Viterbo 30 marzo 2005 - ore 17,50 - Senza Filtro -Agli elettori viterbesi,
Al lettore che si imbatterà in questo mio intervento spiego subito che si tratta di un vero e proprio appello, anche se riconosco la singolarità di una simile desueta forma di comunicazione. E’ un appello che nasce dal senso di appartenenza, dall’essere cittadino per studio, per convinzione e per passione. In mezzo al frastuono usuale della campagna elettorale rischia infatti di perdersi la notizia delle riforme costituzionali approvate dal Parlamento e, con essa, rischia di perdersi qualsiasi adeguata riflessione su quanto deciso.
A questo punto apparirà già chiaro il grave senso di allarme che questa riforma ha suscitato in me e non solo in me; lo stesso allarme essa ha suscitato in tanti esperti costituzionalisti, di ogni schieramento, ed anche in eminenti personaggi politici. Vi sono quindi tutte le condizioni per avviare una seria ed approfondita riflessione sull’argomento, magari dedicandogli un dibattito pubblico su iniziativa di ambienti solleciti e sensibili a queste tematiche, quali ad esempio i Giuristi democratici o il Comitato per la difesa della Costituzione.
In particolare, però, mi sta a cuore in questo momento invitare a riflettere sulla eliminazione della parte dell’art. 87 Cost. che recitava: “Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”. Nel nuovo testo è sparito questo riferimento all’unità nazionale, apparentemente senza alcuna ragione.
Ebbene, mi preoccupano le ragioni di questa gratuita eliminazione, più che le parole in sé.
Perché si è voluto eliminare il simbolo più importante dell’unità nazionale e la funzione di rappresentanza attribuita al Presidente della Repubblica? E perché tanti insani ed equivoci festeggiamenti della fazione secessionista protagonista della riforma?
Ebbene, chi nutre i miei stessi timori, chi sospetta che gli intenti di certi gruppi tendano a ben altro che ad un semplice decentramento amministrativo, esprima queste sue convinzioni utilizzando il voto. Pretenda cioè che i propri candidati facciano una pubblica dichiarazione di lealtà e di fede nell’unità nazionale, prima di concedere loro fiducia votandoli. In mancanza di un simile impegno, assunto pubblicamente e solennemente, si rifiuti il voto a chi non sia stato chiaro su un argomento di tanta importanza.
Questo è l’appello che ho sentito di fare a tutti gli elettori viterbesi, di ogni fede politica: so per conoscenza diretta che molti sono i contrari alla riforma costituzionale anche tra coloro che militano nei partiti che la hanno approvata.
Ebbene a loro dico di uscire allo scoperto e di unirsi a tutti gli italiani che vogliono difendere l’unità nazionale che sono tanti, che sono stragrande maggioranza.
Ai candidati, infine, suggerisco di comunicare a mezzo stampa le loro opinioni sull’argomento. Le leggeremo tutti con grande interesse.
Severo Bruno