Viterbo 30 marzo 2005 - ore 0,50 - Senza Filtro - "Premesso che la legge sulla procreazione medicalmente assistita ha posto fine al far west della vita in provetta e ha ridotto il danno insito nella mortifera pratica della fecondazione artificiale, la federazione della provincia di Viterbo di Alleanza Nazionale ritiene che la via maestra per salvare la legge 40, impedendo che possa essere gravemente peggiorata, e per manifestare, nel contempo, il proprio dissenso nei confronti dell'uso distorto dello strumento referendario, sia quella dell'astensione". Lo dichiara il senatore Michele Bonatesta, che così pone la federazione provinciale di AN sulla stessa linea della Conferenza episcopale italiana, prendendo ufficialmente posizione per il non voto e dando indicazione in tal senso agli elettori.
Bonatesta tiene a sottolineare che "porsi sulla stessa linea della Cei non significa obbedire ad una logica confessionale o clericale, ma salvaguardare valori umani ed universali e affermare i principi di quel diritto naturale che è anteriore alla religione ed è iscritto nel cuore di ogni uomo". E spiega che "votare no vorrebbe dire far esistere dei referendum che per noi non dovevano esistere, tanto è vero che non li abbiamo sottoscritti e non abbiamo raccolto firme per promuoverli. Vorrebbe dire aderire ad un'operazione che non condividiamo. Quello del non voto, quindi, non è un sotterfugio, come sostengono erroneamente i referendari, ma una scelta di profonda convinzione e consapevolezza: nella situazione data, votare no farebbe il gioco di chi ha promosso i referendum, equivarrebbe a votare sì; il vero, unico voto per il no al grave peggioramento della legge 40 e al disegno di morte dei referendari è l'astensione, il non voto".
"In altre parole, -continua l'esponente di AN- l'obiettivo strategico deve essere quello di far fallire la consultazione referendaria mandandola deserta. Un obiettivo che si può raggiungere sommando i favorevoli alla normativa e quelli che non ne possono più dell'abuso dello strumento referendario, in modo da raggiungere la maggioranza degli aventi diritto al voto, mediante un'astensione ben organizzata e motivata. Ma soprattutto "attiva". Cioè: alla campagna tesa a denigrare e diffamare la legge 40, bisogna rispondere smascherando, confutando punto su punto le menzogne, le falsità, le mistificazioni e le imposture propagandistiche dei referendari. E bisogna farlo con competenza, usando argomentazioni razionali, scientifiche, giuridiche, psicologiche, oltre che filosofiche, antropologiche ed etiche".
"D'altronde, -aggiunge il senatore- non c'è nessun obbligo di andare a votare ai referendum. Non sta scritto da nessuna parte che è democratico solo chi si reca alle urne. Anzi, il fatto che la Costituzione (articolo 75) condizioni la validità del referendum al raggiungimento del quorum, implica proprio che si possa partecipare ad esso in tre modi. Il non voto è esercitare un proprio diritto democratico, è un'espressione di volontà, è un voto. Il voto migliore, il più significativo, il più efficace, il più utile. Quindi, un'astensione di libertà e di democrazia, di autentica partecipazione al tema, con lo scopo di portare a casa una vittoria, ovvero -conclude Bonatesta- di salvare una legge che rappresenta il male minore o il bene possibile in questo determinato momento politico-culturale".