Riceviamo e pubblichiamo
- Da qualche tempo nell’ufficio tecnico comunale di Bassano Romano si è prodotto un avvicendamento: alla partenza di un’impiegata che si è trasferita in un altro comune per mobilità, ha fatto seguito l’ingresso, ancora saltuario e non continuativo, di una ragazza.
Per sapere se si trattava di una nuova assunzione, nella seduta del consiglio comunale del 30 ottobre abbiamo presentato un’interrogazione, alla quale il sindaco per iscritto ha risposto che “la signorina presente presso l’ufficio tecnico è una laureanda… che si trova nel suddetto ufficio perché sta valutando l’opportunità di presentare domanda per poter effettuare un tirocinio presso questo Comune”.
Come per incantesimo, a distanza di pochi giorni, la Giunta comunale ha deliberato di attivare per tre mesi un tirocinio di formazione, ai sensi dell’art. 18 della legge 196/97 “Norme in materia di promozione dell’occupazione”.
In sostanza si tratta di una iniziativa che consentirà ad una studentessa bassanese che ne ha fatto richiesta di conoscere direttamente il lavoro degli uffici comunali, dietro compenso di 300 euro al mese, a cui si aggiungerà la quota per l’assicurazione della tirocinante da stipulare con l’INAIL.
Quello che in tutto questo non quadra, è la procedura adottata. Innanzitutto, l’articolo 18 della legge 196/97, richiamato nella delibera della giunta, prevede che siano soggetti pubblici o a partecipazione pubblica e soggetti privati non aventi scopo di lucro (agenzie regionali per l’impiego, università, provveditorati agli studi, comunità terapeutiche, ecc) a promuovere iniziative di tirocini formativi e di orientamento, e che le stesse siano attuate nell’ambito di progetti di orientamento e di formazione, sentite le organizzazioni sindacali, e che venga individuata la figura di un tutor, a tutela anche dei diritti del tirocinante che non può essere utilizzato come manodopera precaria e sottopagata.
In questo caso, siamo in presenza di una richiesta di un privato cittadino e non di un ente promotore, e in assenza sia di un progetto formativo e di orientamento che della figura di un tutor.
Sappiamo bene, a nostro discapito, che con le “promesse del posto di lavoro” si vincono le elezioni, ma siamo anche fortemente convinti che un’amministrazione pubblica dovrebbe garantire trasparenza ed uguali possibilità per tutti i cittadini, specie se si parla di lavoro, in un territorio fortemente segnato dall’incertezza e dalla precarietà occupazionale.
Ed in questa vicenda, gli esclusi sono tanti giovani bassanesi, poiché nella fase di reclutamento della tirocinante è stato decisamente violato il principio sacrosanto della trasparenza a favore di una scelta ad personam a totale discrezione del sindaco.
Se l’amministrazione comunale avesse avuto l’intenzione di attivare un tirocinio di formazione, avrebbe dovuto assumere il ruolo di ente promotore (come prevede la legge), garantendo pari opportunità a tutti i giovani attraverso la più ampia informazione sull’iniziativa e stabilendo criteri di equità per l’assunzione dei tirocinanti, visto che, oltretutto, alle attività svolte nel tirocinio viene anche attribuito per legge un valore di credito formativo, spendibile per l’accensione di un futuro rapporto di lavoro.
A questo punto, di fronte alla risposta provocatoria del sindaco, rivolgiamo un invito a tutti i giovani che hanno assolto l’obbligo scolastico: presentatevi in un ufficio comunale di vostro gradimento e valutate l’opportunità di inoltrare richiesta all’amministrazione comunale di poter fruire anche voi dei vantaggi (economici e formativi) di questa iniziativa. Con l’augurio di ricevere la stessa accoglienza della prima richiedente.
Giancarlo Torricelli
Luciano Marchetti
Giovanni Fallini