Senza Filtro - Donatella Colasanti è morta.
Per le donne della mia generazione è stato il primo simbolo della paura e del coraggio: la paura di chi ha subito inenarrabili violenze, il coraggio di chi ha vissuto la sua vita con lo scopo di non rendere più possibili quelle aberrazioni.
Il suo viso insanguinato ci ha guardato per trenta anni, ci ha chiesto di impegnarci per la tutela e la promozione della dignità delle donne, per essere sempre riconosciute come persone e mai più come prede.
Con la sua vita, il suo coraggio, il suo impegno quotidiano Donatella ci ha ricordato come quella violenza fu anche figlia di un insano concetto di potere, anche sociale, anche economico.
Lappartenenza dei giovani alla ricca borghesia romana li faceva credere signori e padroni dei corpi e delle menti dei loro vassalli, lultima beffa della morte taciuta di Ghira è stato lennesimo tassello di un modo malato di esercitare il potere, su tutti.
Donatella si è sempre ribellata, ha sempre tenuto la schiena dritta e lo sguardo diretto, ha insegnato a tutte noi come si combatte: non con il silenzio, ma con la denuncia.
Donatella è e resterà una persona da imitare ed onorare con il nostro impegno contro la violenza e la sopraffazione. Mi piacerebbe, come Coordinatrice delle donne Ds e come consigliere comunale che si è battuta perché anche a Viterbo ci sia una casa contro la violenza alle donne, che questa casa potesse portare il nome di Donatella Colasanti.
Per non dimenticare,mai.
Linda Natalini
Coordinatrice delle donne Ds