Senza Filtro - Pizzerie al taglio, vanno rispettate le regole.
A seguito di specifico esposto e successivo incontro tenutosi in assessorato allo Sviluppo Economico del Comune di Viterbo, la FIPE Confcommercio di Viterbo ha evidenziato come palese appaia e ciò accade prevalentemente nel comune capoluogo il non rispetto di talune normative, incentivando fenomeni di abusivismo e di elusione delle normative.
Numerose sono, infatti, le attività artigianali (pizzerie da asporto) nelle quali vengono messe a disposizione della clientela attrezzature - quali tavoli, banconi, sedie, contenitori, bicchieri, ecc. - per il consumo dei prodotti acquistati all’interno dei locali di produzione o in locali a questi adiacenti o in aree in concessione o private.
Ma le regole sono chiare: la legge quadro sull’artigianato (del 8/8/1985, n. 443) esclude dall’attività artigianale la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, salvo il caso che sia solamente strumentale ed accessoria all’esercizio dell’impresa. La medesima legge dispone poi che per la vendita nei locali di produzione o in quelli contigui non si applichino alle imprese artigiane le disposizioni relative alle normative sul commercio.
“E’ pertanto chiaramente vietata alle attività artigianali - commenta la Biritognolo, presidente Fipe-Confcommercio - la somministrazione (definita come “vendita per il consumo sul posto, che comprende tutti i casi in cui gli acquirenti consumano i prodotti nei locali dell’esercizio o in una superficie aperta la pubblico, all’uopo attrezzati”).
Per questo abbiamo chiesto un intervento alle forze di polizia e agli enti pubblici, al fine di impedire una volta per tutte che attività artigianali consegnino cibi o bevande (nonché stoviglie e supporti vari) al consumatore, ponendo a disposizione dello stesso pianali di appoggio, tavoli e sedie all’interno del locale o in aree asservite. Inoltre, i pubblici esercizi sono sottoposti e pressanti normative di pubblica sicurezza, con conseguente obbligo di accertamento della sorvegliabilità, del possesso di pregnanti requisiti di onorabilità; pertanto - oltre a violare le norme sulla somministrazione di cibi e bevende - le suddette attività artigianali violano anche le disposizioni dell’articolo 86 del Tulps relative alla sorvegliabilità dei locali, nonché i regolamenti igienico sanitari dei comuni e della Regione che prevedono l’esistenza di servizi igienici a disposizione del pubblico all’interno degli esercizi di somministrazione”.
“Queste attività, ove effettivamente svolte illegalmente, - conclude la Biritognolo - provocano gravissimi danni a bar e ristoranti, concretandosi in una sostanziale forma concorrenziale sleale ed abusiva, ed è per questo che abbiamo chiesto interventi ed accertamenti e sanzioni che facciano chiarezza una volta per tutte su quanto da noi evidenziato. Le regole ci sono e non sono equivoche, chiediamo che siano rispettate!”.