Senza Filtro - Egregio direttore,
Meno di due anni fa in un articolo apparso sulla stampa locale espressi un opinione, da addetto ai lavori, sull’importante ruolo che l’aeroporto regionale di Viterbo avrebbe potuto svolgere nel quadro dell’“aeroportualita’ minore”.
La Regione Lazio, si disse ieri e si conferma oggi, è chiamata a programmare lo sviluppo degli aeroporti minori di interesse territoriale e di ogni attività aeronautica ai medesimi correlata onde predisporre un sistema di “rete aeroportuale minore” per aerei dell’aviazione generale e di terzo livello e per elicotteri funzionale alla crescita del turismo, a migliorare l’accesso alle risorse locali da parte del mercato europeo nonché ad incrementare la prontezza e l’efficacia degli interventi di sicurezza sociale (sanità e protezione civile).
L’impegno regionale sarà quindi rivolto a curare in modo particolare:
lo sviluppo degli aeroporti, degli eliporti e delle aviosuperfici, in un quadro di vigilanza e controllo del possesso dei requisiti minimi di sicurezza riferiti agli standard normativi nazionali ed internazionali di settore nonché alle norme vigenti in materia di tutela dell'ambiente;
lo sviluppo della cultura e della formazione aeronautica con particolare riferimento a quelle attività didattiche che sono mirate a fare prevenzione e quindi a produrre sicurezza;
lo sviluppo del turismo, della cultura e delle attività sportive aeronautiche;
l'uso degli aeromobili, ad ala fissa e rotante, in attività di protezione civile monitoraggio ambientale ed in quelle di carattere solidaristico ed umanitario;
l'uso degli aeromobili nell'ambito del lavoro aereo.
Si disse ancora che tale scenario avrebbe incoraggiato la promozione e la crescita degli aero club regionali affiliati all'“Aero Club d'Italia", e quello delle altre associazioni e soggetti che gestiscono aeroporti minori o altri impianti e che svolgano, attività di protezione civile, didattica e formativa in campo aeronautico, sportiva, aeromodellistica e turistica nel campo del volo a motore, a vela, con ultraleggeri nonché le attività di paracadutismo sportivo.
Recentemente il presidente della Regione Lazio e l’assessore al ramo hanno individuato per Viterbo anche una specifica vocazione ad essere un centro di riferimento per la protezione civile.
Non è una novità visto che fin dal lontano 1978 venne prospettata, dai taluni politici locali del tempo, questa opportunità che avrebbe offerto la possibilità di utilizzare l'area aeroportuale di Viterbo per potenziare la flotta dedicata ai lavori aerei speciali di antincendio, alla luce dell’espandersi dei danni provocati da incendi al patrimonio boschivo nazionale.
Va sottolineato che un eventuale scelta di questo tipo non contrasterebbe con il progetto di sviluppo aeroportuale nel quadro dell’aeroportualità minore nazionale, ma al contrario lo faciliterebbe, imponendo, detta opzione, consistenti investimenti aeronautici ed infrastrutturali, su di uno scalo che oggi non può certamente dirsi attrezzato ad ospitare una crescita di traffico civile ed operativo nelle misure auspicabili.
Non solo ma lo sviluppo dello scalo viterbese, nelle due direzioni prospettate, servirebbe forse a sconfiggere finalmente il “partito” sotterraneo di coloro che operano per mantenere isolato il nostro territorio da “fastidiosi” potenziamenti delle vie di comunicazione e che, quindi, sono di ostacolo alla sua crescita.
Si potrebbe programmare, riteniamo, d’intesa con la Regione Lazio, come già fatto in altre Regioni (vedi Emilia Romagna), un contesto in cui, ciascun aeroporto con la sua specificità, si apra ad un discorso di rete, in concorso con l’industria e l’imprenditoria locale.
Lo scenario appena delineato offrirebbe al progetto “aeroporto civile di Viterbo” l’opportunità di una rapida realizzazione, se si sarà in grado di cogliere in pieno, finalmente, la sua specifica vocazione e l’enorme potenzialità dei vari soggetti aeronautici che già operano e che hanno intenzione di operare sul sedime aeroportuale.
Ed è proprio nell’ottica di concepire un sistema complessivo regionale sulla base di elementi concreti e traguardi raggiungibili nei settori del turismo e dell’industria, nel campo della sicurezza sociale (sanità e protezione civile), nell’area della formazione aeronautica più evoluta ed in linea con le direttive UE, armonizzando attività aeronautiche civili e militari che perseguano il medesimo scopo, auspicammo due anni fa, la costituzione di un apposito comitato misto di esperti aeronautici e rappresentanti degli enti locali interessati, cui fosse rimesso il compito di delineare il contenuto di uno specifico progetto in materia.
Oggi quindi in assenza di una qualsiasi iniziativa pubblica del tipo auspicato non possiamo che compiacerci e manifestare tutto l’apprezzamento per l’efficace e provocatoria trovata di Giovanni Bartoletti e del presidente dell’Aero club Stefano Caporossi di costituire un “comitato per l’aeroporto” di autentici esperti aeronautici cui devolvere il compito di progettare, in concretezza, quanto “apprendisti stregoni” talvolta hanno cercato di concepire invano in una logica di contrapposizione politica o, ancor peggio, di immagine da salotto bene di Viterbo.
Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti.
Bruno Barra
(esperto di legislazione aeronautica, assistenza al volo e sicurezza del volo)