-Torna il teatro classico questa sera, domenica 30 luglio, al Teatro romano di Ferento (inizio spettacolo ore 21,15).
Elisabetta Pozzi è Medea, testo di Christa Wolf , per la regia della stessa attrice. Il testo sul quale la Pozzi ha elaborato ladattamento teatrale procede a ritroso attraverso lantico mondo giungendo sino a quella moltitudine di materiale estremamente complesso, in quanto risultante dallincrocio di materiali diversi, greci e non greci, in cui confluiscono motivi mitologici, leggendari e fiabeschi che formano tuttavia un insieme abbastanza compatto, dai quali Euripide aveva ritagliato un episodio caricandolo di significati nuovi, di elementi problematici legati alla sua sensibilità ed al suo modo di vivere.
La Medea di Christa Wolf è rovesciata: non esplode del risentimento covato per anni, in nome della libertà della donna schiavizzata dal potere di un marito ipocrita, riduttivo e stupido come Giasone; non si vendica dellabbandono e del tradimento subiti da Giasone, e quindi non matura i suoi irrazionali propositi infanticidi; non uccide; non incendia nessuna città.
La Medea di Christa Wolf subisce lemarginazione, e la subisce perchè diversa. E saranno i veri barbari, i corinzi che non la accettano, ad annientarla fino a lapidarle i figli. Il centro attorno al quale ruota la tragedia contemporanea della Wolf è dunque lemarginazione e lesclusione della donna dal positivo sociale, lattesa di una sua più giusta valutazione, anche se vana, che è poi il tema centrale di tutte le sue opere, che traggono lavvio sempre da una situazione di conflitto tra lindividuo e la società.
Leroina socialista dei suoi primi libri, con la quale lautrice ha dato inizio alla fioritura della letteratura femminile degli anni 70 e 80 nella ex Repubblica Democratica Tedesca, è diventata poi una donna complessa, nella quale indissolubilmente si intrecciano il passato remoto, il passato prossimo e un angoscioso terrificante presente che è quello dei nostri giorni.
Attrice genovese formatasi allo Stabile di Genova, Elisabetta Pozzi ha debuttato a diciassette anni ne Il fu Mattia Pascal di Pirandello, regia di Luigi Squarzina (1974) accanto a Giorgio Albertazzi, con cui ha lavorato in molti spettacoli tra cui Peer Gynt e Antonio e Cleopatra. Attiva soprattutto in teatro, ha lavorato anche in cinema e TV; dal 1979 è nellensemble del Teatro di Genova dove lavora tra laltro in Re Nicolò di Wedekind, Le tre sorelle di Cechov, Terra sconosciuta di Schnitzler, ne La putta onorata e La buona moglie di Goldoni e in Arden di Feversham per il quale ottiene il Premio UBU. In seguito lavora tra gli altri con Jonathan Miller (Misura per misura, 1987) e Aldo Trionfo (Francesca da Rimini, 1988) e nel 1988-89 al Teatro di Genova trionfa con Giacomo, il prepotente di Giuseppe Manfridi.
Nel 1989 prende parte alla produzione del Teatro Stabile di Parma (allora Collettivo) de Il Gabbiano di Anton Checov, regia di Walter Le Moli. Tra i suoi maggiori spettacoli del decennio 1990-2000: I serpenti della pioggia di Enquist, regia di Franco Però (1990), per il quale ottiene ancora il Premio UBU, Zio Vanja di Cechov regia di Peter Stein (1996) e Il lutto si addice a Elettra di ONeill per la regia di Luca Ronconi (1997), per cui ha ottenuto il Premio Ubu, Max Gericke di Manfred Karge per la regia di Walter Le Moli e Adelchi (in cui era al fianco di Carmelo Bene); recentemente è stata Amleto per la regia di Walter Le Moli.