Col Filtro - “Sì, d’accordo: ha un caratteraccio ma non gli si può non riconoscere la qualità del “coraggio” nell’assumere decisioni non sempre facili”.
Michele Bonatesta, presidente di “Insieme per il territorio”, ce l'ha con Gabbianelli quando parla di uomo “coraggioso”.
“Intitolare un tratto di semianello a Giorgio Almirante, fondatore del Msi, all’indomani dell’annuncio da parte di Gianfranco Fini del nuovo corso di Alleanza Nazionale, propedeutico all’ingresso del partito nel Ppe in occasione delle Europee 2009 - spiega Bonatesta -, quando questo ingresso, sicuramente, comporterà tra l’altro la cancellazione della “fiamma” dal simbolo, non può non essere vista come dimostrazione di coraggio.
Nei confronti di quanti, anche a Viterbo, sia pure nel silenzio più assoluto si sono, di fatto, già espressi a favore della nuova svolta di An “oltre i recinti, in campo aperto” (chi tace, infatti, acconsente) ma anche nei confronti di quanti ( a cominciare da donna Assunta) di cancellare la “fiamma” dal simbolo del partito di Fini non ne vogliono proprio sentir parlare.
Ma Gabbianelli - prosegue l’ex parlamentare viterbese il vero coraggio lo ha dimostrato scegliendo il semianello per questo omaggio a Giorgio Almirante. Non sfugge a nessuno, infatti, la fatica che avrà fatto per trovarne un tratto “presentabile”, evitando in tal modo l’inevitabile indignazione di donna Assunta che avrebbe potuto interpretare la cosa niente di più che una provocazione.
Ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà oggettive di far quadrare, con i tempi che corrono, - sottolinea Bonatesta il bilancio di un Comune come Viterbo ma resta il fatto che gli amministratori devono sempre e comunque avere il coraggio delle scelte, magari semplicemente indicando le priorità e quindi programmando gli interventi. Non sfugge a nessuno, a questo punto, lo stato di assoluto degrado del manto stradale del semianello che sottopone i mezzi che lo percorrono a continue sollecitazioni per via delle crepe, avvallamenti, toppe (e chi più ne ha, più ne metta) che ne caratterizzano l’intero percorso.
Il semianello - insiste il presidente è sicuramente la dimostrazione più eclatante del degrado delle strade cittadine ma la situazione è estremamente pesante anche nei quartieri periferici dove, di manutenzione del manto stradale, non si parla da tempo immemorabile.
Possibile, per esempio, che nessuno si sia accorto di cosa significhi, arrivati in fondo a via Vicenza, percorrere gli ultimi venti metri che portano al semaforo? Ma se per rifare le strade si possono comunque invocare, come già detto, le attenuanti dei… problemi di cassa, altrettanto non si può fare per la segnaletica orizzontale pressoché inesistente in ogni dove, laddove esiste confusa e quindi pericolosa.
Qui si tratta - conclude Bonatesta solo di qualche bidone di vernice bianca, almeno per rifare (prioritariamente) gli attraversamenti pedonali. Chissà quanti sono i viterbesi che, potendo scegliere a proposito di “bianco”, non sceglierebbero le strisce al posto di… una notte in bianco?! E, allora, forza Gabbianelli: mostraci, ancora una volta, che hai coraggio. Il coraggio, magari, di accettare qualche consiglio visto che quello di accettare qualche critica non lo hai mai avuto!”.