Riceviamo e pubblichiamo
-Ora è ufficiale. Il comunicato n. 18 del 15/7/2006 pubblicato dalla segreteria federale informa che il commissario straordinario della Figc Guido Rossi, sentito il parere della Coavisoc (lorgano di appello federale che controlla i bilanci delle società di calcio professionistiche), ha ammesso la Viterbese a disputare il campionato di C2 nella stagione agonistica 2006-07.
Gianni Bisanti, il responsabile del settore giovanile gialloblù, è riuscito in una missione che molti se non tutti ritenevano praticamente impossibile. Onore al merito per questo successo, degno di stima e gratitudine.
Adesso comincia il difficile.
Si tratterà di recuperare consensi e tifosi, sia nellarea urbana che nel territorio limitrofo. Quelli che, nel corso del campionato 2003-2004 allorché la Viterbese mostrò di poter aspirare alla promozione in serie B, fecero segnare una lunga serie di esauriti al Rocchi. Come mai nel passato era accaduto. Neppure ai tempi della plurimiliardaria gestione Gaucci.
Daltra parte il bacino di utenza con cui la squadra può interagire non è affatto limitato, contando su oltre 60mila abitanti in città e su circa 300mila nella provincia. Se, altrove, numeri similari fossero stati utilizzati come un alibi per considerare fuori portata obiettivi importanti in ambito calcistico, non sarebbero nati e cresciuti fenomeni come Albinoleffe, Arezzo, Ascoli, Avellino, Chievo, Crotone, Empoli, Mantova, Siena e Treviso. Tanto per fermarsi agli esempi più recenti e più eclatanti. Si tratta di un bacino del tutto compatibile con lavvio di progetti lungimiranti. E ampiamente sufficiente per riempire gli spalti del Rocchi.
La ristrutturazione dello stadio è ormai al capolinea. E di questi giorni la notizia che i lavori sono stati finalmente deliberati dalla Giunta comunale. Al termine limpianto disporrà di circa 7mila posti a sedere, tutti numerati, incrementabili fino a 10mila grazie a strutture modulari. E, dunque, a norma anche per la serie B.
Affinché ciò si concretizzi è necessario avere alle spalle una società in grado di mettere a punto e far decollare un progetto di respiro almeno triennale. Sul tipo di quello che abbiamo delineato in un precedente articolo.
La società dovrà evitare interventi a fondo perduto, quali si sono visti vanamente succedere a Viterbo nel corso degli anni. E che sono ormai fuori dai tempi, vista laria che tira. Nè si può continuare a puntare sulle iniziative isolate e sulle (presunte) potenzialità economiche di un singolo patron che, a un certo punto, molla tutto e si lascia dietro il vuoto pneumatico.
Lipotesi di un azionariato diffuso, al servizio di un uomo di calcio capace di innescare investimenti mirati e coordinati, è quella che offre le migliori garanzie. Il tutto dovrà essere volto ad armonizzare le varie aree societarie in un'unica realtà.
Si dovrà operare, in concreto, con lobiettivo finale di avere innanzitutto una buona squadra. Ciò perché solo un prodotto valido quanto intrigante sarà in grado di generare forza di attrazione verso il contesto.
E però si tratterà anche di creare, a monte, una struttura organizzativa efficiente, solida, cristallina e duratura. Nella quale ciascuno copra ruoli specifici e non rappresenti linutile doppione di un altro. Un team in grado di traslocare da una gestione che deciderà di passare la mano a quella che si impegnerà a subentrarle.
Non si può, ogni volta, ricominciare da zero. E rischiare ogni estate linfarto, prima di sapere se la Viterbese è stata ammessa o meno al campionato
Sergio Mutolo