Viterbo 22 marzo 2005 - ore 0,50 - Senza Filtro -Il nostro territorio continua a pagare il prezzo di scelte politiche che penalizzano fortemente il tessuto economico locale nellimmobilismo delle Istituzioni. Come definire altrimenti la crisi di settori così importanti come quello zootecnico e lattiero-caseario?
La decisione, assunta a suo tempo, dalla giunta Storace di permettere il trasferimento di quote latte alle aziende del nord Italia, ha contribuito alla dismissione di molte piccole aziende viterbesi che, dopo la privatizzazione della Centrale del latte di Roma, avevano visto aumentare le proprie difficoltà, nella completa indifferenza della Provincia di Viterbo. Il crack della Parmalat ha ulteriormente aggravato la situazione, tanto che i produttori di latte vaccino di una grande cooperativa come lAurelia, si vedono pagato il conferimento a distanza di 5 mesi (la Centrale di Roma a gestione pubblica pagava dopo 15 giorni con assegno circolare!).
Gli allevatori subiscono una perdita di reddito anche nella mattazione degli animali a vantaggio delle aziende di macellazione a causa della marginalizzazione degli Istituti zooprofilattici progressivamente svuotati del loro ruolo nel controllo sanitario.
Inoltre molti allevatori stanno ancora pagando i foraggi che nel 2003 e nel 2004 hanno subito una lievitazione dei costi altissima.
Oggi se tutto ciò non bastasse cè una nuova emergenza economica che sta investendo soprattutto i produttori di latte ovino. Il latte di pecora costa meno dellacqua minerale. Da dicembre scorso il latte ovino è diminuito di circa cinque centesimi al litro alla produzione, che significa non una semplice diminuzione dei guadagni ma, tenuto conto degli aumenti dei costi, una sicura remissione: praticamente la fame. Centinaia di famiglie rischiano di finire sul lastrico a causa della chiusura del mercato statunitense con la conseguente difficoltà anche di caseifici importanti che potrebbero chiudere e mandare a casa i lavoratori. Nessun impegno da parte delle Istituzioni nella promozione di un prodotto di qualità come il Pecorino romano che sconta la mancanza di pubblicizzazione da parte dei Consorzi (a differenza ad esempio del Parmigiano Reggiano) che non riescono a trovare le risorse.
Non possono più essere ignorate le difficoltà dei Consorzi tipici e occorrono investimenti per salvare questo importante patrimonio produttivo.
Di fronte a questo scenario che ci parla del fallimento delle politiche dei governi delle destre, si pone la necessità di ripensare a fondo la politica agricola nella nostra provincia e nella nostra regione: noi lo vogliamo fare con il coinvolgimento diretto dei produttori e dei consumatori.
Giancarlo Torricelli
Candidato alle elezioni regionali per
Rifondazione Comunista