Senza Filtro - Regione Lazio e Arsial tendono la mano alla Tuscia per mandare in porto l’idea del centro agroalimentare. Giuseppe Parroncini, capogruppo Ds alla Pisana, e Fabio Massimo Pallottini, commissario dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura, hanno garantito non solo attenzione, ma qualcosa di più concreto.
“C’è bisogno di un progetto valido, che indichi che tipo di struttura si vuole realizzare. A quel punto, la Regione farà la propria parte, perché è su interventi come questo, in grado di aiutare la competitività dell’economia, che ha scelto di investire risorse, a partire dal bilancio appena approvato”, ha detto Parroncini. E Pallottini, anche in qualità di amministratore delegato della società titolare del Centro agroalimentare di Roma, ha sottolineato che non solo l’Arsial, ma “lo stesso Car può offrire sponde interessanti all’iniziativa. Creiamo sinergie, facciamo sistema”.
E’ in gran parte su questa tema del centro agroalimentare che hanno battuto il tasto gli intervenuti all’affollato convegno promosso dai Ds (presenti associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali, rappresentanti dell’Università della Tuscia, delle Università Agrarie e degli Enti competenti, il presidente della Provincia, Alessandro Mazzoli, e quello della Camera di Commercio, Ferindo Palombella, coordinatore Andrea Egidi, segretario della Federazione dei Ds di Viterbo) per un confronto sull’importante operazione che sta prendendo il via dopo la modifica, contenuta nella finanziaria approvata dal consiglio regionale, della disciplina della gestione e della alienazione dei beni dell’Agenzia: la dismissione del patrimonio immobiliare dell’Arsial. “Che dovrà avvenire in modo razionale ed essere dunque una opportunità per incrementare il reddito del mondo agricolo.
Solo nella provincia di Viterbo l’Arsial possiede sedici impianti agroindustriali. Sedici strutture -ha osservato Parroncini- che possono essere utilizzate per una politica di sostegno all’agroalimentare, per lo sviluppo del settore della trasformazione e delle filiere. Perché è compito dell’Agenzia non gestire gli stabilimenti, ma programmare e fare ricerca”.
“Certo è che questo patrimonio è stato fermo per troppo tempo e si sono lasciate incancrenire tante situazioni. Oltretutto abbiamo corso il rischio che gli immobili che stiamo per alienare, fossero venduti al migliore offerente per coprire il megadeficit della sanità, anziché per investire in agricoltura”, ha chiarito Pallottini, il quale ha tra l’altro citato l’esempio dello stabilimento per la lavorazione delle nocciole a Vignanello, che, grazie al recente accordo tra istituzioni e produttori, “diventa il nucleo fondamentale di una politica di rilancio di un settore vitale per l’economia”.
“Mettere a disposizione dell’agricoltura le risorse patrimoniali, è un bel segno di discontinuità rispetto al passato”, ha evidenziato Petronio Coretti, presidente della Cia, che si è poi detto d’accordo sulla necessità di mettere a punto un progetto condiviso per la realizzazione del centro agroalimentare. In sintonia con il presidente della Lega delle Cooperative, Angelo Biagini, e con il presidente della Coldiretti, Leonardo Michelini, per il quale “bisogna fare tutto il possibile per mantenere il valore aggiunto che le produzioni agricole stanno perdendo in questa provincia. Lavoriamo per il centro agroalimentare con convinzione, tanto più che l’ortofrutta ha oggi opportunità prima impensabili, poiché il consumatore privilegia il prodotto legato territorio, ovvero il prodotto che garantisce qualità”. “Bene, partiamo”, ha concordato Luigi Pasqualetti, presidente della Confagricoltura.
Concreto Antonio Delli Iaconi, presidente di Tuscia Expo e direttore dell’Associazione Industriali: “In località Volpara, dove sarà costruito il centro fieristico, sono disponibili le aree per la costruzione delle strutture di supporto logistico per il centro agroalimentare. Il confronto sul progetto deve adesso maturare nel sistema delle imprese”. Proposta da Delli Iaconi una verifica sulla possibilità di allestire mostre permanenti dei prodotti locali tipici.
“Innovare l’agricoltura con fantasia, dando valore al concetto di ruralità, che evidenzia il passaggio da un modello di agricoltura produttivistico ad uno etico, sociale, legato alle identità, alla cultura e alla storia del territorio. Una filosofia, questa, che sta anche alla base della legge sui distretti rurali. Dobbiamo crederci, perché la Tuscia, con i suoi prodotti inimitabili, con la pregevole qualità del suo territorio e con lo speciale legame che ha con l’Università, una vera marcia in più, possiede le carte giuste per vincere questa sfida”, è stata la conclusione di Parroncini.