Senza Filtro - La tortuosa vicenda della palazzina degli infettivi. Mi sembra doveroso intervenire, come pubblico amministratore ma soprattutto come cittadino, riguardo a una vicenda di cui si è parlato, ma in maniera veloce, forse un po' troppo veloce.
Dato che l'argomento è di grandissima importanza e non avendo notizia di prese di posizione politiche (tranne da parte dell'amico Fattorini del Comune di Viterbo) ritengo indispensabile riaprire la discussione nella speranza che chi ha voluto questo provvedimento possa ripensarci.
Con un mio amico medico, che chiede di rimanere anonimo, abbiamo ricostruito un po tutta la questione.
Per molti anni e nel pieno dellemergenza sanitaria Aids, i sieropositivi ed i malati di Aids sono stati costretti a ricevere unassistenza in locali inadeguati, subendo ricoveri in condizioni precarie di affollamento in locali fatiscenti presso il vecchio ospedale (ospedale Grande degli Infermi).
Una oggettiva condizione di emarginazione e discriminazione da parte delle dirigenze succedutesi alla guida della Asl viterbese, appena mitigata dalle speranze suscitate dalla ricorrente promessa di realizzazione e completamento della cosiddetta Palazzina degli Infettivi.
Una struttura che non vedeva mai la luce, ma da realizzarsi secondo standard di abitabilità e sicurezza allaltezza di una moderna struttura dedicata alla diagnosi e alla cura delle malattie infettive.
La palazzina veniva realizzata con fondi finalizzati, dedicati dalla Legge 135/90 alladeguamento delle strutture infettivologiche, per far fronte allemergenza rappresentata dalla diffusione della patologia Aids/Hiv.
Il trasferimento della divisione di infettivologia e del centro di riferimento Aids presso la nuova struttura, parte del complesso ospedaliero di Belcolle, avveniva, dopo continui rinvii, solo nel luglio del 2001 e per quella data, è giusto ricordarlo, molti di coloro che avrebbero potuto trovarvi ben più dignitosa assistenza erano già passati a miglior vita.
La struttura veniva destinata ad accogliere la divisione di malattie infettive, il centro di riferimento regionale per le immunodeficienze virali, e (quale prima deroga alliniziale progetto) la divisione di oncologia. Erano comunque garantite le stanze di degenza, gli ambulatori, i servizi ed i locali destinati al counselling, al supporto psicologico e allaiuto sociale degli assistiti secondo quelle esigenze di privacy e rispetto della persona richieste dal buon senso e garantite dalle vigenti leggi.
La nuova divisione di infettivologia disponeva finalmente di stanze a due posti letto, della possibilità di isolamento per le patologie a più elevato rischio di contagio (come la tubercolosi, ben rappresentata sul nostro territorio), di stanze a pressione negativa con adeguati locali-filtro per evitare la dispersione degli agenti patogeni.
La palazzina veniva consegnata ai cittadini della nostra provincia nel corso di una significativa cerimonia alla presenza del presidente della regione Storace, dei sindaci, della dirigenza della Asl, dei primari e dei rappresentanti delle associazioni dei malati e di volontariato.
Nel corso del discorso dellallora direttore aziendale Ripa di Meana, occorre ricordarlo, veniva identificata questa struttura quale particolarmente adeguata per lassistenza di categorie deboli come gli affetti da patologie infettive ed oncologiche che, per le caratteristiche stesse delle patologie trattate o per le cure cui sono sottoposti, evidenziano la comune caratteristica di una marcata riduzione delle difese immunitarie.
Accade ora che, a pochi anni dalla consegna della struttura, la nuova dirigenza si rimangia gli impegni e le promesse, vende senza aver cercato soluzioni alternative i locali del vecchio ospedale, colpisce una delle unità operative di punta della sanità viterbese (uno dei pochi reparti che non perde pazienti a vantaggio di altre aziende).
Ciò accade a ridosso dellinverno con il tipico aumento stagionale delle patologie trasmissibili, a ridosso del possibile arrivo della temuta influenza aviaria e a pochi giorni da quel primo dicembre, che è la giornata internazionale di sensibilizzazione dedicata alla lotta allAids. Ironia del caso ha voluto che il tema della suddetta giornata scelto per questanno dallOrganizzazione mondiale della sanità fosse stato: Mantenere le promesse.
Se 8 pazienti psichiatrici potranno essere trasferiti da Viterbo (centro storico) a Viterbo (strada sammarinese), ben 16 pazienti infettivologici dovranno cercare assistenza fuori provincia o fuori regione.
Dal 16 novembre è infatti stato disposto il blocco dei ricoveri e da alcuni giorni la struttura è sconvolta dai lavori dellennesimo riadattamento (con ulteriori spese
), alla faccia della destinazione iniziale dei locali prevista dalla legge e dei fondi finalizzati a suo tempo stanziati.
Solo 11-12 posti letto (9-10 effettivi) restano disponibili per affrontare le patologie infettive della stagione fredda, per le necessità dei pazienti con Aids/hiv (esistono ancora!), per i soggetti con epatite virale, polmonite e tubercolosi o con altre patologie a grave rischio di trasmissibilità per i quali si richiedono adeguate misure di assistenza ed isolamento.
A tutto questo si aggiunge la perdita di locali essenziali per lassistenza sociale, psicologica, infermieristica dei pazienti e la condivisione di altri (sale di attesa presso gli ambulatori) con pregiudizio per la privacy e con potenziali rischi per la salute degli utenti e dei loro accompagnatori nel caso, ad esempio, di patologie contagiose a trasmissione aerea.
Una scelta incosciente e suicida per la salute pubblica e un colpo dalle gravi conseguenze sulla qualità dellassistenza sanitaria nella nostra provincia nei prossimi anni. Stupisce il carattere inappellabile e improvviso di questa scelta. Stupisce la decisione di vendere parte della struttura sanitaria (patrimonio comune dei viterbesi) per farne un centro commerciale. Stupisce e ferisce il silenzio dei politici locali.
Francesco Bigiotti
consigliere provinciale Udc