Senza Filtro -Quando nell’ormai lontano mese di agosto proposi la costituzione di un forum programmatico del centrosinistra in vista delle future elezioni amministrative non mi aspettavo nel mio partito reazioni indignate, ammonimenti ed un sostanziale rifiuto verso ogni forma di coinvolgimento esterno.
Avrei dovuto capire fin da allora ciò che poi sarebbe successo.
Neanche il tanto celebrato popolo delle primarie del 16 ottobre ha smosso i “dirigenti” della sezione Ds dalle loro antiquate e settarie certezze.
Le 1200 persone che hanno votato per i candidati dell’Unione erano il segno inequivocabile di una domanda di politica e di una preziosa disponibilità che andava interpretata e valorizzata, così come la straordinaria vitalità, tutta esterna alle istanze di partito, che ha caratterizzato la nostra comunità negli ultimi anni.
Tutto ciò non conta perché “è il patito che deve decidere!”: hanno detto i soliti “dirigenti”.
Altrettanto grave è stato il disprezzo per gli altri partiti della coalizione che sono stati accuratamente tenuti fuori da una discussione, se così si può chiamare, di una povertà desolante.
Questo atteggiamento di chiusura ha rinnegato clamorosamente la linea politica che nell’ultimo quindicennio ha caratterizzato i Ds a tutti i livelli, compreso quello locale, cioè la giusta ricerca dell’unità condotta con senso di responsabilità e lungimiranza.
Considero questa mancanza di generosità e di umiltà il peggiore dei difetti in un momento storico in cui i partiti, in evidente crisi, dovrebbero elaborare un progetto politico partendo dalla coscienza dei propri limiti. Ma questa è una considerazione politica, ciò che è successo nella nostra sezione è a livelli più bassi ed evidenzia problemi che hanno più a che fare con l’etica che con la politica.
Molti osservatori esterni si chiedono cosa sia successo ed anche qualcuno all’interno probabilmente non ha capito e oggi dice che abbiamo sbagliato metodo.
La verità è che quello di rinchiudersi in un ghetto non è stato un errore ma una proposta consapevole di alcuni “compagni” motivati da mal nascoste aspirazioni personali, che poi è stata disgraziatamente condivisa in nome di uno sterile orgoglio di appartenenza a un gruppo “dirigente” che non è stato capace di dirigere neanche se stesso.
La verità è che l’apertura di un confronto più ampio è stata volutamente evitata perché avrebbe probabilmente portato a scelte poco gradite o comunque fuori dal controllo di chi si ostina a “dirigere” il niente o poco più, mantenendo così comunque un diritto di veto ed un potere che si fregia delle insegne e delle bandiere, utile in qualche caso anche ad altri vantaggi.
Per quanto mi riguarda credo di aver agito con correttezza e non ho niente da rimproverarmi se non l’ingenuità, che comunque in politica è un grave difetto.
Ho vissuto la mia esperienza di assessore e di vicesindaco con dedizione e serietà, dando quel che potevo dare, lavorando quotidianamente senza rubare la scena ma stando sempre un passo indietro, fiducioso che il mio impegno sarebbe stato apprezzato e poi premiato con un passaggio che sarebbe potuto avvenire in modo naturale, dando ascolto alla domanda di continuità che proveniva da più parti.
Ciò non è avvenuto per responsabilità in primo luogo del sindaco, che è la persona che più mi ha deluso, ma anche di altri aspiranti sindaci (il segretario non era il solo) e i Ds si sono così infilati da soli in un ginepraio dal quale oggi si vuole uscire tirando fuori un coniglio dal cappello (tanto è il prestigiatore che comanda).
Non ho niente contro Alberto Bambini e lui lo sa. Lo invito amichevolmente a diffidare delle persone che oggi più lo esaltano con la faciloneria che da sempre li contraddistingue e di tenere maggiormente in considerazione la saggezza di coloro che esprimono perplessità, e tra queste anch’io, sulla sua candidatura a sindaco.
Un sindaco non si inventa dall’oggi al domani: così fa Forza Italia con i risultati disastrosi che si vedono già in molti comuni d’Italia; da noi fortunatamente hanno sempre prevalso altri metodi (almeno fino ad oggi).
Per ciò che concerne il mio futuro sono di fronte a più possibilità. Deciderò nei prossimi giorni.
Solo una cosa è certa: siccome sono un uomo libero deciderò io, non il “comitato direttivo” dei Ds di Acquapendente dal quale annuncio le mie dimissioni.
Fabrizio Pieri
Vicesindaco di Acquapendente