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- Nessun mistero dietro alcune assenze evidenziate de qualcuno nel corso della cerimonia per la posa della prima pietra al cantiere Privilege nel porto di Civitavecchia destinato alla costruzione di megayacht più costosi ed invidiati al mondo.
La posa della prima pietra e l’inizio dei lavori da parte della cooperativa CCMS con maestranze locali fugano ogni dubbio.
Chi parlava di un cantiere che non c’è deve ricredersi: il cantiere è aperto e la massiccia presenza delle maestranze alla cerimonia ha dimostrato tutta la voglia dei civitavecchiesi “di buona volontà” di volersi mettere al servizio della propria città, che, grazie ai megayacht di Privilege yard, inanella un ulteriore successo dando al porto quel prestigio che va assommato al successo ottenuto negli ultimi anni con l’incremento delle navi di linea (le autostrade del mare) e di quelle da crociera che sbarcano centinaia di migliaia di passeggeri.
E’ vero che alla cerimonia della posa della prima pietra benedetta dal vescovo era assente il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, ma solo perché impegnato a Firenze al congresso dei Ds (come è stato precisato nel corso della stessa cerimonia).
E’ vero che era assente il presidente di Sviluppo Lazio, Giancarlo Elia Valori, ma solo perché impegnato al posto di Marrazzo nella cerimonia di “Roma fiction”. Tutte cose normali e per niente misteriose.
Come nessun mistero si cela dietro le dimissioni di Serafino Gatti da presidente della Privilege: ha scelto di continuare a lavorare per altra azienda, anche se, vista la sua notevole esperienza di avvocato, avrebbe potuto non accettare di presiedere, fin dall’inizio, Privilege.
E infine nessun giallo “paventato” dietro la mancata nomina di Mauro Masi nel cda di Privilege: essendo funzionario presso la presidenza del consiglio non ha ottenuto, in ottemperanza con la linea osservata dal governo, il richiesto assenso.
Va sottolineato poi che una delegazione di Privilege, qualche ora più tardi della cerimonia a Civitavecchia, è stata ricevuta a Palazzo Chigi dal presidente Prodi.
Eppure il buon Gianni Rivera l’ha detto pubblicamente.