Senza Filtro -Da quando sono entrato in carica come consigliere provinciale, ho più volte insistito sulla necessità di investire nei collegamenti trasversali, differentemente non faremmo altro che assecondare il processo di inglobamento della nostra zona alla periferia romana, con la dipendenza, la perdita di specificità e di identità che ne deriva.
Tra i collegamenti trasversali un’importanza particolare ha la ferrovia Orte-Capranica-Civitavecchia.
Su questo fronte, dopo l’insediamento delle giunte dell’Unione in Provincia e Regione, si registrano i primi significativi risultati.
Nelle prime settimane di mandato, una mozione presentata dal consigliere provinciale Manglaviti è stata approvata dal consiglio, ciò impegnava la Provincia di Viterbo ad includere la riapertura della ferrovia tra le priorità per la Tuscia.
In una riunione della commissione Mobilità della Regione Lazio, alla quale ho partecipato assieme all’assessore Corsetti, si è ottenuta la disponibilità dell’Autorità Portuale di Civitavecchia e della Tyssen Krupp di Terni a contribuire economicamente ai lavori necessari.
L’ostacolo era però rappresentato da RFI e Trenitalia: le spa derivate dalle vecchie FFSS erano accanitamente contrarie ad un investimento su quella tratta. Sarà un caso, ma RFI ha un preciso tornaconto dall’abbandono di un segmento ferroviario cosi utile. Il trasporto merci da Orte al porto di Civitavecchia, infatti, attualmente è costretto a deviare su Roma, con il risultato di congestionare ulteriormente il traffico su ferro nella capitale, ma con un rilevante lucro per le ex FFSS.
In base al “Decreto Angelini”(43T/2000), infatti, il pedaggio pagato per ogni treno merci è determinato dal numero dei “nodi” ferroviari attraversati e dal tempo necessario al trasporto.
Facendo circolare i treni merci su Roma anziché attraverso la Tuscia, un convoglio impiega da 4 ore in su, anziché un ora e 48 minuti, con una spesa di 5,3 volte maggiore per le aziende e con un evidente lucro per RFI.
Risulta chiara l’opposizione dei vertci ex-FFSS, che non avendo argomenti migliori contro la riapertura della Orte-Capranica-Civitavecchia, sono arrivati a disertare le riunioni in Regione, lasciando di stucco assessori regionali, provinciali, sindaci, imprenditori, nonché il sottoscritto.
Con un atto di grande responsabilità la Regione ha dunque proceduto a rilevare da RFI il “sedime” ferroviario, ovvero la proprietà ferroviaria, scavalcando di fatto l’ostruzionismo di alcuni soggetti.
Intanto l’assessore provinciale Corsetti dava un segno di coraggio e serietà, sconosciuto ai suoi predecessori, impegnandosi a far riaprire innanzitutto la tratta Capranica-Orte, che versa in buone condizioni… prima che l’abbandono ne pregiudichi lo stato.
Ricordiamo che Storace pensava di spendere ingenti somme per trasformare la ferrovia in “pista ciclabile”… della serie “dategli le brioches”.
Per ripristinare il traffico minimo per pendolari tra Capranica e Orte sono sufficienti circa 230mila euro l’anno: se pensiamo che la Regione ha appena stanziato più di 800mila euro, per la costruzione di un mega-parcheggio per i pendolari a Orte-Scalo, capiamo da soli quanto non sia un “gran problema” il ripristino del traffico in questa tratta: con una cifra pari a quella del parcheggio potremmo garantire tre anni di servizio.
Il problema maggiore lo troviamo dunque nella tratta Capranica-Civitavecchia, che è stata in parte smantellata.
I lavori di recupero necessitano almeno 200miliardi delle vecchie lire. Abbiamo trovato, come già spiegato, la disponibilità ad investire da parte di diversi importanti soggetti, c’è la possibilità di attrarre finanziamenti nell’ambito della realizzazione del cosiddetto “corridoio 5 sud”, ovvero una variante del corridoio ferroviario Kiev-Lisbona: quello stesso per cui si finanzia la TAV in Val di Susa.
Si potrebbe, per una volta, aiutare il territorio e i cittadini, con un'opera a misura d’uomo, anziché passare sulle loro teste come carri armati, analogamente a quanto avvenuto nel nord Italia.
Buone prospettive, dunque, però i conti non tornano: qualcosa manca all’appello… sono “spariti” ben 123 miliardi !!! Mi riferisco al denaro stanziato per il recupero della Orte-Capranica-Civitavecchia nell’ambito del Contratto di Programma Stato- FS 1996/ ’98.
Nella convenzione per la cessione del sedime alla Regione non se ne fa menzione, né finora si è trovato qualcuno in grado di rispondere, quindi rinnovo pubblicamente la mia domanda, che fine hanno fatto quei 123 miliardi?
Spero che non siano stati “stornati” in favore di opere in altre parti d’Italia, sarebbe molto grave e meritevole di spiegazioni oltre che dalle ex-FS, anche da chi doveva tutelare gli interessi della nostra terra su preciso mandato degli elettori.
Se coi “nostri” soldi si fosse fatto un ponte a Sondrio, o un viadotto a Latina, chiedo almeno che venga intitolato al “buon cuore” dei viterbesi, o alla inefficacia dei loro ex-rappresentanti… Attendo risposta.
Il consigliere provinciale Riccardo Fortuna
Partito della Rifondazione Comunista