Viterbo - Presentata dall'Associazione industriali l'analisi congiunturale In ripresa l'industria viterbese 22 luglio 2006 - ore 1,30
In alto Alessandro Scopetti e Antonio Delli Iaconi sopra Gianluca Curti
-Industria in buona salute nella Tuscia.
Nel 2005 ha realizzato un consolidamento della fase di ripresa iniziata 2003. Ad una crescita della produzione (+ 4,7%) ha fatto riscontro un aumento del fatturato del 5,1%. Sebbene entrambi i fattori siano in leggero rallentamento rispetto al 2004, la performance produttiva resta lusinghiera se confrontata col -1,8% fatto registrare dal settore a livello nazionale.
Di contro, pero', l'occupazione è in calo. Nel corso del 2005, infatti, si e' registrato un -0,2%, mentre nei 2 anni precedenti, pur in presenza di situazioni congiunturali meno favorevoli, il numero degli occupati aveva segnato un +3% nel 2004 e +1,5% nel 2003.
Per dare un'idea dei risultati raggiunti negli ultimi 2 anni, se si pone pari a 100 la produzione industriale provinciale del 1993, la stessa, nel 2005, ha raggiunto quota 139,5.
Questi i dati piu' significativi contenuti nel tredicesimo volume ''Economia Viterbese Analisi congiunturale e strutturale 2005'', realizzato da Assindustria di Viterbo in occasione dell'assemblea generale dei soci, in programma martedì 25 luglio a Palazzo Farnese di Caprarola, alla quale interverranno il presidente dell'Associazione, Luca Cordero di Montezemolo e il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni. Il volume e' stato presentato da Alessandro Scopetti e Antonio Delli Iaconi, rispettivamente presidente e direttore di Assindustria Viterbo.
Le performance migliori sono venute dalla metalmeccanica (+18,7%) e dall'alimentare (+10%). Segno negativo invece per la ceramica (-2,7%), penalizzata da consistenti tagli alla produzione del settore stoviglie (-30%), compensati solo in parte dalla crescita del settore sanitari (+1,5%).
L'edilizia, invece, ha fatto registrare l'ottavo anno consecutivo di crescita, raggiungendo nel 2005 un fatturato di 713,4 milioni di euro, con un aumento del 4,5 per cento rispetto
ai 682,7 milioni di euro dell'anno precedente.
Altro dato significativo scaturito dal rapporto e' che, mentre a livello nazionale l'incremento del fatturato e' dovuto soprattutto ai mercati esteri (+5,1%), l'industria viterbese deve invece la sua buona prestazione al mercato interno (+6,5%), mentre il fatturato estero ha avuto un andamento deludente (-3,3).
L'associazione Industriali ha anche presentato uno studio per un piano energetico per la provincia illustrato dall'ingegnere Gianluca Curti.
Un piano necessario visti i cambiamenti avvenuti in primo luogo la liberalizzazione. Delli Iaconi si è detto favorevole alla realizzazione del rigassificatore a Montalto che garantirebbe la sopravvivenza della centrale, un costo dell'energia più basso e investimenti per ottocento milioni di euro. Con quello che questo comporta per l'economia della Tuscia.
Importanti prospettive sarebbero anche per la produzione attraverso biocarburanti di energia elettrica.
La provincia di Viterbo potrebbe coprire il 20% del proprio fabbisogno d'elettricità sviluppando
una filiera agro-energetica, cioé costruendo impianti alimentati con biomasse e oli vegetali (girasoli e colza). Sostiene l'assindustria nel documento che sarà presentato martedì prossimo, in occasione della sessantesima assemblea dei soci, alla quale interverrà il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo.
Secondo Assindustria, per ragiungere tale obiettivo e la conseguente riduzione della bolletta energetica, sarebbe sufficiente destinare circa 25mila ettari di terreno alla coltivazione di girasole e colza, che oltre agli oli, fornirebbero anche una parte di biomassa da bruciare negli impianti. In una provincia in cui l'agricoltura costituisce ancora una delle principali voci del Pil, le biomasse a disposione sarebbero facilmente reperibili. Un esempio per tutti: la pulizia dei circa 14mila ettari diboschi cedui dei Cimini e la successiva lavorazione del legno di castagno.
Nella Tuscia viene consumato ogni anno un milione di megawatt: il 35% per uso domestico, il 30% per uso industriale, il 30% nel terziario e il 5 in agricoltura.
