Senza Filtro - La guerra del gas, conclusasi con una intesa tra Mosca e Kiev, ha inevitabilmente riacceso il dibattito sullurgenza di una politica per la diversificazione delle fonti energetiche nel nostro paese, oggi eccessivamente dipendente dai gasdotti russi ed algerini in particolare.
Si discute sulla costruzione di rigassificatori, impianti che ricevono, via nave, gas da diversi punti di approvvigionamento e che potrebbero liberare lItalia dalla schiavitù nei confronti di pochi fornitori, spesso coincidenti con paesi politicamente complessi.
Nel Lazio, si sta aprendo il confronto sul nuovo piano energetico regionale, che dovrà indicare soluzioni sicure, percorribili, poco costose e di rapida attuazione. Ritengo sia utile un ragionamento serio su alcune ipotesi che sono state già affacciate e che hanno registrato attenzione, a partire dalla messa in opera di un impianto di rigassificazione a Montalto di Castro. Ad avanzare la proposta, è Giuseppe Parroncini, capogruppo di Uniti nellUlivo-Democratici di sinistra alla Pisana.
E stato chiaro il nostro no alla riconversione a carbone della centrale di Montalto, nel pieno rispetto della volontà espressa dalle popolazioni locali -sottolinea Parroncini-. Abbiamo però la responsabilità, come amministratori, di dare risposte al bisogno di energia e di non dipendenza, puntando sulla pluralità degli approvvigionamenti, attraverso lutilizzo di tecnologie capaci di garantire, innanzitutto, la sicurezza e compatibili con uno sviluppo sostenibile e competitivo. Gli impianti di trasformazione di metano liquido in gassoso possiedono i requisiti che per noi sono irrinunciabili sul piano dellimpatto ambientale, oltre che dei costi. La scelta del rigassificatore a Montalto di Castro, da opporre a quella del carbone, è stata presa in considerazione anche in un recente convegno dei sindacati dei lavoratori. Approfondiamo la discussione -è linvito del consigliere regionale diessino-. Senza pregiudizi.