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Sport - Viterbese
Orgoglio gialloblù
di Sergio Mutolo
18 aprile 2006, ore 10,42
Riceviamo e pubblichiamo
- Chissà perché, ma ce lo sentivamo. Ci credevamo. Oppure, forse, ci speravamo soltanto. Tuttavia l'idea intrigante che la Viterbese riuscisse nell'impresa, apparentemente impossibile, di violare il Flaminio si era fatta strada nella mente di molti.
Sarebbe stato il colpo di coda tanto atteso. Nell'ultima cruciale occasione che il calendario regalava al gruppo, e al contesto che lo ha sempre e comunque sostenuto con stoica e genuina passione, per farsi un meritato regalo. Per dare significato e spessore a una stagione finora tanto anonima quanto tribolata.
La Cisco Roma, squadrone senza assilli finanziari di sorta, era imbattuto in casa dal 23 gennaio 2005. E però Chiappini e soci, invischiati nel vortice di una crisi societaria interminabile che ne valorizza a dismisura il risultato, sono riusciti a infliggerle la prima sconfitta interna di questo campionato.
La Viterbese non ha rubato nulla. Al contrario, ha dato prova di grande determinazione. L'eurogol di Grassi (segnato dalla bandierina del calcio d'angolo con un pallone tagliato al millimetro che ha accarezzato la traversa per infilarsi alle spalle di Fimiani) e l'affrettata espulsione di Morici al 57', avrebbero tagliato le gambe a complessi anche assai più attrezzati. Non certo ai Leoni scesi in campo a Roma, che hanno avuto la tenacia di non mollare mai.
Secondo il parere unanime degli addetti ai lavori la rimonta ha assunto toni clamorosi al limite dell'eroico, visto il ruolo di agnello sacrificale che il maturare degli eventi sembrava assegnare alla squadra gialloblù.
Invece, nell'arco di tre minuti da brivido dall'86' al 89', il portiere capitolino Aprea era trafitto prima da Farris su calcio di rigore (per fallo di Pisciotta su Bordacconi, la cui presenza si è rivelata come al solito decisiva) e poi dalla rete del redivivo Maurizio Rossi, abile a finalizzare un bello schema su punizione.
Si è trattato di una rimarchevole prova di orgoglio, supportata per sovrappiù da una serie di belle giocate anche sotto l'aspetto meramente tecnico. Onore a questi splendidi ragazzi, e a chi li ha guidati dalla panchina, che avrebbero potuto essere annichiliti dagli oneri di una stagione complicata sotto il profilo societario.
Un'iniezione salutare di fiducia per l'ambiente. Che cancella con un colpo di spugna, come talora avviene, una lunga serie di domeniche malinconiche. Che rende il presente più leggero. E il futuro meno nebuloso.
A prescindere dall'aggancio in extremis del treno dei play off questo strepitoso successo conferma che a Viterbo, nonostante tutto e nonostante tutti, si continua a giocare calcio professionistico a un livello meritevole di ben altra attenzione.
Sergio Mutolo
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