ECONOMIA VITERBESE
SINTESI DELL'ANALISI CONGIUNTURALE E STRUTTURALE 2005
In occasione della 60^ Assemblea Generale dei Soci, l'Associazione Industriali presenterà la tredicesima edizione del volume Economia Viterbese - Analisi congiunturale e strutturale 2005.
La pubblicazione, curata dal Prof. Valerio Maria Lazzari in collaborazione con lo staff dell'Associazione, si articola come di consueto in due parti distinte.
La prima, basata sui dati raccolti su un campione di imprese della provincia di Viterbo, offre una ampia panoramica sull'andamento dell'industria viterbese nel 2005, sia nel suo complesso che per singole specialità produttive.
La seconda parte del lavoro è formata invece da un'ampia raccolta di dati statistici e di indicatori economici e sociali della Tuscia. La pubblicazione vuole essere uno strumento a disposizione di imprenditori e amministratori per una riflessione complessiva sui risultati raccolti durante l'ultimo anno e, soprattutto, sulle prospettive di breve periodo.
Il rapporto di quest'anno traccia un quadro moderatamente positivo sia per l'industria vera e propria che per l'edilizia.
Per l'industria manifatturiera viterbese il 2005 ha determinato un consolidamento della fase di ripresa avviatasi nel 2003.
Ad una produzione in buona crescita (+ 4,7% in termini di quantità) fa riscontro un incremento del fatturato del 5,1%. Entrambe le dinamiche sono in leggero rallentamento rispetto al 2004, ma comunque la performance produttiva è lusinghiera se confrontata con il -1,8% dell'industria italiana nel suo complesso.
Per dare un'idea dei risultati raccolti in questi ultimi anni, se si pone pari a 100 la produzione industriale provinciale del 1993 nel 2005 si è raggiunta quota 139,5.
Nel 2005 le performances migliori sono venute dalla metalmeccanica (produzione + 18,7%) e dall'industria alimentare e delle bevande (+10%). Aumenti di produzione abbastanza consistenti hanno caratterizzato anche il settore della lavorazione della carta, stampa e grafica (+7,3%). Saldi negativi caratterizzano invece l'industria della ceramica (-2,7%), penalizzata da consistenti tagli alla produzione di stoviglie (-30%) compensati solo in parte dalla discreta performance di quella di sanitari (+1,5%). In flessione anche i servizi alle imprese (-0,8%) che nel 2005 hanno finito per risentire della fase di forte espansione dell'offerta che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Per quanto concerne l'edilizia, il 2005 è stato l'ottavo anno consecutivo di crescita per la nostra provincia, anche se i tassi di crescita sono di entità più modesta rispetto agli anni precedenti. La fase di sviluppo del settore delle costruzioni è iniziata nel 1998 ed è andata crescendo di intensità fino al 2003 per poi ridurre progressivamente la sua dinamica.
Secondo le prime stime, lo scorso anno il fatturato a valori correnti dell'industria edile viterbese è stato di 713,4 milioni di euro con un aumento del 4,5% rispetto ai 682,7 milioni di euro del 2004, mostrando quindi un leggero rallentamento del tasso di crescita rispetto al + 5,8% del 2004.
In termini reali, cioè al netto dell'inflazione, tale dato sottintende un aumento delle quantità prodotte dello 0,5% contro il + 0,9% del 2004.
Il dato di insieme relativo al 2005 scaturisce dalla somma delle diverse dinamiche dei tre comparti in cui il settore è divisibile. La crescita è alimentata esclusivamente dal settore abitativo, mentre sia le Opere Pubbliche che l'edilizia non residenziale privata, hanno conseguito risultati inferiori all'anno precedente.
Tornando all'industria, se si prende in considerazione il fatturato a prezzi correnti il divario fra l'andamento dell'economia provinciale e quella italiana è meno accentuato. Al + 2,1% del dato nazionale, si contrappone infatti un buon + 5,1% per la nostra provincia, leggermente inferiore al + 6,5% misurato nel 2004. Ciò che maggiormente colpisce è che mentre a livello nazionale l'incremento del fatturato è stato alimentato soprattutto dal buon andamento delle vendite sui mercati esteri (+5,1%) cui si è contrapposta la debole evoluzione di quello italiano (+1%), l'industria viterbese invece ha basato la sua buona prestazione sul mercato interno (ricavi + 6,5%), mentre il fatturato estero ha avuto un andamento decisamente deludente (-3,3%).
