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Riceviamo e pubblichiamo
- Come avevo annunciato con una lettera pubblicata anche dal quotidiano on line “Tusciaweb” il 20 ottobre 2006 (per chi volesse rileggerla la trova su tusciaweb), in questi giorni stanno arrivando i primi frutti del lavoro del documentatore di passaggio con semaforo rosso (così si chiama in gergo tecnico), piazzato nei primi giorni del mese di novembre scorso.
Ribadisco che il rispetto delle norme del Codice della Strada è essenziale al fine della salvaguardia della vita umana e della sicurezza della circolazione stradale.
Per quanto riguarda il passaggio con il semaforo rosso, bisogna però evidenziare che l’intento della pubblica amministrazione che lo installa deve risultare chiaramente conforme a quanto detto.
E’ di tutta evidenza che tempi molto ridotti della durata della luce gialla, dello scatto dall’avvento di quella rossa non possono ritenersi ragionevolmente improntati alla sicurezza, ma possono dare qualche sospetto circa l’uso finalizzato a dare ossigeno alle asfittiche casse comunali.
In questi giorni ho avuto modo di visionare numerose fotografie, di leggerne i relativi verbali. Ho fatto un sopralluogo all’ufficio contravvenzioni della polizia locale di Vetralla in via La Marmora in località Selvarella. Da tutti questi elementi raccolti, potendo vantare una certa esperienza nella materia, mi permetto di far presente agli interessati quanto segue:
A proposito di alcune “leggende metropolitane”
1) Non è assolutamente vero che vengono scattate foto con la luce gialla, il decreto di omologazione dello strumento lo vieta esplicitamente. Chi dalle foto (scattate di sera o notte) vede accese sia la luce rossa che quella gialla, in realtà vede una rilevazione infrarossa. Cioè, una rappresentazione grafica del calore rilevato (le luci risultano infatti tutte bianche);
2) Non è vero che viene fotografata anche la faccia del conducente. Vengono scattate in sequenza quattro foto della parte posteriore del veicolo, tutte poi dislocate su una timeline e le prime due ingrandite per evidenziare la targa;
3) Non è vero che bisogna fare la dichiarazione del conducente del veicolo all’atto del ritiro della foto presso l’ufficio. Per questo c’è tempo 60 giorni. Comunque il personale presente nell’ufficio non essendo ne pubblico ufficiale ne pubblico dipendente non può chiedere ne accettare nessuna dichiarazione;
4) Non è vero che è possibile fare ricorsi collettivi. La c.d. “action class” di stampo anglosassone, in Italia è al momento una proposta di legge per consentire una migliore tutela dei consumatori verso grandi aziende private. Nel caso delle sanzioni amministrative connesse alla violazione del Codice della Strada, ogni verbale ha il suo singolo iter, non si può fare un solo ricorso per più verbali.
A proposito del funzionamento dello strumento.
1) Considerato che il giallo dura circa 4 secondi (pur non essendoci nessuna legge che ne stabilisca la durata, stranamente questo tempo varia da foto a foto), in considerazione che la velocità consentita nel tratto è di 50 km/h, era opportuno che la durata fosse stabilita in almeno sei secondi.
A Viterbo, al semaforo delle Pietrare (il cui impianto è sempre di proprietà della stessa ditta che lo ha installato a Vetralla), il giallo dura oltre 5 secondi (sembra poco ma è il 25% di più). Un tempo così basso può facilmente provocare tamponamenti a catena con buona pace della sicurezza stradale;
2) In molte foto il primo scatto fotografico è avvenuto quando il rosso del semaforo si era acceso da 110- 120 millesimi di secondo. Praticamente tempi da Formula 1. Dalla mia esperienza, per quanto riguarda il semaforo delle Pietrare, il Giudice di pace di Viterbo (a cui si ricorre anche per Vetralla) ha annullato i ricorsi presentati con tempi molto maggiori dell’ordine di anche 800-900 millesimi (a Viterbo il tempo viene misurato in centesimi di secondo).
A proposito dell’ufficio contravvenzioni della polizia locale di Vetralla in via La Marmora in località Selvarella.
1) Da quanto o visto, dalle testimonianze raccolte, dai documenti visionati ed acquisiti, il personale li presente, non risulta idoneo al compito che svolge.
La detenzione, gestione e diffusione di documenti e dati sensibili (le fotografie dimostranti la violazione e le dichiarazioni su chi conduceva il veicolo) sono soggetti dal D.lgs. 196/2003 e successive modifiche (c.d. Legge sulla Privacy) a particolari cautele. Questo vuol dire che non possono essere affidati a privati (come invece risulta). A questo proposito ho già presentato un esposto al Garante della Privacy;
2) Da quanto scritto sulla porta dell’ufficio (polizia locale) e da quanto poi al suo interno avviene, appare rilevabile un aspetto ingannevole, mancando la presenza del pubblico ufficiale;
3) Tutte le raccomandate relative ai verbali sono state spedite da Trento C.P.O.. Quindi c’è una ditta che riceve per via telematica i verbali, li elabora, li stampa, li imbusta e spedisce. In questo modo, anch’essa raccoglie e detiene dati sensibili senza che l’interessato ne sia messo a conoscenza;
4) L’orario di ricevimento del pubblico andrebbe integrato con almeno un accesso pomeridiano, al fine di consentire di andarci a chi non può assolutamente farlo di mattina.
Sarebbe bene che la pubblica amministrazione di Vetralla, se davvero (come dice) è interessata solo ad aumentare la sicurezza della circolazione stradale, faccia in tempi rapidi una serie di verifiche e controlli.
Altrimenti, come già successo altrove, rimarrà presto vittima del sistema messo così maldestramente in piedi. La ditta privata che gestisce il sistema riceve un compenso a percentuale sulle sanzioni riscosse e quindi per questo ha tutto l’interesse ad estremizzare le rilevazioni.
Luciano Segatori