Senza Filtro - Un corretto programma di screening del Cervicocarcinoma, oltre a ridurre la mortalità, può individuare le lesioni pretumorali, curarle e quindi interrompere l’evoluzione della malattia, cioè evitare il tumore del collo dell’utero. Negli ultimi sei anni, nella Asl di Viterbo, grazie alla identificazione delle lesioni pretumorali di alto grado sono stati evitati 52 cancri invasivi che in assenza del programma si sarebbero manifestati nei prossimi anni.
Questi i dati più significativi che sono emersi dal convegno “6 anni di Screening del Cervicocarcinoma nella Asl Viterbo”, che si è svolto ieri presso la Domus La Quercia. Nell’incontro, tra l’altro, è stato presentato, dal direttore generale della Asl di Viterbo, Giuseppe Aloisio, il volume dal titolo “Secondo rapporto sul programma di screening del Cervicocarcinoma”.
I dati sono stati illustrati da Silvia Brezzi, direttore dell’unità operativa di Coordinamento dei programmi di screening, e dal Patrizio Raggi, referente del Centro di secondo livello e trattamento, che ne hanno curato la stesura. I programmi di screening sono interventi di prevenzione, basati su evidenze scientifiche di efficacia, che hanno l’obiettivo di ridurre la mortalità per tumore nella popolazione bersaglio.
Le caratteristiche principali del programma sono: l’invito a casa ad eseguire il Pap test presso uno dei 23 centri ubicati capillarmente nei consultori e negli ospedali, l’esame è semplice e non doloroso; la risposta spedita a casa nel caso di normalità; la telefonata per fissare un appuntamento nel centro di riferimento per gli eventuali accertamenti successivi; la garanzia del percorso per il trattamento, quando necessario, ed i successivi controlli; i controlli di qualità ad ogni livello.
Alcuni numeri dello Screening del Cervicocarcinoma
Tutte le 90mila donne di età compresa tra 25 e 64 anni, residenti nella Asl, sono state invitate già due volte (l’invito avviene ogni 3 anni). Nel 1° Round (triennio giugno 1999 giugno 2002) sono state sottoposte a screening 32.500 donne. Nel 2° Round (luglio 2002 giugno 2005) altre 32.500 donne. Sono state sottoposte ad approfondimento diagnostico (colposcopia) nel 1° Round 1.969 donne, nel 2° 2.029.
Le lesioni pretumorali identificate sono state 467.
I trattamenti delle lesioni preneoplastiche sono prevalentemente conservativi ed eseguiti in regime di day hospital presso il Centro di secondo livello e trattamento del programma (Uoc di Ostetricia e Ginecologia del Poc) dagli stessi ginecologi colposcopisti, ciò consente un’elevata adesione al trattamento. L’utente, infatti, percepisce ed apprezza che è veramente presa in carico ed accompagnata nel suo intero percorso, dal momento dell’invito fino al trattamento ed ai successivi controlli. Grazie alla identificazione delle lesioni pretumorali di alto grado, come evidenziato in precedenza, sono stati evitati 52 cancri invasivi che in assenza del programma si sarebbero manifestati nei prossimi anni.
Un importante aspetto dei programmi di screening è quello di sensibilizzare la popolazione verso la cultura della prevenzione e ad avere cura della propria salute a tal fine sono state intraprese diverse iniziative di sensibilizzazione sul territorio: incontri con le lavoratrici nelle fabbriche, con le acconciatrici e le estetiste, tavoli informativi presso manifestazioni culturali, spettacoli, fiere. Inoltre per favorire l’adesione delle donne residenti nei comuni più piccoli sono stati attivati periodicamente i centri di prelievo temporanei avvalendosi di ambulatori medici comunali o di associazioni di volontariato nei quali le donne hanno potuto recarsi ad eseguire il Pap-Test. Aumentare ancora la partecipazione delle donne è quindi un obiettivo prioritario.
Nel convegno, infatti, oltre a presentare i risultati ottenuti in termini di benefici di salute per le donne, in 6 anni di attività, e la metodologia di lavoro, è stato dato ampio spazio a tavole rotonde e discussioni tra tutti “gli attori” responsabili della salute nel territorio sull’importanza sociale del programma di screening e la necessità di fare crescere sempre più la rete affinché si diffonda sul territorio la cultura della prevenzione. Il direttore sanitario della Asl viterbese, Alessandro Compagnoni, nelle sue conclusioni ha messo in evidenza come questi importanti risultati siano stati raggiunti grazie all’applicazione di una corretta metodologia ed organizzazione e il coinvolgimento attivo di tutti gli operatori sanitari, degli enti locali e del volontariato.