Riceviamo e pubblichiamo -Egregio direttore
Ho letto con sorpresa alcune dichiarazioni del sindaco Gabbianelli, rilasciate a un giornale locale, relative ad una sua presunta estraneità alla decisione sulla ubicazione della discarica di rifiuti a Viterbo.
E la seconda volta ultimamente che il sindaco nega la sua responsabilità in proposito: lo ha fatto anche poco tempo fa rispondendo ad una interrogazione del consigliere Bruno, nascondendosi dietro una errata attribuzione della convocazione della Conferenza dei servizi regionale.
Una difesa debole e del tutto formale, una risposta sconcertante: Gabbianelli può vantarsene oppure dichiararsene pentito, ma certo è che la scelta di Monterazzano, fatta contro uno studio della precedente amministrazione Provinciale che la sconsigliava e contro ben due decisioni contrarie del comune di Viterbo, fu dovuta interamente alle sue decisioni politico-amministrative, prima come assessore provinciale allambiente, poi come sindaco di Viterbo. Forse vale la pena di ricostruire brevemente la storia, anche se in modo sommario.
Nel marzo 1997 viene promulgato il decreto Ronchi, che innova profondamente la pianificazione dei rifiuti. Gabbianelli, entrato in carica a giugno come assessore provinciale allAmbiente, deve quindi aggiornare o cambiare la bozza predisposta dalla precedente amministrazione e completare la stesura del Piano provinciale dei rifiuti. Non lo fa.
Al contrario annulla tutto e inventa una procedura inedita e di dubbia regolarità: invece di fare un nuovo piano, decidere gli impianti da costruire e localizzarli assumendosi le responsabilità del caso, la nuova amministrazione provinciale procede a una "gara di appalto" in cui si chiede alle ditte concorrenti di proporre costi, tipologie di impianti, dimensionamenti, siti e perfino di determinare le linee del piano Provinciale.
La provincia infatti si impegna a uniformare le proprie scelte politiche (il piano dei rifiuti è un atto politico) alle proposte dellappaltatore vincente.
Un piano dove si parla di acquisizione pubblica dei siti degli impianti, ma con modalità tali da escludere nel modo più assoluto che questa acquisizione possa essere fatta. Un piano dove non si punta affatto sulla raccolta differenziata, tanto che lammontare dell'appalto corrisponde all'intero valore (di allora) dello smaltimento di tutti i rifiuti della provincia (sedici miliardi lanno).
Una procedura il cui unico pregio è di gabellare per scelta tecnica ogni decisione politicamente impegnativa per l'assessore e per lamministrazione.
Nonostante la ricchezza dellappalto partecipano soltanto tre ditte, e guarda caso tutte e tre propongono lo stesso sito, Monterazzano. Per motivi tecnici? Difficile pensarlo, dato che manca ogni motivazione, ogni comparazione con altri siti e perfino una verifica approfondita. Non vogliamo pensare che tale scelta fosse autorevolemente suggerita; verosimilmente è nata dalle convenienze delle società proponenti. Quel che è sicuro è che non è basata sul pubblico interesse.
Il consiglio provinciale disciplinatamente approva i risultati della gara ed il piano che ne deriva, chiedendo però che ci sia una partecipazione pubblica alla società. Partecipazione (maggioritaria) che viene promessa, ma mai attuata.
Ma non è finita. Il comune di Viterbo, guidato da Meroi, sempre di An, respinge il sito di Monterazzano con ben due documenti del consiglio comunale. Niente paura: alle elezioni successive Gabbianelli diventa sindaco. Subito dopo si tiene una conferenza dei servizi per lapprovazione del progetto, e il neosindaco dà parere favorevole. Dal verbale risulta che qualcuno obietta, ricordando le due mozioni; Gabbianelli precisa di essersi espresso a titolo personale (?). La conferenza viene sospesa, il nuovo consiglio comunale, convocato, approva limpianto di Monterazzano. Pochi giorni dopo la conferenza si riapre ed approva.
Il risultato di tutto questo è che sulle spalle dei viterbesi grava un doppio monopolio privato: un monopolio del trattamento dei rifiuti nel sito sulla Teverina; un monopolio dello smaltimento a Monterazzano. Dal monopolio deriva lintoccabilità delle due ditte, che fanno quello che vogliono. Contro ogni regola nel sito di Monterazzano vengono stoccati rifiuti evidentemente non trattati o trattati male, come il naso degli abitanti testimonia meglio di qualsiasi strumento. Raccolta differenziata, società pubblica ecc. sono completamente dimenticate, mentre grava il rischio della costruzione di un inceneritore (dato il luogo, non può essere nemmeno un termoutilizzatore).
Questa è la storia. Tutto è dipeso dalle scelte di Gabbianelli e ricade interamente nella sua responsabilità politica e amministrativa. Il sindaco le sue scelte può rivendicarle o, se se ne vergogna, fare autocritica, ma non può nascondersi dietro un dito e sfuggire alle proprie responsabilità.
Paolo Henrici
della federazione dei Verdi