-C'è una pagina dei Fioretti di S. Francesco d'Assisi a tutti nota; la pagina dell'incontro tra Francesco e il lupo di Gubbio. La commovente leggenda recita così:
“Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d'Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma oziando gli uomini. E per paura di questo lupo e' vennono a tanto, che nessuno era ardito d'uscire fuori della terra. Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto nol gliel consigliavano; e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co' suoi compagni, tutta la sua confidanza ponendo in Dio. Ed appressandosi a lui, santo Francesco gli fa il segno della santissimo croce, e chiamolllo a sé disse cos': «Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona». Mirabile cosa a dire! Immantamente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere” (FF, 1852).
E' una narrazione incantata, fiabesca, carica di suggestioni e di simboli. Rileggendola oggi, nell'età lucida della razionalità scientifica e tecnologica, soprattutto in questi giorni di tragedia indicibili, di guerra e di sangue, di tante vittime innocenti, ci chiediamo: ha ancora un senso la bella leggenda francescana?
A me pare che essa sia di rinnovata e impegnativa attualità. Anche la nostra è “stagione di lupi”!
A questo punto è esercizio facile ed è tentazione diffusa quella di mettersi ad identificare i lupi e ad organizzare battute di caccia per annientarli.
Non è su questo terreno che ci colloca la leggenda francescana, né è questo il sentiero che intendiamo percorrere: esso porta dovunque e da nessuna parte e può far scambiare per lupi anche gli agnelli!
Prima, e più che guardare fuori, la leggenda ci chiede di guardarsi “dentro”, là dove ognuno scopre le sue radici profonde. Due affermazioni.
La prima è del filosofo inglese T. Hobbs: “Homo homini lupus” (l'uomo è un lupo per l'uomo). La seconda è del profeta Isaia: “Il lupo dimorerà con l' agnello”.
Ecco, allora che la leggenda francescana si attualizza in compito storico: ciascuno, e l'umanità tutta, deve trasformare (o lasciare che sia trasformato) il lupo che si porta dentro in agnello. E' una trasformazione profonda, radicale: si tratta di creare “un uomo nuovo”.
L'uomo della giustizia e della verità; l'uomo della pari dignità e della solidarietà; l'uomo della civiltà dell'amore, che vince gli egoismi, i razzismi, le violenze.
E questa “conversione” è opera più che umana. Per questo Francesco prima di trasformare il lupo aveva trasformato se stesso: nell'incontro con il lebbroso, nella chiesetta di S. Damiano, nella solitudine de La Verna, nello stupore di Greccio, aveva aperto il cuore a Colui che solo può cambiarlo ed era così divenuto un “altro uomo”. Fu poi tutta la sua vita a testimoniare la novità e noi, oggi, a oltre sette secoli di distanza, avvertiamo commossi che la sua esperienza è più nuova che mai. Ed è sempre un impegno per tutti.
Lorenzo Chiarinelli
Vescovo