Viterbo 26 marzo 2005 - ore 18,50 - Senza Filtro - Come molti di voi sanno, L'"IMPENNATA DI ORGOGLIO" che sto avendo, da quando ho deciso di scendere nell'agone politico, mi sta guidando in quelle che sono le linee politico-programmatiche ma soprattutto, sento che mi unisce a tutti gli abitanti della nostra provincia che come il sottoscritto sono stanchi di subire e di essere presi in giro da promesse che offendono le nostre intelligenze.
Una per tutte, la più cogente e la più clamorosa: il raddoppio della Cassia. Ebbene, anche se so che il mio pensiero in proposito e soprattutto la sua esternazione potrebbero rendermi impopolare presso gli elettori, scelgo la sincerità e il rispetto verso gli stessi e con grande rammarico e delusione sostengo che la Cassia non si farà.
Si, non avete letto male, non ho scritto un "NON" di troppo. Credo che sia ora di farla finita con queste promesse elettorali da parte dei soliti pochi che decidono e che ci lasciano a guardare mentre decidono, senza decidere, il futuro della nostra provincia.
Tutto ciò causa in noi viterbesi una frustrazione che ci allontana dalla politica, che ci fa dire che tanto non ha senso impegnarci per la nostra terra, per cambiare le cose.
Questo è il risvolto più triste delle mancate promesse e della "mancata Cassia".
Quello che sto dicendo viene suffragato da quanto deciso dal Cipe che nei giorni scorsi ha approvato, con prescrizioni, il progetto preliminare dell'adeguamento a 4 corsie della SS Cassia dal km 41 al km 74 ed ha finanziato le spese della progettazione definitiva per 6,641 Meuro. Cifre che parlano da sole e che da sole dicono "NO ALLA CASSIA".
Come dicevo, la Cassia non si farà, almeno fino a quando non sarà Roma ad avvertire l'esigenza e la necessità di raggiungere la nostra provincia in tempi brevi. Finora si è parlato tanto di Cassia, forse troppo ma non si è fatto niente di concreto. Perché, magari
volutamente, ci si è concentrati sulla malattia, prima che sul rimedio, si è affrontato il problema con un'ottica viterbese, dimenticando che, senza impennate di orgoglio, il nostro futuro viene deciso a Roma e da Roma.
Di conseguenza, non serve urlare o fare finta di farlo da qui, chiedendo una Cassia di cui ai romani non interessa niente. Serve invece creare le condizioni per diventare "attraenti" agli occhi della Capitale, così da indurre i romani a muoversi in maniera massiccia verso la nostra splendida e bistrattata Provincia.
Fino ad allora, io, se dovessi come spero, avere la vostra fiducia il 3-4 aprile e ricoprire il ruolo di Presidente della Provincia, prometto solo due cose: che continuerò a guardarvi negli occhi, come sto facendo ora, dicendo come stanno veramente le cose e che mi impegnerò per creare concretamente i presupposti per i quali sia Roma a chiederci il raddoppio della Cassia.