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Il prefetto Giacchetti
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- Trentramila persone evacuate nel raggio di un chilometro, un notevole dispiegamento di mezzi e uomini, cliniche e case di cura da liberare, forze dell’ordine a pattugliare la città.
Dalle 9 di domenica sei maggio, mentre gli artificieri saranno al lavoro per disinnescare la bomba ritrovata a Santa Lucia, gran parte di Viterbo si fermerà, sospesa in un’atmosfera irreale.
La data è stata decisa ieri durante la riunione dell’unità di crisi in Prefettura, unità di crisi anche lei costretta al trasloco in questura il sei, visto che Piazza del Plebiscito si trova all’interno del cordone sanitario.
“Il disagio per i cittadini sarà notevole spiega il prefetto Giacchetti ma l’evacuazione è necessaria. A Vicenza, dove nel 2001 è stato ritrovato un ordigno simile, l’area di rispetto è stata nel raggio di tre chilometri. Qui sarà la metà, soltanto perché è stato possibile realizzare barricamenti e terrapieni per rendere la zona più sicura.
Ci atteniamo al protocollo militare, il nostro obiettivo è il rischio zero”.
Tempo previsto per le operazioni, tre ore salvo imprevisti.
Nei prossimi giorni saranno diramate tutte le informazioni necessarie, mentre il Comune recapiterà alle famiglie interessate, un opuscolo con le informazioni utili.
“Un ringraziamento continua il prefetto va fatto alle forze dell’ordine, impegnate nella bonifica e non solo, visto che metteranno a disposizione le loro strutture per dare un ricovero a chi dovrà lasciare le proprie abitazioni”.
Alle forze dell’ordine, invece, il compito di sorvegliare la zona dentro la linea rossa, per evitare episodi di sciacallaggio. Fin dalle prime ore del mattino l’area da evacuare sarà sotto controllo, per facilitare l’uscita e impedire l’accesso.
Anche la Asl si sta mobilitando. “La procedura d’emergenza spiega il direttore Aloisio ci consente di dimettere il 20% dei ricoverati a Belcolle, questo ci consentirà di rendere disponibili 76 posti più altri dodici al day surgery a Ronciglione, per ospitare pazienti come quelli che si trovano a Villa Rosa”.
Coinvolta anche la Sovrintendenza, per proteggere beni artisti che potrebbero subire danni.
“L’ordigno spiega il generale Alexic è conosciuto e non presenta particolari problemi. L’impresa è delicata, ma non difficile”.
Gli artificieri disinnescheranno l’ordigno, che poi sarà trasportato a Monte Romano, dove sarà fatto brillare.
All’unità di crisi, cui fanno parte prefettura, forze dell’ordine e di polizia, comune e provincia di Viterbo, Asl e enti coinvolti, ha garantito il proprio appoggio anche il capo della protezione civile Guido Bertolaso.