merlo, che giovedì 24 febbraio, ha presentato presso l’Antico Caffè Schenardi di Viterbo “Olo”, gioco di ruolo messo a punto per gli adolescenti delle scuole medie superiori, realizzato nell’ambito della campagna di prevenzione dalla dipendenza del gioco d’azzardo “Giocando s’impara… a non azzardare”, ideata dall’associazione no-profit Mo.d.a.v.i. Onlus e finanziata dalla Regione Lazio.
«Costruttivo e d’innovazione ha dichiarato non solo perché nato dalla volontà di seguire passo passo i disagi che portano i giovani alla “schiavitù” del gioco, ma anche perché capace di interpretare il loro linguaggio traducendolo e concretizzandolo in uno strumento comunicativo diretto e mirato». Il progetto è stato testato su 450 giovani delle quarte classi degli Istituti I.P.S.I.A., Orioli, Rousseau, Athenaeum, Tuscia e I.T.I.S./Geometri. «I risultati sono stati confortanti ha sottolineato la dottoressa Novella Selvaggini, psicologa che ha seguito i ragazzi Gli adolescenti hanno reagito in modo attivo e positivo, con divertimento, sana competizione e socializzazione. Soprattutto i maschi, più competitivi e razionali rispetto alle femmine, al contrario istintive ma inclini ad accettar meglio una “sconfitta”.
C’è poi un altro dato importante: chiedendo loro di dare una definizione di gioco d’azzardo, in molti hanno pensato subito a carte e videopoker, molto utilizzati in ambienti a loro vicini come bar e pub». «Il gioco come strumento di prevenzione ha aggiunto Luca Colonna, presidente della Federazione regionale Mo.d.a.v.i. Onlus ha rappresentato qui a Viterbo una sfida vinta, una battaglia valoriale che, senza demonizzare il gioco, si è prefissata di informare i giovani sui rischi cui andrebbero incontro se subissero la cosiddetta “sindrome da scommessa”, e prevenirne quindi le conseguenze. Tutto tramite un team specializzato di operatori sociali, psicologi e psicoterapeuti».
Il punto di forza di “Olo”, affine ai giovani anche nella grafica, che richiama i tratti Manga di fumetti e cartoni animati giapponesi, sta nell’interazione tra il master, gli psicologi e i giocatori, come ha spiegato il master Daniele Soffietti: «Caposaldo del gioco è infatti la cooperazione tra tutti i ragazzi che, raggruppati in team e guidati dagli esperti, hanno dato vita a quello che è il vero e proprio gioco di squadra, basato sul più alto senso della coscienza comune, abbandonando quindi la logica distruttiva della competizione individuale».