Senza Filtro - Il rappresentante presso Laziodisu, Torregiani, si premura di far sapere che non parteciperà all'incontro sull'Università promosso dai Ds, dove sentirebbe la solita propaganda.
Certo, sentirebbe parlare del fatto che i governi Berlusconi hanno ridotto gli stanziamenti per l'edilizia universitaria da 250mil euro a 90mil euro (ricordo che sono i soldi con cui si mantengono e arredano aule e laboratori). Fatto verificabile e incontestabile.
Sentirebbe parlare del fatto che il finanziamento per le università è sempre rimasto inferiore a quello del 2001, con l'unica eccezione del 2005, in non casuale coincidenza con la minaccia di dimissioni da parte di tutti i rettori delle università italiane consci di rischiare di non poter pagare gli stipendi regolarmente.
Sentirebbe parlare dei tagli costantemente operati ai finanziamenti per la ricerca pubblica, in una situazione in cui si considerano spese di "ricerca" anche quelle postali, telefoniche, di cancelleria, sì che in molti dipartimenti dediti alla ricerca di base non sono infrequenti i casi di chi si paga queste spese di tasca propria.
Tutto questo mentre si aumentano i finanziamenti ad alcuni istituti di ricerca caratterizzati da tre specifiche caratteristiche: essere privati, essere gestiti da direttori di acclarata appartenenza politica (in qualche caso senza neanche una laurea), ma soprattutto non prevedere alcuna forma di controllo sulla qualità della ricerca prodotta e della didattica offerta. Forse sentirebbe anche dire che si è ridotto ad un terzo del precedente, limitandone pure l'autonomia, lo stanziamento per l'INFM. Ironia della sorte nella valutazione che lo stesso Governo ha voluto fare sui risultati della ricerca si è scoperto che l'INFM rappresentava il miglior istituto italiano per la fisica: affossato.
Per "fortuna" poi è stata fatta la riforma della docenza. Una riforma la cui unica misura significativa (e pure molto discussa) entrerà in vigore nel 2013 e che ha, per ora, l'effetto di bloccare nuove assunzioni per due anni. Provasse a parlarne con chi ha appena finito un assegno di ricerca...
Capisco però che sentir dire queste cose può dar fastidio a chi non può ammettere che lo stato dell'università italiana è precomatoso per specifiche responsabilità di questo governo. Se poi si vuole pensare che colpevole dello sfascio sia Peppe Parroncini la cosa si commenta da sè. Meglio non andare, meglio evitare le occasioni di confronto, meglio schivare la dura realtà dei fatti.
Nicola Ciccoli
Ricercatore universitario