Viterbo 15 marzo 2005 - ore 18,15-Senza Filtro - "Il ddl presentato da AN per il riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nellesercito della Repubblica sociale italiana, di cui mi onoro di essere firmatario, va nella direzione di quella pacificazione nazionale, anche e soprattutto attraverso il recupero di una memoria storica condivisa, cui tutti, ad oltre mezzo secolo da quegli avvenimenti che videro contrapposti gli italiani in una guerra civile fratricida, dobbiamo tendere, al di là e al di sopra dei nostri convincimenti politici e culturali". Lo afferma il senatore Michele Bonatesta, membro della commissione Difesa di Palazzo Madama e presidente della federazione provinciale del partito, replicando alla presa di posizione dell'associazione "Achille Poleggi".
"Se qualcuno non lo sapesse -è la rivelazione personale di Bonatesta- sono figlio di repubbichino e sono orgoglioso di esserlo, perché mio padre non ha mai fatto male a nessuno e, anzi, era stimato e rispettato da tutti per le sue alte qualità umane e morali, tanto che al ritorno dalla Rsi non fu epurato ma salvato dagli stessi comunisti di Civita Castellana che lo consideravano una persona per bene".
"A distanza di tanti anni -osserva il senatore- non può non essere considerato giusto riconoscere ai reduci delle forze armate della Rsi la qualifica di militari belligeranti, che compete loro sul piano dei fatti e del diritto nazionale ed internazionale. Qualifica che essi hanno sempre rivendicato con forza, al di là degli schieramenti politici del dopoguerra. Il ddl, che non presenta oneri per lo Stato, -spiega l'esponente di AN- si fonda sulla puntuale applicazione dei principi giuridici contenuti nella sentenza 747/54 del Tribunale supremo militare, ai quali ci siamo riportati integralmente, condividendone i contenuti storici e normativi. Il provvedimento contiene due articoli: il primo riconosce la qualifica di militari belligeranti ai combattenti della Rsi; il secondo prevede che i distretti militari provvedano conseguentemente ad annotare sui fogli matricolari dei militari il servizio prestato entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge".
Il parlamentare tiene a ricordare che "la sentenza 747/54 del Tribunale supremo militare riconosceva ai soldati della Repubblica sociale italiana la qualifica di militari combattenti, al di là del fatto che dopo l8 settembre il governo legittimo fosse quello del Sud, e che il governo della Rsi "fosse soltanto un governo di fatto privo di legittimità", ma con tutte le caratteristiche di governo operante sul territorio sottoposto alla sua sovranità effettiva. Quella sentenza -rileva Bonatesta- analizzava attentamente la situazione venutasi a creare in Italia allindomani dell8 settembre e della successiva proclamazione della Rsi datata 23 settembre 1943, affermando che "quando vuol darsi una definizione giuridica di una organizzazione insurrezionale è, pertanto, necessario non solo prendere in esame il suo ordinamento giuridico e la sua sfera di autonomia nel territorio ad essa soggetto, ma guardare altresì detta organizzazione al cospetto degli altri Stati, con particolare riferimento al governo legittimo"".
""Se lo Stato nazionale domina, nonostante linsurrezione, la situazione che si è creata, e ha la possibilità e la capacità di esaurirla in breve termine, -prosegue il senatore riportando le argomentazioni del Tribunale supremo militare- allora può discutersi e forse anche negarsi lesistenza di un governo di fatto insurrezionale. Ma quando tale capacità non esiste, quando il governo legittimo è addirittura alla mercé del nemico, e lautorità del governo insurrezionale si consolida nei suoi ordinamenti, e la sua vita è di non breve durata, allora non è più possibile negare a questultimo il carattere di un governo di fatto, secondo i principi comunemente accolti nella dottrina internazionalistica. Pertanto deve concludersi che la Repubblica sociale italiana era retta da un governo di fatto dalla quale nozione scaturiscono precise conseguenze giuridiche". Una di queste conseguenze logiche e giuridiche -conclude Bonatesta- è, appunto, il riconoscimento della qualifica di militari belligeranti della Rsi".