Senza Filtro - Al direttore generale
Vogliamo rimarcare l’approssimativo ed insufficiente funzionamento dell’emodinamica, unità operativa dipartimentale dell’ospedale di Belcolle che, per la patologia trattata, è una branca della cardiologia di vitale importanza per la cura dell’infarto del miocardio.
L’emodinamica è in funzione dal 1999 grazie alla disponibilità di alcuni medici della cardiologia che, con grande sacrificio di tutti gli operatori coinvolti, hanno garantito le specifiche prestazioni su un “furgone” debitamente attrezzato per alcuni giorni della settimana.
Nel 2001, attraverso donazioni pubbliche e private, è stata allestita una “sala” all’interno della struttura ospedaliera di Belcolle, con affidamento di responsabilità a un professionista di un ospedale romano e, tutto ciò, faceva ben sperare per un’ulteriore crescita del nuovo servizio.
Da allora, nonostante la sensibilità dimostrata dall’attuale direzione generale per incentivare tale importante specializzazione, i risultati raggiunti lasciano molto a desiderare, tanto è vero che l’emodinamica non è ancora in grado di erogare prestazioni nell’arco delle 24 ore compresi i giorni festivi; infatti, solo 2 giorni a settimana il servizio assicura l’attività per 12 ore, mentre i restanti giorni, esclusi il sabato e la domenica, solo per 6 ore.
Inoltre, occorre anche considerare che tutti i mercoledì l’azienda affronta un cospicuo esborso di denaro pubblico per pagare l’equipe dello “stand-by cardiochirurgico”, composta da tre specialisti provenienti dall’ospedale San Camillo di Roma, mentre è scontato chiedersi, che cosa succede durante gli altri giorni della settimana visto che gli infarti del miocardio sono, purtroppo, una patologia quotidiana.
E’ altresì opinabile che il personale infermieristico debba sacrificarsi nel coprire le reperibilità pomeridiane durante i giorni lavorativi, pur non essendo affiancato dal personale medico senza il quale non è possibile erogare prestazioni spesso urgenti; perciò in tali casi, frequentemente, si ricorre al trasferimento dei pazienti presso gli ospedali di Roma.
Pertanto, questo tipo di organizzazione risulta essere francamente inadeguata alle necessità dell’utenza che può usufruire del servizio solo parzialmente.
Sarebbe auspicabile che la direzione generale intervenisse sulla questione per razionalizzare l’utilizzo delle “risorse umane” e anche per apportare dei correttivi nelle implicazioni di carattere economico.
per la segreteria aziendale Fials
Adriano Santori