Viterbo 5 marzo 2005 - ore 0,40 Senza Filtro - I dati dell'inchiesta sul lavoro diffusa oggi dall'Isae confermano, per un verso, quanto già si sapeva. Dal 1999 al 2004 la flessibilizzazione delle prestazioni d'opera è aumentata in modo esponenziale.
La percentuale di occupati part time o con contratti atipici è arrivata a picchi molto alti, soprattutto nel settore dei servizi, dove il lavoro informale tocca percentuali del 45-49%. Ma l'Isae - nell'indagine che realizza ogni cinque anni su indicazione della Commissione europea - dà anche un'altra informazione: ossia che agli imprenditori, in primo luogo nel ramo manifatturiero, questa flessibilità non basta. Le imprese, insomma, sembrano incontentabili. Nell'industria, ad esempio, il 46% degli intervistati lamenta i limiti all'assunzione di personale a tempo determinato e il 35% (ma il dato e' in calo rispetto al passato) i costi legati ai licenziamenti. Giudizi critici anche sulle difficoltà a modificare i compiti del personale e i tempi di lavoro.
Negli ultimi cinque anni -spiega l'Isae - ''e' nettamente aumentata in tutti i settori la diffusione dei contratti di lavoro a tempo parziale e determinato''. Nell'industria in senso stretto i dipendenti con orario ridotto (part-time) sono passati dal 2 all' 11% del totale e quelli con contratti temporanei dal 4 all' 11%. Ma e' nel commercio e nei servizi che l'aumento e' stato esponenziale. Il commercio ha visto lievitare il part-time dal 29 al 34% e gli 'atipici' che prima rappresentavano il 9% dei dipendenti sono ora diventati il 17%. Nei servizi il part time (che e' soprattutto femminile) e' passato dal 21 al 45% del totale e i contratti temporanei sono balzati dal 4 al 49%).
Tuttavia il 65% delle imprese manifatturiere, ma anche alcune imprese dei servizi, indica come vincolo rilevante all'aumento del numero dei dipendenti la ''mancanza di candidati qualificati''. ''Questo - spiega l' Isae - puo' essere interpretato come un segnale sulla presenza di problemi di mismatch nel mercato del lavoro italiano, ossia nella difficolta' per le imprese industriale di reperire sul mercato forza lavoro con le caratteristiche richieste''. Le imprese si lamentano anche della difficoltà nell'utilizzo flessibile degli orari di lavoro.
Per quanto riguarda i progetti, il 70% delle imprese del commercio e il 44% di quelle dei servizi prevede di aumentare i propri dipendenti nei prossimi 12-24 mesi. Mentre le imprese manifatturiere sono divise: il 15% prevede una diminuzione di occupati, il 21% un aumento.
Il Seg. Gen.le CGIL VT
G.B. Martinelli