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Patrizio Poscia uno dei ragazzi morti sulle Verentana
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Riceviamo e pubblichiamo
- Poche parole: “PATRIZIO HA FATTO UN INCIDENTE”.
Il sorriso che ancora aleggiava sui nostri volti dopo quella splendida giornata lasciò il posto all’ansia.
Le notizie erano poche, ognuno riportava la sua versione, l’attesa era insostenibile.
Pochi secondi e il motore della macchina andava: direzione Viterbo.
La strada sembrava un deserto, l’orologio scandiva inesorabilmente ogni minuto, i secondi ci sembravano un’eternità.
Il telefono continuava a squillare, tutti volevano notizie, ma in quel momento le certezze ci facevano paura.
In testa avevo la loro immagine, la Fiat brava che si parcheggia, gli sportelli si aprono ed eccoli, loro, bellissimi: PATRIZIO avvolto in un vestito a giacca che lo faceva sembrare più grande, la camminata disinvolta, da vero “boss” quale era; SASI, elegantissimo, ci veniva incontro con quel suo sorriso inconfondibile da vero gentiluomo e JAKY, il nostro piccolo, la giacca blu, la camicia bianca e la sua sciarpa a righe dalla quale mai si divideva e che lo faceva sentire un vero artista.
Il pronto soccorso era vicino, un’altra telefonata, un’altra notizia: ”Hanno avuto difficoltà ad estrarli, la macchina è distrutta”. Un temporale di sentimenti, la paura, la disperazione, la speranza.
Nella testa sempre le immagini di quel giorno, il nostro giorno. Salivamo le scale, orgogliosi, fieri di essere giovani, di essere arrivati al primo traguardo, 100 giorni ci dividevano da quell’esame che tanto ci preoccupava, ma noi non ci volevamo pensare: non oggi!
Le videocamere, come impazzite, seguivano ogni movimento, ogni sguardo, ogni risata.
Ecco spuntare le rose, rose rosse in segno di quell’amore, di quell’amicizia che ci univa da cinque anni, e di nuovo gli scherzi, le risate, e Patrizio che consegna la rosa a Jacopo e Samuel che lo bacia.
La porta del pronto soccorso, la porta della verità, la paura di sapere. Nelle orecchie i battiti del cuore che, come martelli, non ci davano pace. Un’infermiera ci dice che solo uno dei tre ragazzi è stato portato lì.
“SAMUEL è in fin di vita, PATRIZIO E JACOPO SONO MORTI”. A queste parole qualcosa dentro di noi è morto con loro. L’ultima speranza: “SAMUEL TORNA”. Ma anche lui ha chiuso gli occhi, lasciandoci un vuoto dentro, che solo il tempo potrà riempire.
A giugno, tre banchi saranno vuoti, PATRIZIO, JACOPO e SAMUEL non sosterranno l’esame ma dentro di noi il loro ricordo vive e vogliamo credere che ci stanno vicino come tre fantastici angeli.
Se potessimo, porteremmo indietro il tempo, ma questo è impossibile. Ciò che possiamo fare, ciò che stiamo facendo, è rendere più sicura quella strada, quella curva che è macchiata, oltre che dal sangue dei nostri tre amici, anche da quello di altre 26 persone.
Francesca Romana Pini
e i ragazzi della classe di Patrizio Poscia, Jacopo Gentili, e Samuele De Carolis che frequentavano la V A dell'istituto tecnico Commerciale di Montefiascone "C.A. dalla Chiesa"