Alla base di questa diversa tendenza c'è, da un lato, la particolare struttura dell'economia viterbese caratterizzata da industria metalmeccanica ed alimentare con scarsa propensione all'export, sostenute però dalla buona intonazione della domanda interna (aumento della richiesta di manufatti per l'edilizia e di prodotti alimentari freschi), dall'altra la fortissima contrazione (-44%) dell'export di stoviglie, da sempre comparto viterbese maggiormente legato ai mercati d'oltre confine.
L'area di mercato dell'industria viterbese, dopo la fase di stallo del 2004, nel 2005 ha ripreso ad ampliarsi. Le migliori opportunità questa volta sono venute dai mercati italiani extra-regionali dove la dinamica dei consumi è stata più vivace. In particolare i consumi delle famiglie sono cresciuti di appena lo 0,4% (+1,3% nel 2004), mentre la domanda dei beni strumentali ha manifestato una modesta ripresa (+ 1%).
Tra le imprese intervistate, la quota di fatturato realizzato in provincia è quindi scesa dal 15,7% al 9,2% del totale, il livello più basso registrato nell'ultimo decennio. Cresce invece di poco più di un punto percentuale il peso relativo del resto della regione, ed in particolare di Roma, che passa dal 16,1% al 17,4% del fatturato. Ma il buon andamento complessivo dei ricavi dell'industria viterbese è riconducibile, come accennato, ai forti incrementi conseguiti nelle altre regioni d'Italia, che passano dal 46,6% al 52,2%, toccando un nuovo massimo. L'export, frenato dai fattori già visti, perde parte del suo peso relativo, scendendo dal 21,6% al 21,3% del fatturato complessivo.
Se i consumi delle famiglie viterbesi languono, continua invece ad aumentare il loro ricorso al credito al consumo, anche se in modo meno accentuato che negli anni precedenti. Nel 2005 in provincia gli impieghi del sistema bancario a favore delle famiglie sono risultati pari ad euro 1.894.776.000 contro 1.697.162.000 euro del 2004 con un incremento dell'11,6%, quindi con una dinamica in leggera frenata rispetto al + 12,3% dell'anno precedente. Va in ogni modo segnalato che nel 2005 l'incremento dell'indebitamento delle famiglie è risultato sostanzialmente in linea con quello nazionale (+11,8%) e più contenuto di quello medio del Lazio (+13,7%).
I dati relativi al mercato del lavoro, sono in controtendenza con quanto visto sinora. Gli indicatori disponibili, pur in un quadro di generale ripresa dell'attività produttiva, presentano saldi moderatamente negativi, variando leggermente a seconda della fonte.
In particolare, tra le oltre 60 imprese industriali intervistate, con una base occupazionale complessiva di oltre 3.000 addetti, il numero degli occupati è diminuito nel corso del 2005 dello 0,2%. Nei due anni precedenti, pur in presenza di situazioni congiunturali meno favorevoli, lo stesso campione di imprese, aveva visto crescere il numero dei propri occupati del + 3% nel 2004 e del +1,5% nel 2003.
A ben guardare però, il saldo complessivo del 2005 è scindibile in un -0,4% per gli operai ed in un +1,3% per gli impiegati. La struttura delle imprese è ancora caratterizzata dal forte peso delle qualifiche operaie (88% della forza lavoro) a discapito degli impiegati (11% circa) e dei dirigenti (meno dell'1%).
Per quanto concerne le previsioni degli imprenditori viterbesi circa l'andamento della domanda nella seconda parte dell'anno, si manifesta un consistente aumento dell'ottimismo.
Per quanto concerne il mercato italiano, nel breve periodo, il 33% delle imprese intervistate prevede un miglioramento della domanda nel corso dell'anno (nel 2004 erano il 15%), un ulteriore 56% non prevede cambiamenti di rilievo e appena l'11% degli intervistati è orientato ad un'evoluzione negativa del mercato (a maggio 2005 erano il 29%).
Per quanto concerne l'estero, la percezione del mercato è sempre in notevole miglioramento, ma l'ottimismo prevale in modo meno accentuato. Il 27% degli intervistati ritiene infatti che nei prossimi mesi si assisterà ad una ripresa consistente dell'export (un anno prima erano appena il 15%) un altro 54% opta per la stabilità ed il 10% si dichiara pessimista (un anno prima erano il 31%).
