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Riceviamo e pubblichiamo -
Quando c'è da dir bene, si dice bene. Quando c'è da dir male, si dice male.
Abbiamo difeso il sindaco e sempre lo difenderemo per la sua scelta (purtroppo rinviata) di chiudere il centro storico.
Lo abbiamo fatto perché la scelta del sindaco e della sua giunta è una battaglia sacrosanta per una Viterbo moderna, a misura d'uomo, finalmente libera da lobby consolidate e vecchi potentati.
Non possiamo seguire l'amministrazione comunale, invece, per quest'ultima edizione di San Pellegrino in Fiore.
Come tutti gli anni ci abbiamo portato i bambini, approfittando della belle giornate di sole: un modo come un altro per stare in vacanza nella propria città, pensavamo.
E invece abbiamo trovato uno spettacolo desolante. Ci aspettavamo una città-giardino, abbiamo trovato dei giardinetti in città.
Non è questo il modo per rilanciare il centro storico. Meglio non far nulla se bisogna farlo in questo modo.
Meglio tenersi i soldi nel cassetto piuttosto che spenderli per distendere per le strade medievali un risicato mercatino di piante e fiori: Viterbo non si merita questa logica minimalista, da sagra della porchetta, da infiorata dei poveri, da tombolata di paese.
Un capoluogo di provincia come il nostro che, giustamente, combatte per l'aeroporto, che vede il turismo crescere di anno in anno, deve trovare idee forti per riuscire a creare eventi che possano veramente attrarre turisti da fuori le mura. Per fare una scampagnata è meglio la Faggeta. Almeno c'è aria più pulita.
Comitato Viterbo Futura