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Barbieri
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C’è posta per Paolo Barbieri.
Ma il presidente del consiglio preferisce chiudere la busta, anzi non aprirla proprio.
Curioso scambio epistolare stamani tra Gabbianelli e Barbieri. Di buon mattino, il sindaco fa recapitare una missiva al presidente del consiglio, in cui gli chiede di annullare le sedute fissate per il 13 e 20 aprile. Motivo, i chiarimenti amministrativi nella maggioranza.
Barbieri riceve. E di conseguenza convoca i capigruppo per domani mattina alle 11. Solo che nella lettera si “dimentica” di scrivere che all’ordine del giorno c’è la cancellazione delle due sedute. Ma fa solo riferimento a quella del 13, per la concomitanza del congresso nazionale dell’Udc.
Il sindaco lo viene a sapere e se ne rincresce.
Quindi manda una seconda missiva. Il cui senso potrebbe essere più o meno il seguente: “Mi felicito per il congresso e capisco le ragioni del rinvio, ma non ti sarai mica dimenticato della mia di richiesta?
Per un banale errore di distrazione, ti sei dimenticato di far presente che avevo chiesto io l’annullamento e anche per il 20.
Eppure l’avevo scritto in times new roman 12. E pure in grassetto. Deve esserti sfuggito. Ma è colpa mia, avrei dovuto anche sottolinearlo”.
La lettera si chiude con sentimenti di stima e affetto e un buono per una visita oculistica.
Ovviamente è una ricostruzione ironica.
Solo che il secondo invio diventa particolarmente difficoltoso.
I messi hanno cominciato a girare a vuoto, nel tentativo di notificare la lettera al presidente o anche a un impiegato qualsiasi dell’ufficio di presidenza. Magari anche all’addetta alle pulizie.
Le stanze sono vuote e il fax spento.
Per fortuna, i nuovi mezzi di comunicazione hanno aiutato a risolvere il problema. Alla fine, il contenuto è stato letto per telefono a Barbieri.
Ma non è dato sapere se la linea abbia retto per tutta la durata della conversazione.