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Il ministro Bersani |
- Sentiamo il dovere, come forza politica, di svolgere alcune considerazioni in merito allo sciopero, peraltro ripetuto per due volte nel giro di pochi giorni, delle farmacie, anzi, molto più correttamente, dei farmacisti.
Riteniamo opportuno chiarire preliminarmente alcune questioni che rischiano di essere fuorviate:
1: l’attuale legislazione italiana prevede la presenza di una sola farmacia ogni 5000 abitanti per i comuni fino a 12500 abitanti e di una ogni 4000 per i comuni sopra 12500; questo determina che in Italia i comuni con meno di 7500 abitanti, e cioè l’80% dei comuni italiani, possono avere una sola farmacia.
2: questa è una premessa necessaria perché consente di comprendere lo stato delle cose attuali in cui una categoria, lobby?, vale a dire i “titolari di farmacia”, operano in regime di semimonopolio.
Ci sia consentita tra l’altro una divagazione sull’accezione semantica del termine “titolare di farmacia”. Per la prima volta infatti si parla di una persona ma non in ragione della sua professionalità ( gli ingegneri, i medici, gli avvocati ecc..) , ma della proprietà (dell’essere quindi titolari di farmacia ).
A questo proposito è sufficiente ricordare la disposizione che consente di detenere una licenza temporaneamente ad un erede, anche se non laureato (altro indice di come conti di più la proprietà che i diritti ), ragion per cui un giovane laureato in farmacia non potrebbe aprire una farmacia mentre un erede, pur non laureato, potrebbe continuare a gestire la farmacia di famiglia.
3: la serrata, che ha coinvolto circa il 93 % delle farmacie private, ha avuto ripercussioni gravissime nell’intero paese, soprattutto nelle zone in cui il servizio delle farmacie comunali è limitato ( basti pensare che in tutta la Regione Calabria esistono solamente 2 farmacie comunali ).
4: garantire, tra l’altro in questi giorni difficilissimi soprattutto per anziani e categorie più deboli, il servizio farmaceutico, che attiene tra l’altro alla stessa esistenza della popolazione, è a nostro avviso un dovere, la cui omissione è ai limiti dell’interruzione di pubblico servizio.
5: questo sciopero pare a nostro avviso del tutto incomprensibile, o, meglio, comprensibile solo ad una distinta categoria, ed intollerabile perché è volto essenzialmente a proteggere assurdi privilegi che durano da anni.
In questi giorni di caldo torrido, con bambini, anziani e malati che subiscono più di chiunque altro gli effetti del clima, si è ancora una volta manifestata la nostra scelta, quella di stare “da una parte”, quella di prendere posizione.
Già, perché abbiamo visto due Italie in questi giorni, quella dei “titolari”, in questo caso di farmacie, e quella di chi, di “titolare”, non ha proprio nulla, e, anzi, non è neanche titolare del diritto alla sua salute perché qualcuno ha deciso di negarglielo.
Noi non abbiamo dubbi, continueremo a stare dalla parte degli anziani, di chi soffre di gravi patologie e necessita di medicinali urgenti, di chi, a fronte di un prezzo dei medicinali in Italia spropositato rispetto al resto d’Europa, è spesso costretto a fare i conti fra la sua salute e la sua sopravvivenza, ed anche di quei giovani ragazzi e ragazze che, laureati in farmacia, vorrebbero che il loro futuro non fosse appeso all’essere o meno appartenenti ad una dinastia di “titolari”.
Partito della rifondazione comunista federazione di Viterbo