Senza Filtro - Snellimento delle procedure, velocizzazione dell’approvazione del piano territoriale provinciale e dei piani regolatori generali dei Comuni, decentramento dei poteri. Tutto in un’ottica di copianificazione.
Sono le linee guida che hanno portato alle modifiche della legge regionale 38/99, quella relativa alle norme sul governo del territorio, illustrata ieri mattina a Palazzo Gentili nel corso dell’incontro sul tema de “La nuova normativa urbanistica” dal vice presidente della giunta regionale del Lazio e assessore all’Urbanistica Massimo Pompili, il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Mazzoli, l’assessore alla Pianificazione territoriale Angelo Cappelli, alla presenza del capogruppo dei Ds in consiglio regionale, Giuseppe Parroncini.
Che come sottolineato dagli stessi Pompili e Mazzoli ha fornito un notevole contributo alla stesura delle modifiche.
Piani regolatori generali, varianti e strumenti urbanistici: cosa cambia nell’immediato futuro per Palazzo Gentili e i Comuni. “La nuova normativa ha detto il presidente della Provincia muta alcuni aspetti sostanziali, di grande rilevanza per il territorio. Si chiamano infatti direttamente in causa le Province, che dovranno attrezzarsi a diventare punto di riferimento per la pianificazione territoriale, mettendo in campo una struttura in grado di allacciare rapporti in vista del passaggio della delega sull’urbanistica nei prossimi mesi”.
Per l’ente si tratta dunque di “cambiare profondamente i propri connotati e compiere un salto di qualità”. Non prima di aver percorso di nuovo la strada della partecipazione e della concertazione, discorso su cui Mazzoli punta molto anche in questo caso. “Alla luce delle novità serve un confronto di merito per lo sviluppo del territorio”.
Una fase di svolta anche per l’assessore Cappelli. “Arriveranno deleghe piene insieme a risorse umane ed economiche, quindi vogliamo farci trovare pronti e dotarci di un nuovo ufficio di pianificazione. Entro luglio porteremo in consiglio il Piano territoriale provinciale di coordinamento, da inviare quindi alla Regione Lazio, in modo che la stessa riesca ad approvarlo entro l’anno e trovarci così preparati all’inizio del 2007 a ricevere la delega”. Nel frattempo, “tutte le varianti e i piani adottati dai Comuni seguiranno l’iter alla Regione Lazio, ma dopo il passaggio di competenze l’interfaccia sarà la Provincia”.
Questo l’iter per il Piano territoriale provinciale: Palazzo Gentili lo trasmette alla Regione, dopo 90 giorni il presidente della Provincia convoca la conferenza di pianificazione, che chiude i lavori entro 60 giorni; nei successivi 30, i presidenti di Regione e Provincia sottoscrivono l’accordo di pianificazione, ratificato nell’arco di altri 30 dal competente organo provinciale, che contestualmente approva il Piano.
Questo invece l’iter dei Piani regolatori generali dei Comuni dopo l’approvazione del Piano territoriale provinciale: il Comune trasmette alla Provincia il Prg; dopo 90 giorni il sindaco convoca la conferenza di pianificazione, che chiuderà i lavori in 60 giorni; dopodiché, presidente della Provincia e sindaco sottoscrivono l’accordo di pianificazione, ratificato nei successivi 30 giorni dall’organo provinciale competente e dal consiglio comunale, che contestualmente approva il piano.
Perché cambiare? “In soli 10 mesi ha spiegato Pompili abbiamo approvato 150 strumenti urbanistici, 18 dei quali nella Tuscia. Ma da quanto entra in Regione, un piano urbanistico ne esce in media dopo 7 anni. In un caso ce ne sono voluti addirittura 31. E’ però uno strumento che porta grandi ricadute sulla comunità locale, le cui esigenze dopo tempi così elevati risultano enormemente mutate”. Da qui il ragionamento che ha portato ai tre punti cardine di partenza. “Abbiamo voluto snellire la dialettica tra Regione e Province, riducendo a 210 giorni i tempi per l’approvazione dei Piano territoriale provinciale. Poi seguiranno le deleghe e i fondi per irrobustire gli uffici tecnici. La dialettica sarà dunque tra Comuni e Province. Questo perché crediamo che la Regione oggi si occupi troppo di gestione, mentre i compiti principali sono legiferare, dare indirizzi, controllare, passare deleghe agli enti più prossimi”.