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Una molletta salverà le mura
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-La verità? La verità è che il cantieraccio di porta Murata è solo un esempio. Desolante esempio di come il sottosviluppo politico-amministrativo, di come l’assenza di lievito morale e di dibattito culturale, di come la mancanza di un correttivo qualsiasi a questo cronico stato di cose possano ridurre in fin di vita un patrimonio storico e ambientale che in tanti, pure, si ostinano a inviadiarci.
Questi i capi d’imputazione sulla cui base invocare (proprio come Pasolini fece per i potenti democristiani degli anni Settanta) un Processo alla classe dirigente che da quindici anni governa questa bellissima quanto infelice città.
Ci siamo. Dopo domani (domenica 17) “Una molletta per le Mura” chiama in piazza la Viterbo Altra e Civile, quella che non è disposta a omologarsi alle rozze scelte della giunta Gabbianelli in tema di politica di valorizzazione del nostro patrimonio monumentale e identitario. Sia chiaro una volta di più: chiamiamo all’armi dell’intelligenza e della creatività, del rigore e della passione tutti i cittadini viterbesi. Senza distinzioni di credo politico. Senza strumentalizzazioni di sorta. Senza se e senza ma!
L’urbanistica viterbese sub specie gabbianelliana a proposito di mura è presto detta: il perimetro di questo straordinario monumento “stressato” oltre ogni limite per accogliere un numero senza fine di insediamenti commerciali e parcheggi. Qua e là qualche spruzzo di aiuole fiorite e improbabili teatrini. Verde pubblico ridotto a decoro (altro che dibattito sul parco per Viterbo!). Nessuna vera idea vincente di valorizzazione. Nessuna saggezza civica e lungimiranza amministrativa
In questi giorni in tanti ci hanno chiesto: ma a che serve la molletta? Io e Alfonso Prota (co-regista di questa “performance popolare” promossa dal coordinamento “Salviamo l’Arcionello”) abbiamo puntualmente e sibillinamente risposto: portatela e vedrete. Saranno le mollette a salvare le nostre (ancora per quanto?) splendide mura medievali. È giunta l’ora di svelare il gioioso arcano: domenica mattina le mollette serviranno a stendere pensieri, parole, disegni, desideri dei viterbesi che vogliono salvare le mura dagli effetti devastanti della “urbanistica del somaro” (la definizione è di Le Corbusier) dell’attuale amministrazione.
Chiederemo a tutti di giocare, di commentare, in forma di discorso o di disegno, le brevi frasi di “vecchi” illustri amici che in passato hanno visitato Viterbo descrivendone le mura in tutto il loro fascino antico.
Da Vitaliano Brancati a Mario Luzi, da Rafael Alberti ad Alfonso Gatto. Un filo lungo cento metri attenderà sul lato opposto della Cassia il contributo dei Viterbesi che avranno voluto far sentire la loro voce. Che avranno voluto levare alto con noi il loro grido, il loro desiderio di una Viterbo più bella. E più felice. A questo servirà la molletta che avrete portato.
E non finisce qui: perché, se i Numi ce lo consentiranno, torneranno dall’ade anche le ombre, i fantasmi dei diciassette tigli sciaguratamente tagliati a ferragosto (le cui ombre incombono, infelici e incazzate, anche nel volantino che in questi giorni ha invaso la città; andatatevele a riguardare, esse gridano “vendetta!”). Piante antiche, e amiche, abbattute senza pietà. Per “spettacolarizzare” le mura. Senza uno straccio di sensibilità urbanistica. Per ridurre la nostra più straordinaria memoria collettiva e identitaria a deserto bellico. Come accadeva alle città medievali in guerra: ricordate l’affresco senese di Guidoriccio da Fogliano che va all’assedio di Montemassi? Solo che a noi cittadini del nuovo millennio tocca in sorte l’assedio di macchine, monossido di carbonio e shopping…
A tutti gli interessati: per il concomitante passaggio di una gara ciclistica diretta a Soriano, l’orario d’inizio della performance popolare “Una molletta per Viterbo” è posticipato alle 11.00. L’iniziativa si svolgerà anche in caso di tempo incerto. Perciò: insieme con molletta e forbici, portate tutti k-way e ombrello!
Vi aspettiamo in tanti!
del Coordinamento “Salviamo l'Arcionello”
Le citazioni
Il treno fischiò. Dal finestrino, Enrico vide le mura di Viterbo, scure, alte e senza porte. Le torri opponevano, con un senso di capogiro, la loro fermezza alla tempestosa corsa delle nubi.
Vitaliano Brancati
Viterbo, in contrasto con Roma, era detta la città grigia. Ma sembra oggi composta di due città diverse rimescolate insieme, ed il Medio Evo di pietra lotta con il cemento.
Guido Piovene
Todo está vivo aquí. Cantan las piedras
erguidas en las torres y palacios.
Voces de lo que fue se escuchan todavía
por las calles, las plazas y las fuentes.
Rafael Alberti
Oltre le mura vidi nella polvere
un piazzale deserto, il cielo rosa
con il fumo celeste della sera.
Alfonso Gatto
Viterbo è scura di pietre. Anche la vaghezza umanistica vi ha qualcosa di arcigno. L’aria è solida. Il colore, variegato di ossidi fin dall’età remote, è inafferrabile dagl’impasti della tavolozza più scaltrita.
Il medioevo di Viterbo, guardato dai siti abbandonati, è veramente di una potenza arcigna; fa tragedia con l’aspetto.
Virgilio Marchi
Sono delle mura semplici, dei bastioni, dal colore così grigio, che in realtà nessuno si batterebbe con rigore, con rabbia per difendere questa cosa. E io ho scelto, invece, proprio di difendere questo passato anonimo, questo passato senza nome, questo passato popolare.
Pier Paolo Pasolini
E i paesi di macigno grigio sono bellissimi e severi: una città intera, Viterbo, è così grigia di argento brunito, le case stupende che possiede, quella piazza del Duomo col palazzo dei Papi, la grande fontana gotica, le mura che ancora la cingono e le chiese magnifiche anche se sconciate dalla guerra.
Cesare Brandi
Viterbo appare come il termine o la tappa favolosa ai sensi afflitti dell’antico pellegrino dopo un duro viaggio. La cinta quasi intatta delle sue mura con inserite le torri e le absidi di alcune chiese e da esse l’emergere delle cupole e di altre torri più affilate sparse nei colli interni dell’abitato corrispondono così intimamente al fantasma di città che la mente si rappresenta nelle solitudini da lasciare per un momento incerti non si tratti d’un luminoso inganno.
Mario Luzi