SINTESI DEL RAPPORTO SUL SETTORE ENERGETICO
L'evoluzione subita negli ultimi anni dal settore dell'energia, in Italia come nel resto dell'Europa, ha introdotto grosse novità per gli utenti, la più rilevante delle quali è stata la nascita del mercato delle forniture energetiche.
L'Associazione Industriali di Viterbo si è mossa sin dalle prime fasi attraverso la costituzione del Consorzio Tuscia Energia, che si è rivelato uno strumento insostituibile nel garantire alle aziende che ad esso hanno aderito l'approvvigionamento di energia elettrica alle migliori condizioni offerte dal mercato.
Tuttavia, se confrontati con le medie europee, i prezzi dell'energia per le aziende italiane rimangono ancora troppo alti. Un loro necessario ulteriore contenimento passa da un lato attraverso il completamento del processo di liberalizzazione e dall'altro attraverso il miglioramento delle caratteristiche del parco produttivo nazionale e delle infrastrutture di importazione e trasporto.
La Commissione Europea ha individuato nel completamento dei mercati e nel miglioramento della sostenibilità, efficienza e diversificazione del mix energetico due indirizzi principali attraverso cui sviluppare la strategia d'azione comunitaria nel settore dell'energia per i prossimi anni.
La pianificazione energetica a livello locale riveste, in tale contesto, un ruolo fondamentale nell'individuare le potenzialità e le risorse offerte dal territorio, nel pianificare obiettivi di sviluppo coerenti e sostenibili e nel definire strumenti adeguati al loro conseguimento.
I Piani Energetici Regionale e Provinciale, redatti rispettivamente nel 2001 e nel 2002, necessitano ormai di una completa revisione a causa degli imponenti mutamenti subiti nel frattempo dal contesto normativo e di mercato del settore energetico italiano.
L'Associazione Industriali di Viterbo, in virtù della particolare sensibilità sviluppata nei confronti delle tematiche energetiche, che per molte aziende costituiscono uno dei principali fattori di competitività, ha ritenuto di poter fornire un primo contributo concreto al processo di rielaborazione della pianificazione energetica locale attraverso la pubblicazione di un Rapporto sul Settore Energetico.
Nelle intenzioni, tale documento vuole anzitutto essere uno strumento di conoscenza della situazione energetica nazionale, della pianificazione locale e delle opportunità che sono offerte alle imprese nell'attuale contesto di mercato. In secondo luogo, il Rapporto evidenzia alcuni argomenti che l'AIPV ritiene debbano trovare uno spazio adeguato nella rivisitazione dei Piani Energetici Regionale e Provinciale.
In particolare, dal punto di vista programmatico, si ritiene che la pianificazione energetica locale possa essere uno strumento efficace solo ove sia in grado di seguire da vicino i mutamenti che interessano i mercati dell'energia, che subiscono gli effetti di un contesto internazionale caratterizzato da dinamiche spesso imprevedibili, e che presentano un quadro di norme e regole di funzionamento in continua evoluzione. I piani energetici devono pertanto prevedere aggiornamenti con cadenza annuale o, al più, biennale e un attento monitoraggio dei risultati conseguiti.
In relazione, poi, al potenziamento delle infrastrutture energetiche di interesse nazionale, considerando che nell'ambito del polo energetico litorale è in corso la conversione a carbone della centrale ENEL di Torre Valdaliga Nord (Civitavecchia), si ritiene che debba essere valutata, per ragioni di sviluppo, sostenibilità e differenziazione delle fonti, l'opportunità di realizzare un terminale di rigassificazione a terra presso la Centrale di Montalto di Castro. E' infatti ormai evidente come una riduzione dei prezzi e una maggior sicurezza dell'approvvigionamento del gas naturale possano essere garantite solo attraverso la realizzazione di questo tipo di infrastrutture.
Infine, per quanto riguarda le realtà produttive locali, si ritiene che debbano trovare una forte incentivazione il risparmio energetico e la generazione distribuita (sia da cogenerazione che da fonti rinnovabili); a tal fine sarà opportuno prevedere strumenti integrativi di supporto da affiancare a quelli già esistenti (costituiti sostanzialmente dai Certificati Verdi e dai Titoli di Efficienza Energetica - detti anche Certificati Bianchi), che per le loro caratteristiche intrinseche non sono stati in grado di promuovere la diffusione di piccoli impianti di autoproduzione nonostante le forti potenzialità esprimibili sia dal settore industriale che da quello civile/terziario.