Viterbo 30 marzo 2005 - ore 0,50 - Giancarlo Gabbianelli seduto in dodicesima fila della platea del cinema Genio. Marcello Meroi alla quattordicesima fila. Massimo Gemini alla tredicesima. Paolo Bianchini a fianco di Gabbianelli. Mario Lega vicino a Meroi. Mario Soggiu in tredicesima, ma a sinistra. Laura Allegrini, Bruno Barra e Raffaele Ascenzi in prima fila. Michele Bonatesta sulla destra del palco da solo. A sinistra un giovane ragazzo, Francesco Battistoni e Nicola Parenti. Al centro Francesco Storace che arringa la platea. Platea che mostra qua e là decine di poltrone vuote.
Il cinema Genio, uno dei luoghi classici delle chiusure di campagne elettorali della destra viterbese, non registra il tutto esaurito come è sempre accaduto. Non basta. Non mancano infatti le assenze di peso. Non si vede in giro un pezzo da novanta di Forza Italia come Rodolfo Gigli. Non c'è Giulio Marini. E non si vede neppure il commissario Viceconte. Ci sono invece Arena e Santucci.
Alleanza nazionale, proprio al cinema Genio, e proprio di fronte a Storace, mostra le sue divisioni interne. Con tutto il gruppo di Destra protagonista in platea, che non salirà sul palco neppure per il gran finale. A parte Lega. Anzi qualcuno se ne va via alla spicciolata, prima che Storace esca.
Insomma a voler analizzare la situazione con gli strumenti della prossemica, disciplina che analizza il modo in cui le persone si dispongono nello spazio e l'uso che ciascuno ne fa, verrebbe da dire che mai come ieri sera la divisione e la contrapposizione dentro An si sono platealmente mostrate. Una frattura e una contrapposizione tale che non può aspettare il dopo 4 aprile per manifestarsi.
E per chi frequenta la politica, appariva a dir poco strano vedere i big di un partito in platea. Mentre un leader come Storace concludeva il suo discorso, denso di orgoglio per il lavoro svolto in Regione, con una esclamazione da veggente: “Non lasciatemi solo in queste ultime ore”.
E c’è da credere che un politico smaliziato come Storace abbia capito fin da subito la strana situazione in cui ha tenuto il suo infervorato discorso.
Un discorso senza toni eccessivamente duri, tutto sommato, quello di Storace. Che dopo l’inno nazionale e un brevissimo intervento del candidato alla presidenza della Provincia Francesco Storace, ha snocciolato tutti i record della Regione Lazio. Dal prodotto interno lordo, al numero di imprese, alla dinamicità economica, alla disoccupazione che e al 7 per cento.
“Partono nel Lazio ha affermato Storace i cantieri per le diverse infrastrutture. E sono arrivati anche i fondi per questa benedetta Cassia. Cassia che è sparita dal programma elettorale di Marrazzo”.
Storace alza, poi, il tono della voce e dice: “Vorrei chiedere all’onorevole Parroncini chi ha scritto il programma di Marrazzo per la Tuscia”.
Poi il presidente uscente torna su questioni che hanno costituito il cavallo di battaglia di una intera campagna elettorale: la capacità di spesa dei fondi europei, la ricerca scientifica con la benedizione di Rita Levi Montalcini, il Lazio nello spazio con Roberto Vittori, il taglio delle tasse, le politiche a sostegno della “famiglia fondata sul matrimonio”, la sanità con l’apertura di nuovi ospedali.
Non mancano programmi per il futuro.
“Punteremo alla piena occupazione, perché dobbiamo dare risposte a tutti i giovani che non hanno ancora un lavoro. Affronteremo poi il problema del credito alle imprese. Contro la logica di mero profitto delle banche, faremo in modo che sia la Regione a garantire per gli imprenditori che chiedono credito per i loro progetti. E’ anche così che si creano posti di lavoro”.
Sul centrosinistra.
“Nel centrosinistra c’è solo astio verso di noi. Non ci considerano avversari ma nemici. La sinistra in Regione ci ha lasciato 8 mila miliardi di lire di debito”.
Non è ovviamente mancato un passaggio sulle “firme false della Mussolini”. Con una accusa diretta a Marrazzo “che si è presentato come il difensore dei cittadini contro gli imbroglioni ed ora li incoraggia”.
E poi sul tentativo di infangare la memoria del padre da parte dell’Unità. “Una questione che non dimenticherò mai”, ha detto Storace.
Il discorso finisce e i candidati vengono invitati sul palco. Sale Ferdinando Signorelli, Mario Lega, Laura Allegrini… e così via. Non salgono Gabbianelli e Meroi che non hanno neppure preso la parola.
Dopo l’inno nazionale cantato con gli astanti mano nella mano, tutti escono alla spicciolata.
In diversi preferiscono non parlare.
Non manca, invece, di parlare l’assessore Rotelli. Come mai tante poltrone vuote?
“Purtroppo spiega Rotelli - non ho fatto parte dello staff che ha dato vita all’iniziativa. Non posso quindi dare una spiegazione della poca affluenza. Qualcuno mi ha però detto che Storace avrebbe dato l’ok alla manifestazione solo 3 o 4 giorni fa”.
Più sarcastico il capogruppo al Comune Maurizio Federici: “Alleanza nazionale è un grande partito e nessuna “malatesta” la potrà distruggere”.
Meroi, invece, preferisce non fare commenti. Ma un vecchio militante vicino a lui brontola quasi sottovoce: “Non mi ricordo di una manifestazione organizzata così…”.