- La Viterbese torna da Giugliano con uno sbiadito pari, a reti inviolate, che la porta a 39 punti in classifica. Il che rende ancora più palpabile il conseguimento dell'obiettivo salvezza. Di questi tempi è grasso che cola, vista l'aria che tira in società e le scadenze che ormai incombono.
Tutto bene, dunque. Anzi no, tutto bene per niente. E' da troppo tempo a Viterbo che il calcio, quello giocato che porta i tifosi negli stadi, finisce per passare regolarmente in secondo piano. Il cuore è sempre altrove. I risultati e la posizione in classifica della squadra non fanno più notizia. Ciò non dovrebbe mai avvenire, sotto qualsiasi latitudine. Perché il calcio è fatto di emozioni che si vivono sul rettangolo verde, fino a prova contraria, non nelle stanze dei bottoni avvolte da più o meno spesse cortine fumogene.
Le sconfitte del Melfi e della Pro Vasto, in aggiunta al pareggio nell'anticipo tra Cisco e Rende, avrebbero potuto far ipotizzare (sognare?) un possibile aggancio alla zona play off. Eventualità ormai fuori portata. Ciò avrebbe consentito di tenere alta l'attenzione anche sulla squadra e sulle questioni tecniche, oltre che sui problemi societari che stanno avvelenando da mesi l'ambiente. E, con questo, determinare un riavvicinamento dei tifosi sempre più delusi e disincantati.
Contro un Giugliano deludente, che in casa non vince dallo scorso ottobre, la Viterbese doveva osare di più. Invece Chiappini ha puntato tutto sulla granitica difesa (tre reti nelle ultime nove partite), ha insistito nello schierare il patetico Rossi (pur in assenza di Scichilone, infortunato e comunque mai finora determinante) e ha schierato come unica punta l'oggetto misterioso Venturini.
Mentre i giovani talenti Grimaldi e Latini si continuano a tenere a casa, non si sa bene a far cosa visto il poco che passa il convento. Un ostracismo di cui prima o poi si dovrà pur dare conto. La squadra continua a non segnare o a farlo con il contagocce. Di schemi nemmeno a parlarne. Un'arrendevolezza tattica davvero inspiegabile.
E così il campionato gialloblù, a sei giornate dalla fine, si può ritenere virtualmente concluso. Il solo alibi che possiamo concedere al mister è di aver operato in un marasma che avrebbe mandato forse in tilt tecnici più abili e preparati di lui. E con questo chiudiamo una polemica che dura da mesi, ma che ci vede fermi nel reiterare il nostro pensiero. Vale a dire che, con un altro allenatore alla guida, questa stessa squadra avrebbe potuto fare molto di più di quanto ha fatto. Anche in rapporto all'assoluta modestia delle antagoniste.
Ora tutta l'attenzione è concentrata sulle prossime mosse della società. Che invitiamo caldamente a dare, già da domani, un segnale preciso sugli obiettivi che intende perseguire. Il 31 marzo è dietro l'angolo. La squadra è praticamente salva. L'anno prossimo ci sarà da ripartire da zero, perché non si è costruito un bel nulla. Non è più il caso di scherzare con il fuoco.
Sergio Mutolo